Corriere della Sera, 4 agosto 2021
Le estati di Jury Chechi
«Quando ho scelto la ginnastica ho capito presto che mi attendeva un destino da monaco e che avrei passato infanzia, adolescenza e primi anni dell’età adulta in un convento chiamato palestra. Sono nato nel 1969 a Prato, la prima vera vacanza della mia vita risale al 1996 dopo la vittoria ai Giochi di Atlanta: era un viaggio premio di gruppo a Portorico, nel gruppo eravamo tutti ginnasti: ci divertimmo ma fu difficile dimenticarsi del lavoro. Ho smesso nel 2004, quand’è nato mio figlio: vacanza è parola che conosco poco». A 51 anni Jury Chechi, il signore degli anelli, un oro (e un bronzo) olimpico e cinque titoli mondiali (unico nella storia) nella ginnastica non si ferma mai e soprattutto non va in ferie. Trasmissioni tv, documentari, i corsi della sua academy e quelli di calisthenics nelle spiagge marchigiane. Di un tempo di vacanze d’infanzia – breve ma bellissimo – Yuri però conserva un ricordo netto. «Finita la scuola – spiega —, i miei mi portavano a Roccastrada, un paesino della Maremma a due ore di macchina da Prato. Mi ospitava mia nonna materna, Lina, una donna dolcissima che si dedicava completamente a coccolarmi. Settimane passate a giocare a nascondino o ai cowboy, a esplorare i boschetti, ad arrampicarmi sulle rocce. Ero già piccoletto, magro e molto agile. Dopo un’intera giornata in mezzo alla natura, tornato a casa trovavo tante cose buone da mangiare. Un ricordo tenerissimo».
Jury entra nella palestra della Società Etruria di Prato a sei anni. «La ginnastica è una cosa seria già da bambini, io però fino ai 12 anni l’ho vissuta con discreta libertà. Quando tornavo a Roccastrada d’estate mi piaceva mostrare agli amichetti quello che stavo imparando: fare un salto mortale, salire in verticale, sospendermi da un ramo. Volevo stupire, cercavo soprattutto l’attenzione delle ragazzine. Però funzionava solo con i maschi che mi guardavano a bocca aperta e applaudivano. Dopo tanti anni ora posso confermarlo: anche se sei Chechi, la ginnastica come tecnica di seduzione non funziona».
A 13 anni Jury Chechi si chiude nel convento federale. «In inverno sei ore al giorno di allenamento a Prato – racconta —, in estate ritiri permanenti nelle palestre perché i grandi appuntamenti agonistici, anche giovanili, erano in autunno e bisognava prepararli bene. I posti erano tre: Roma, Gallarate e Porto San Giorgio, il mio preferito perché c’erano il mare e la spiaggia all’orizzonte. Ma i nostri maestri erano rigidi: allenamento, pasti con le calorie contate, riposini e libere uscite brevi e controllatissime. Quando dai 16 ai 20 anni tornavamo dalla passeggiata alle nove di sera per andare a letto e vedevamo i nostri coetanei calare in massa verso la spiaggia ci si stringeva il cuore. Progettavamo fughe serali dalle finestre per bere una birra e andare in discoteca, con le ventimila lire di rimborso che la federazione ci dava. Sognavamo amori impossibili che tali restavano. Saremo scappati due volte in tutto: eravamo troppo motivati e indottrinati per trasgredire, anche con il cibo, il peso per un ginnasta è decisivo e il controllo sulla bilancia rigoroso. Dopo quelle clausure estive oggi quando vedo una bottiglia di birra fresca o un gelato – cose all’epoca vietatissime – non riesco a resistere».
In Jury affiora un po’ di malinconia: «Per come è andata la mia carriera non dovrei avere rimpianti per le tante estati non vissute che riaffiorano quando vedo gli adolescenti spensierati in spiaggia. Anche se all’epoca l’orgoglio di andare controcorrente, tornavo dalla spiaggia quando gli altri ci andavano, mi ha sempre fatto sentire diverso e speciale».
Oggi Chechi vive parte dell’anno in un luogo di vacanza e si occupa di vacanze degli altri: quindici anni fa ha comprato e ristrutturato Colle Del Giglio, un agriturismo sulle colline della provincia di Ascoli Piceno, a una ventina di chilometri dal mare. «Erano i luoghi dei miei allenamenti – spiega – e oggi sono quelli che frequento, tra Porto Sant’Elpidio, Cupra Marittima, San Benedetto del Tronto e il Conero dove secondo me ci sono alcune delle spiagge più belle d’Italia. Vacanze di lavoro, certo, perché i corsi di ginnastica della mia academy si svolgono anche in spiaggia. È un modo per insegnare a chi lo desidera di recuperare l’armonia con il proprio corpo che, fidatevi, non è prerogativa solo dei ginnasti».