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 2021  agosto 05 Giovedì calendario

Effetti del calo delle api

La scomparsa delle api, della quale molto si parla, sarebbe una perdita immensa per l’umanità. Come quella delle farfalle e di altri insetti, d’altra parte. Non sono solo gli orsi polari a meritare di essere salvaguardati. Tutto sarebbe più triste e brutto se davvero sparissero (ma non sta per succedere). L’affermazione frequente che la fine delle api porterebbe in pochi anni all’estinzione dell’umanità sembra però piuttosto esagerata. Anche nello scenario teorico estremo e oltremodo improbabile della completa sparizione degli insetti, la vita di donne e uomini sul pianeta non sarebbe probabilmente a rischio: meno varia e più triste di sicuro ma non destinata all’estinzione. Per stabilire il ruolo degli insetti sulla nostra esistenza, si guarda di solito alla loro capacità di impollinazione, particolarmente per api, vespe, coleotteri, mosche, formiche, farfalle nelle diverse specie e sottospecie. La Fao – Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite – calcola che il 75%dei raccolti mondiali dipenda dagli insetti impollinatori. Questo calcolo riguarda però il numero dei tipi di raccolto. Se si considera invece la produzione complessiva, in tonnellate, la quota scende al 35%, sottolinea in una recente pubblicazione ourworldindata.com dell’università di Oxford. Questo perché i raccolti più diffusi per l’alimentazione, ad esempio il riso e il grano, non dipendono dall’impollinazione. Non solo: gran parte dei raccolti ha solo in parte bisogno dall’impollinazione. Mentre cereali, tuberi, legumi, banane, lattuga e molti altri crescono senza l’impollinazione degli insetti, quest’ultima è indispensabile per zucche, meloni, angurie, semi di cacao, nel senso che senza di essa si perderebbe più del 90% della loro produzione. Ma di agrumi e di piselli ne prederemmo meno del 10%; di semi di soia, di caffè, di fragole, fichi e melanzane ne avremmo una riduzione tra il dieci e il 40%; maggiore, tra il 40 e il 90%, la perdita di mele, pere, pesche, prugne, ciliegie, noci. Un mondo senza insetti sarebbe insomma un mondo senza cioccolato; e molto meno piacevole. Ma i calcoli riportati da ourworldindata.com indicano che nel complesso la riduzione della produzione sarebbe dell’8% nei Paesi più poveri e del 5% in quelli più ricchi. Si tratta di calcoli (i più recenti) di una decina d’anni fa: oggi si può presumibilmente immaginare di essere saliti al 10%. Non è poco. Sia perché le diete tendono a orientarsi sempre più verso prodotti sensibili all’impollinazione, sia perché la perdita di reddito dei coltivatori sarebbe enorme. Spesso, sull’effetto della scomparsa delle api c’è dunque un eccesso di allarmismo. Ma garantire la biodiversità e usare pesticidi e fertilizzanti buoni salverà molto di più del nostro miele del mattino.