Lui chiarisce subito che non si tratta di presunzione: «Prima di decidere ho ascoltato la mente per capire se avevo ancora le energie necessarie alla sfida, poi il cuore, perché senza cuore non puoi vincere neppure a briscola».
Ma quando si arriva sull’orlo del vuoto è facile precipitarvi.
Lei ha già sofferto di depressione, temeva di ricascarci sotto il trauma del ritiro?
«Guardi, con la testa sono oltre il calcio già da qualche tempo. Ho molti altri interessi e non vedo l’ora di dedicarci lo spazio che meritano. Sono protetto da figli, amici, sorelle, genitori e ho la fortuna di avere accanto una donna, moglie, compagna e amica d’avventura come Ilaria.
La depressione è un lontano ricordo divenuto persino abbastanza caro, perché il tormento mi ha fatto apprezzare quanto può essere intenso ogni singolo attimo di una giornata».
Quando si è abituati a essere un numero uno è difficile accettare la panchina. È successo pure a Dino Zoff.
«Ho dimostrato in questi ultimi due anni di saper essere realista.
Sono una complicata persona semplice che si alimenta attraverso i sogni, anche se molti di essi si rivelano illusioni o utopie. Tornare a Parma mi emoziona, lì ci sono le radici, è il vestito giusto sulla persona giusta, non il viale spelacchiato di un tramonto».
Lei ha tre figli: Louis Thomas, David Lee e Leopoldo Mattia.
Ha deciso anche con loro e per loro?
«Le confesso che i miei figli ambivano ad altri palcoscenici.
Sa, loro avevano vissuto il super papà che gioca in Nazionale, per la Juve e il Psg, facevano fatica a pensarmi in un contesto diverso, ma credo che crescendo capiranno che è bello anche fare un passo indietro. Ormai vanno per i quattordici, dodici e sei anni. Devo dire che sono orgoglioso di loro e del rapporto che abbiamo instaurato».
Che Juventus ha lasciato?
«La Juve sta benone, gode di ottima salute e ha un grande portiere. Cerchi di capire, io mi sento un artista e non ho voluto smettere perché credo che un artista coltivi sempre il desiderio di mettere in mostra il gesto, se ancora ne è capace, per appagamento personale e una certa dose di narcisismo».
La ritroveremo presto a Torino in un ruolo dirigenziale o tecnico?
«No, non ho nessun accordo per fare qualcosa in società. Torno per la seconda volta in serie B e se ci sono stato a 28 anni, quando ero il portiere di riferimento mondiale, perché non tornarci a 43? Come nel 2006 scelsi la Juventus, oggi ho scelto il Parma. Potrei giocare anche in prima categoria, non cambierebbe il mio valore».
Il più delle volte, però, sono gli altri a stabilire il nostro posto nel mondo.
«Ma no! Se aspetti gli altri stai fresco, come mi ha insegnato mia suocera: se non ti dai valore, gli altri tendono sempre a sminuirti. Non bluffo. Mi sento addosso gli anni che ho, ma come Zelig ho la capacità di passare in un batter di ciglia da discorsi demenziali a analisi che credo abbastanza profonde».
Ma i muscoli come rispondono?
«A oggi, come cantava benissimo Lucio Battisti, nessun dolore…, ma siamo all’inizio di agosto.
Come arriverò a novembre non è dato sapersi».
Che cosa ricorda della sua
prima esperienza a Parma?
«È stata l’inizio della mia vita, quella di un ragazzo in stato di semilibertà che si metteva alla prova in un territorio diverso dal proprio nido. Parma è stato il luogo dove sono atterrato dopo aver spiccato il primo volo. Mi ha cresciuto, protetto, spesso perdonato le cazzate. Sono stato bizzarro, è vero, e sono stato criticato aspramente per alcuni comportamenti in campo e fuori, ma il giudizio degli altri è spesso un veleno che ti devi far scivolare addosso se non vuoi rimanere intossicato».
Alla sua età può finalmente rispondere: fino a che punto della destra arrivano le sue simpatie politiche?
«Sì, sì, sì…in questi anni sono stato oggetto delle accuse più fantasiose, insensate e offensive.
Hanno detto: Buffon è un fascista. Non so che cosa rispondere, se non che mi sento e mi sono sempre sentito orgoglioso di rappresentare il mio Paese. Ho sempre creduto che le persone debbano essere uguali davanti alla legge, ma per me un uomo intelligente vale più di uno stupido, un uomo onesto vale più di un disonesto, un uomo capace vale più di un incapace. Capisco e ritengo giusto, umano e cristiano dare una mano a chi ne ha veramente bisogno, ma senza creare situazioni di disagio, di malessere o addirittura di conflitto tra chi è nato in Italia e chi vi è immigrato. Non mi sembrano idee di destra o sinistra, piuttosto parametri personali che servono a orientarmi. Se mi dovessi definire sul piano politico, direi che sono un anarchico-conservatore».
Quale nuovo record sportivo insegue?
«Sono alla ricerca spasmodica della stagione perfetta, quella degli zero gol subiti».
La Nazionale è campione d’Europa, un titolo conquistato soprattutto dalle mani di Donnarumma. Quali sono le principali qualità del suo erede?
«La fisicità, il talento e la personalità».
Dove sarà la sua sesta vita?
«Non lo so, forse in un altrove che ancora mi stupirà. Le confesso che non avrei mai creduto di poter giungere a 43 anni con questa integrità fisica e psichica, il regalo più grande che mi sono fatto è stato sorprendere me stesso. Metterò in pratica ciò che mi hanno scritto i miei figli il giorno del compleanno: il tuo supporto ci ha dato la capacità di credere in noi stessi, ci sentiamo più forti sapendo che abbiamo una persona coraggiosa come te che ci aiuterà. E spero di poter continuare a ridere di me stesso e sugli errori in cui inciamperò».