la Repubblica, 3 agosto 2021
Biografia di Chadia Rodriguez
Ha sempre rivendicato con orgoglio che la sua forza veniva proprio dalla strada. Quelle vie di Barriera di Milano, zona di spaccio ed emarginazione, luoghi difficili in cui crescere e mettersi in luce. Zona di bande in cui è semplice entrare, molto meno lasciarle alle spalle. Dalla periferia di Torino, Chadia Rodriguez, rapper italiana di 23 anni con un’origine spagnola e marocchina, ce l’ha fatta a farsi notare, sino a finire sotto i riflettori del palco del Primo maggio. Ma il passato, a sorpresa, in questi giorni le ha presentato il conto. Un’accusa di rapina aggravata in concorso, con lo spray al peperoncino usato come arma, che avrebbe commesso l’8 settembre 2017 per rubare la collana d’oro e il cellulare di un uomo che le aveva offerto un passaggio per tornare a casa a Torino nel cuore della notte.
Il suo nome, Chadia Darnakh, è comparso infatti insieme a quello di altri 52 indagati nell’atto di chiusura delle indagini su 65 rapine ai concerti rap, ai festival di musica techno e nelle discoteche di mezza Europa, commesse dalla “banda dello spray”. Una banda fluida che si componeva all’occorrenza per far incetta di collanine, portafogli e cellulari, approfittando del caos generato da qualche spruzzo di sostanza urticante. Proprio come in piazza San Carlo, la sera del 3 giugno 2017, in cui oltre 1.500 persone rimasero ferite, e morirono due donne, nel panico scatenato da un gruppo di giovani rapinatori.
La rapper aveva 19 anni, e secondo la procura di Torino, conosceva bene i ragazzi di quella banda. Tanto che le viene contestato di aver partecipato a una rapina con lo spray solo tre mesi dopo quella tragedia, con due complici di origine marocchina. Uno dei due ragazzi che la sera dell’8 settembre erano con Chadia, Zaccaria El Fadili, era stato arrestato insieme al gruppo di piazza San Carlo. E accusato di decine di colpi ai concerti e nelle discoteche. Ed è nelle carte del suo procedimento che si trova traccia della rapina con Chadia, per la quale lui ha già patteggiato e scontato tre anni e otto mesi. La vittima aveva raccontato di aver conosciuto una giovane ragazza in un bar a Mondovì, quella sera, e di essersi scambiato con lei il numero di telefono. Nella cittadina in provincia di Cuneo quella sera c’era il concerto di Ghali. All’una di notte lei l’aveva chiamato chiedendogli di incontrarsi. Era in compagnia di altri due ragazzi, tutti di origine magrebina, e l’aveva convinto a offrire loro un passaggio in auto sino a Torino, in cambio di un pieno di benzina. Lui aveva accettato, ma arrivati in città era stato aggredito, «dopo averlo fatto fermare nei pressi del cimitero Monumentale con la scusa che la ragazza doveva andare in bagno», si legge nel capo d’accusa di Chadia. Un complice gli avrebbe spruzzato lo spray, l’altro gli avrebbe strappato la collana con il crocefisso che aveva al collo. Avrebbero cercato anche di rubargli l’auto e gli sarebbe stato tolto il cellulare. Quella stessa Chadia che nel suo ultimo brano “Non mi uccidere” canta: «Ne ho fatte di cose talmente cattive che non so se ridere o p iangere», si sarebbe poi dileguata con i suoi complici nel buio del cimitero.
Sensuale e spavalda, per Chadia i primi successi musicali sono arrivati pochi mesi dopo quel fatto. Nel 2018 firma il primo contratto con Sony music. Diventa una delle prime donne in Italia ad avere successo con il genere trap. Salirà sul palco del concerto del Primo maggio. Un trampolino di lancio, per catturare l’attenzione su di sé. Rimane in topless mentre al mondo si presenta così: «Piacere, mi chiamo Chadia, sono sempre stata una tipa strana, sono cresciuta sola in mezzo a una strada senza fare la ladra né la puttana».