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 2021  agosto 04 Mercoledì calendario

Il Madagascar è a rischio crac

Il Madagascar è come i suoi lemuri. Unico, caratteristico, distintivo. E a rischio estinzione. Secondo l’African Development Bank, un’istituzione non profit che sostiene lo sviluppo economico delle nazioni africane, per salvare il paese dalla recessione occorrono 820 milioni di dollari (quasi 690 milioni di euro). Denaro che servirà a garantire la ripresa e a scongiurare il crac finanziario.
La zona meridionale dell’isola che si affaccia sull’Oceano Indiano attraversa la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. I raccolti distrutti, la deforestazione, il cambiamento climatico e le tempeste di sabbia compromettono la produzione agricola. Il problema riguarda anche l’allevamento e la pesca, i principali settori su cui si basa l’economia della quasi totalità degli abitanti dell’area. «Gli anziani la chiamano la grande carestia», ha spiegato il vicedirettore del World Food Program in Madagascar, Arduino Mangoni. «Nel Sud le piogge sono scarse da cinque anni, e a causa di questa serie di siccità, che ha provocato la perdita del raccolto di quest’anno, la gente ha poco da mangiare». A peggiorare la situazione è arrivata la pandemia del Covid-19, che ha ridotto le opportunità di lavoro stagionale per contadini e pastori. Le difficoltà economiche, però, riguardano l’intero paese.
«Il Madagascar è in una situazione fragile dal 2013», ha sottolineato l’African Development Bank. «Oltre l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà estrema con meno di 2 dollari americani al giorno». «La pandemia ha frenato quattro anni di crescita economica sostenuta in Madagascar», ha proseguito l’istituto in una nota pubblicata dal Madagascar Tribune. «Dopo una crescita del Pil reale del 4,4% nel 2019, il paese è entrato in recessione nel 2020, con un Pil reale che si è contratto del 4%. La pandemia ha imposto un vero arresto alle attività». Per la banca africana le soluzioni si possono trovare negli investimenti pubblici e privati e in una ripresa delle esportazioni di prodotti come nichel, cobalto e vaniglia. «Dando priorità alla mobilitazione delle entrate e al miglioramento dell’efficienza della spesa pubblica, compreso il rafforzamento delle capacità di gestione del debito, ciò aiuterà il paese ad accelerare l’attuazione del programma di emergenza attuato dal governo».
Già, la politica. La situazione di fragilità dell’isola è legata anche alle tensioni sociali. Il 22 luglio l’ufficio del procuratore generale del Madagascar ha reso noto di aver sventato un tentativo di omicidio del presidente Andry Rajoelina, e di aver arrestato diversi sospetti stranieri e malgasci. In tutto questo il Madagascar cerca di riprendersi. L’African Development Bank ha affermato che le prospettive, al di là degli effetti dell’emergenza sanitaria, restano favorevoli per un ritorno alla crescita del Pil reale, con stime del 3,5% nel 2021 e del 4,5% nel 2022.
Il Madagascar deve ripartire dalle sue ricchezze. A cominciare dal turismo e dalle specie animali che ospita: lemuri, tartarughe, camaleonti, ma anche rari vegetali come il baobab. Poi c’è l’oro nero. Le prime indagini sul petrolio presente nell’isola risalgono all’inizio del XX secolo, quando i geologi scoprirono un sottosuolo ricco di sedimenti che favoriscono la formazione di idrocarburi. Nel 2012, solo nella regione montuosa del Melaky, si trovavano giacimenti per 1,7 miliardi di barili. Una fonte economica che Madagascar Oil, la società con sede a Houston, in Texas, che ha i diritti del giacimento, intende sfruttare. Anche se per le organizzazioni ambientaliste come il Wwf e la coalizione locale Vooari Gasy le operazioni di estrazione sono foriere di contaminazioni con pesanti conseguenze sul consumo d’acqua.
Crisi economica, difficoltà ambientali, problemi di lavoro: Madagascar non è un cartone animato.