Anteprima, 19 luglio 2021
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Biografia di Bernardo Alvarez
Bernardo Alvarez (1956-2021). Cacciatore di serpenti filippino. «Li addomestico, sono immune al loro veleno». Viveva in una capanna in mezzo alle risaie vicino a Mangaldan, nella provincia di Pangasinan, sull’isola di Luzon, patria del cobra reale e del cobra con gli occhiali. Con i serpenti aveva imparato a coabitare fin da bambino. All’inviato di una tivù, nel 2017, aveva mostrato i segni sulla pelle, piccole cicatrici scure sulle braccia e sulle gambe, tutti morsi di serpenti. «Non mi fanno più niente, troppe volte mi hanno morso, il mio corpo si è abituato al veleno» ripeteva semplicemente. Mille volte aveva permesso ai cobra di avvolgerglisi attorno al collo, di mordergli le mani, le braccia, le gambe. Gli abitanti di Mangaldan lo amavano e lo rispettavano, un po’ come un mago, un uomo dai poteri magici, un po’ perché li aiutava a tenere lontani questi animali pericolosissimi. Il cobra che il 9 luglio lo ha ucciso era probabilmente un Naja Naja. Il suo veleno è terribile, è simile al curaro, colpisce i nervi e il cuore, paralizza e fa precipitare la pressione del sangue, in pochi secondi può bloccare tutto, spezzando il respiro. È quello che è accaduto a Bernardo mentre intorno la folla lo acclamava per l’ennesima volta: lui come al solito ha stretto la testa del serpente in una mano e se l’è avvicinata alla bocca, per un ultimo bacio. Ma è in quel momento, così hanno poi raccontato testimoni citati da diversi giornali locali, che il serpente è sfuggito alla presa e lo ha morso sulla lingua. L’effetto del veleno è stato folgorante. Bernardo è caduto in terra totalmente paralizzato. Inutili i soccorsi arrivati quasi subito. Le persone presenti non hanno potuto fare altro che omaggiarlo con una vendetta postuma: hanno catturato il serpente e lo hanno ucciso. Quando la notizia che l’Uomo serpente aveva dovuto arrendersi al veleno, quegli stessi medici che fino a poco tempo fa andavano in tv per spiegare il miracolo di un uomo che sembrava immune ai più terribili veleni («i tanti morsi hanno funzionato come un vaccino» dicevano) hanno ora spiegato che «il morso del cobra del nord può uccidere in pochi secondi, che spezza in un istante il respiro, arresta il fluire dell’ossigeno nell’organismo e colpisce dritto al cuore». Anche Tommy Wibowo, il medico che ha esaminato il corpo all’arrivo in ospedale, ha confermato che i poteri di Bernardo non erano abbastanza sovrannaturali: «I tanti morsi ricevuti durante la sua vita lo avevano in parte immunizzato, ma soltanto da piccole quantità di veleno. Il morso ricevuto in bocca è stato lungo, una grande quantità di sostanze tossiche sono entrate nell’organismo. Quel cobra secerne una sostanza composta da micotossine, cardiotossine, neurotossine e citotossine, un cocktail micidiale». Per i suoi funerali, tenutisi solo tre giorni fa, è stata organizzata una grande cerimonia e questa settimana verrà sepolto. I bambini della città lo ricordano come un eroe [Pierantozzi, Mess].