1 luglio 2021
Tags : Imelda Marcos (Imelda Remedios Visitación Romuáldez y Trinidad)
Biografia di Imelda Marcos (Imelda Remedios Visitación Romuáldez y Trinidad)
Imelda Marcos (Imelda Remedios Visitación Romuáldez y Trinidad), nata a Manila (Filippine) il 2 luglio 1929 (92 anni). Politico. Già membro della Camera dei rappresentanti delle Filippine (1995-1998; 2010-2019). Già first lady delle Filippine (1965-1986) in quanto moglie dell’allora presidente Ferdinand Marcos (1917-1989), grazie al quale ricoprì numerose cariche pubbliche, tra cui quella di governatore della Regione Capitale Nazionale (1975-1986). «Una ex reginetta di bellezza che non si rassegna a essere “ex”. In realtà non si rassegna a essere “ex” tante cose, e tra queste soprattutto ex padrona delle Filippine. […] Se di una cosa è stata regina, questa è l’eccesso» (Marco Panara). «Io non sono avida: io ho collezionato bellezza» • «Imelda era cresciuta nell’isola di Leyte, in una cittadina di nome Tacloban. La famiglia apparteneva a un clan ricco e potente, i Romuáldez» (Alberto Dentice). «“La sola cosa più brutta dell’essere poveri – recita un proverbio filippino coniato per Imelda – è essere nella parte povera di una famiglia ricca”. Vedere e non potere. C’è un garage nell’infanzia di Imelda, un padre avvocato finito presto in bancarotta e dieci tra fratelli e sorelle, ci sono zii senatori e cugini arroganti con ricche ville a Manila e a Leyte, sulle terre. Quando arriva il proprio turno, si strafà» (Panara). «Mia madre morì di tubercolosi in un’autorimessa allagata di Manila, circondata dai figli. Qualunque cosa accada, io voglio morire in casa mia». «Dopo la morte della madre era stata confinata in un garage, costretta a servire presso parenti ricchi come una Cenerentola. Ma la piccola aveva anche una bella voce, e di tanto intanto intratteneva gli ospiti cantando» (Dentice). Grazie anche allo «straordinario métissage razziale da cui scaturisce (spagnolo-cinese-filippino), […] Imelda Romuáldez, fin dai tempi dell’adolescenza, si considera troppo bella per non immaginare per se stessa un destino fuori del comune. […] Finiti gli studi liceali, riceve a 19 anni il primo riconoscimento della sua bellezza e della sua grazia: l’ambìto titolo di “Rosa di Tacloban”. Poco dopo viene eletta Miss Leyte, […] e nel 1953 viene riconosciuta come la “Rosa di Manila”. Insomma, diventa un personaggio glamour cui tutti predicono una brillante carriera nel mondo dello spettacolo, visto che è anche dotata di una aggraziata voce di soprano. Ma il destino deciderà diversamente. Imelda conosce casualmente il deputato Ferdinand Marcos. È il classico colpo di fulmine» (Domenico Vecchioni). I due infatti si sposarono civilmente appena undici giorni dopo essersi conosciuti, per poi coronare l’unione con una sontuosa cerimonia religiosa due settimane dopo. «Nel 1954, quando Marcos la sposò, era la candidata a rappresentare le Filippine nel concorso per Miss Universo. La qualificavano al successo le sue notevoli misure anatomiche: novantuno centimetri e mezzo al giro del petto, cinquantotto di vita, ottantanove ai fianchi» (Vittorio Gorresio). «Dodici anni più grande della bella moglie, […] intelligente, vivace, estroverso, dotato di una memoria prodigiosa, Marcos […] durante la Seconda guerra mondiale è ufficiale dell’esercito statunitense e del suo Paese. Nel 1946, sfruttando le variegate conoscenze del suo […] ricchissimo “padrino” cinese (suo padre naturale per molti), il giudice Chua, […] dà una svolta alle prospettive della sua carriera politica. Riesce in effetti a farsi nominare assistente del primo presidente della Repubblica delle Filippine indipendenti. Parallelamente allo sviluppo della carriera politica, non trascura di seguire i propri interessi finanziari (grandi intermediazioni, proventi da attività sospette: casinò e prostituzione). Alla fine degli anni Cinquanta, in ogni caso, Ferdinand (Ferdie per gli amici) è considerato uno degli uomini più ricchi del Paese, e Imelda (Meldy), sua musa e principale consigliera, l’aiuta efficacemente nella raccolta dei fondi. […] Finalmente nel 1965 Marcos viene eletto 10° presidente delle Filippine» (Vecchioni). «I filippini, specialmente all’inizio, li adoravano. Erano considerati non solo una coppia glamour, il corrispettivo locale dei Kennedy, ma, a differenza di molti loro predecessori, avevano mantenuto le promesse fatte, almeno per un po’. Imelda inaugura ospedali, strade, scuole, case di riposo, accreditandosi agli occhi dei filippini come una sorta di Evita del Sud-est asiatico» (Dentice). «“Mi piaci, cara ragazza”, le disse Mao Tse-tung, che si poteva permettere questa e ben altre confidenze politiche, “perché i giornalisti occidentali scrivono sempre su di te cose pestifere”. La battuta è carina, ma, come tanti dei pensieri del “Grande Timoniere”, è falsa. Non sempre e non tutto il mondo della stampa occidentale ha scritto velenosamente di questa donna straordinaria. […] Al contrario: per alcuni anni inebrianti, dopo l’elezione del marito alla presidenza nel ’64 e prima della legge marziale, […] l’ex Miss Manila 1953 fu il cucciolo prediletto del jet set internazionale, soprattutto nuovayorkese, che ne riverberò sulla stampa la silhouette graziosa e apprezzata. Basterebbero i soprannomi di cui è stata gratificata per provare quanto si sbagliasse il presidente Mao: “la farfalla di ferro”, “l’orchidea che non appassisce”, […] “la Cenerentola del Pacifico”, “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Il presidente Johnson le scrisse per dieci volte, sul menu di una cena ufficiale alla Casa Bianca, “from Lyndon to Imelda with a. and a.”, con “affetto e ammirazione”, dopo che lei, facendo impallidire gli invitati, si era alzata e aveva improvvisato un canto filippino in onore del presidente. I Rockefeller la invitavano nella propria casa di New York (“Mio Dio”, confessò Imelda, “gli americani, quando sono ricchi, sono ricchi davvero”), i banchieri si contendevano l’onore di aprire crediti a lei e alle Filippine, […] i settimanali americani facevano la fila per avere interviste che lei spolverava di risposte agrodolci, insieme goffe e astute, sempre appetibili: “Quando si va a trovare un povero bisogna vestirsi bene, perché ai poveri piace vedere un po’ di ricchezza”, “Dicono che faccio parte del jet set, e non capisco lo scandalo: dovrei forse andare a New York remando?”, “Non bisogna mai indossare diamanti a New York, perché c’è sempre una donna che ne avrà addosso uno più grande. Meglio le perle”» (Vittorio Zucconi). «Presto cadono le illusioni. Il potere verrà gestito sempre più in maniera personalistica e paternalistica. […] Inizia un sistematico saccheggio della casse pubbliche che non ha precedenti. […] Dopo la seconda (e contestata) elezione avvenuta nel 1969, Marcos perde l’appoggio popolare per la sua disinvolta gestione della finanza pubblica, che favorisce sfacciatamente amici e parenti e avvia il Paese verso l’impoverimento generalizzato. Crescono le proteste, aumenta la repressione governativa. Il presidente sopporta sempre meno le critiche al suo operato. Così nel 1972 dichiara la legge marziale: la democrazia viene sospesa, le garanzie costituzionali messe in soffitta. È l’avvento della new society, in cui il potere è tutto concentrato nelle mani di Ferdie e Meldy, i quali tutto controllano e tutto decidono. Dopo il saccheggio permanente, arriva la repressione permanente. Vengono triplicati gli effettivi della polizia, vengono incentivati i corpi speciali anti-sommossa formati dagli americani. Nel suo rapporto per il 1981 Amnesty International parla chiaramente di repressione violenta e generalizzata, tortura praticata sistematicamente sui prigionieri politici, assassinio degli oppositori, corruzione, rapimenti politici» (Vecchioni). «La verità è che mio marito non ha mai fatto eseguire una sola condanna a morte, nemmeno durante gli anni della legge marziale» (a Pio D’Emilia). «Intanto Imelda coltiva il suo sogno di rivincita sociale e di protagonismo su scala internazionale. Vuole stupire il mondo. Viaggia spesso all’estero, con non meglio specificati incarichi governativi, accompagnata da un seguito di 100-150 persone (più del presidente degli Sati Uniti!), con fotografi, medici, giornalisti, truccatori sempre a disposizione. Senza contare le famose blue ladies, le sue inseparabili dame di compagnia. Non bada a spese» (Vecchioni). «È stata ministro degli Insediamenti umani, ambasciatore plenipotenziario e straordinario, governatore della Regione Capitale Nazionale, oltre che membro della legislazione provvisoria stabilita tra il 12 giugno 1978 ed il 5 giugno 1984. E ha occupato anche posizioni di rilievo in molte aziende ed entità governative o pubbliche» (Andrea Tornielli). «Mio marito si fidava molto di me e delle mie capacità diplomatiche. Non dimenticatevelo: sono stata io a salvare le Filippine dalla guerra civile, firmando la tregua con gli indipendentisti islamici». «All’epoca […] Imelda si divertiva ballando fino all’alba allo Studio 54 e da Regine’s assieme agli amici Andy Warhol, George Hamilton, Ronald Reagan e altre celebrità, facendo impazzire le cronache mondane. […] La Marcos aveva fatto installare una lampada stroboscopica nell’appartamento di Manhattan e convertito l’ultimo piano del palazzo presidenziale, a Manila, in una discoteca. […] Imelda, nel suo delirio di onnipotenza, considerava quella vita da nababbi come un lavoro. Per lei essere una favola vivente rappresentava un servizio reso alla nazione e a tutti i filippini che non potevano permetterselo» (Dentice). «“La gente vuole che io sia la sua star”, diceva Imelda negli anni d’oro» (Panara). Col tempo, ciò finì per ribaltare il giudizio dell’opinione pubblica e della stampa internazionale sulla Marcos: «“la nuova Isabelita Perón”, “un’altra Chiang Ching”, “Caterina di Russia e Ivan il Terribile messi insieme”, come disse il senatore Benigno Aquino dall’America, prima di essere ammazzato al ritorno. Banchieri sono caduti in disgrazia per aver continuato a concedere crediti. […] “Sente l’odore dei soldi come uno squalo sente il sangue di una cernia ferita, a chilometri di distanza”, sibilano al palazzo della curia, dove si annida, nel segno di santa madre Chiesa, il grumo più forte di odio per Imelda Marcos. “Quando Giovanni Paolo II venne nelle Filippine”, mi racconta un intellettuale cattolico, […] “la first lady cercò di sponsorizzare il viaggio, di agganciare a se stessa la figura del Pontefice. Volava col proprio aereo personale e un guardaroba di 200 bauli, atterrava in anticipo e si faceva trovare dal Pontefice ai piedi della scaletta, sempre con un abito diverso, sotto le luci della tv. A un certo punto il Papa si spazientì, e ostentatamente, deliberatamente, voltò le spalle a Imelda e girò dall’altra parte dell’aereo per evitarla”. […] Con il marito, il presidente, […] ormai allo stremo delle forze fisiche (si parla di una dialisi renale al giorno, e dosi massicce di steroidi), la “prima signora” è ormai la padrona, e forse l’ostaggio, della masnada di sicofanti, cortigiani, generali che occupano Palazzo Malacañang» (Zucconi). «Una prima, forte spallata al regime arriva dal brutale assassinio dell’oppositore Benigno Aquino, che, dopo essersi esiliato per non assistere alla manomissione del Paese da parte della coppia di dittatori, decide di tornare in patria nel 1983 per riprendere sul terreno la lotta anti-Marcos. Non fa nemmeno a tempo a scendere dall’aereo che cade fulminato, crivellato di colpi da elementi della polizia politica» (Vecchioni). «Tutti sono convinti, e nessuno ha prove, che sia stata lei, non il marito, a puntare il dito sul senatore Aquino e deciderne la fine, […] con l’appoggio del capo di stato maggiore, il generale d’aviazione Fabián Ver. Una simbiosi esercito-signora puntata al dopo-Marcos» (Zucconi). «“Ma quando mai! […] Io e Ninoy [diminutivo di Benigno Aquino – ndr] eravamo amici, gli volevo bene e lo rispettavo. Era un uomo onesto, coraggioso. Fui io a convincere mio marito a liberarlo dalla prigione e a permettergli di farsi curare negli Stati Uniti”. […] Ma, allora, chi è stato a ucciderlo? “Chiedetelo a chi ha tratto vantaggio da quell’assassinio. Certo è che da allora per noi le cose sono precipitate: l’opposizione ha usato quell’episodio per farne un martire del regime. È evidente che si trattò di un complotto, e, i complotti, nel nostro Paese li organizzano i militari”» (D’Emilia). «L’eliminazione di Aquino segna […] l’inizio della fine del regno dei due Marcos, i quali, tuttavia, sempre protetti dagli Stati Uniti, lasceranno comodamente Manila per istallarsi a Honolulu, nelle isole Hawaii. […] Ma i filippini hanno già da tempo capito. Chi sarà in effetti il successore, democraticamente eletto, di Ferdinand Marcos? Corazón (Cory) Aquino, la vedova di Benigno. Il suo primo provvedimento? L’istituzione di una commissione d’inchiesta per investigare sulle ruberie della coppia glamour che ha impoverito il Paese» (Vecchioni). «Riparata alle Hawaii, l’ormai ex first lady espresse un solo rammarico: non aver portato in salvo lo sterminato guardaroba e la leggendaria collezione di scarpe. […] 2.700 paia di sontuose calzature, tre cambi al giorno per due anni e mezzo, più di 4 mila abiti, da scegliere sui cataloghi fatti compilare dalla servitù» (Giampaolo Visetti). «Il marito, Ferdinand Marcos, […] avrebbe rubato al suo Paese tra i 4 e gli 8 miliardi di euro, e lei attingeva al salvadanaio segreto. Nel 1998 la Svizzera restituì a Manila 600 milioni di dollari di quel tesoro, nonostante Imelda abbia sempre sostenuto che il patrimonio era del marito, “ricchissimo prima di assumere il potere”» (Monica Ricci Sargentini). «Malacañang Palace, che era stata la residenza dei governatori spagnoli prima, americani poi e la reggia dei Marcos per vent’anni fino al 1986, sta lì a ricordare la follia. Cory ha voluto trasformarlo in un museo e aprirlo al pubblico. In migliaia hanno visto nella sala da pranzo un terribile olio che rappresenta Imelda come la Venere del Botticelli, e nella stanza accanto un altro quadro sempre con Imelda, rappresentata questa volta come la Gioconda. E nelle stanze dabbasso le […] scarpe, firmate Gucci, Beltrami, Jourdan, compreso un paio con le batterie ricaricabili e le luci nei tacchi di plexiglass, le migliaia di vestiti, le pellicce a decine e i cofanetti, vuoti purtroppo, di Bulgari, Tiffany e Cartier» (Panara). «Le 37 valigie strapiene d’oro, diamanti, rubini e smeraldi erano state bloccate alla dogana dai funzionari delle Hawaii. I preziosi […] sono finiti all’asta come “collezione Honolulu”, insieme ai gioielli che il greco Demetriou Roumeliotes tentò di portar fuori dal Paese per lei» (Eleonora Barbieri). «Nel 1990 era stata processata a New York con decine di capi d’accusa: a sorpresa, alla fine è stata riconosciuta non colpevole, e da lì è iniziata la sua rimonta politica» (Valerio Zecchini). Rimasta vedova nel 1989, previa autorizzazione dell’allora presidente Corazón Aquino, Imelda Marcos tornò in patria il 4 novembre 1991, e un paio di mesi dopo si candidò alla presidenza delle Filippine, senza però riuscire a conquistarla, né nel 1992 né nel 1998. Fu tuttavia eletta per quattro volte alla Camera dei rappresentanti, recuperando per sé e per la propria famiglia un posto di primo piano nella vita politica filippina nonché nell’immaginario dei suoi connazionali, soprattutto grazie alla sua smodata passione per il lusso, e in particolare per le calzature. «Nel 1998 la collezione è stata dichiarata patrimonio nazionale, 800 paia hanno dato vita al Museo delle scarpe di Marikina, gli esemplari più rari vanno all’asta con base 10 mila dollari, Imelda Marcos ha lanciato la linea di moda “Imeldífico”. […] Sulla ruota dell’Asia, le scarpe hanno naturalmente seguito la parabola della loro padrona, finendo al Museo nazionale di Manila, tra le reliquie della patria» (Visetti). «Nelle Filippine, la famiglia Marcos ha ancora molti sostenitori (e molto potere). Attualmente sostiene il governo di Rodrigo Duterte, “uomo forte”. […] Nel novembre del 2018, la vedova Marcos è stata riconosciuta colpevole da un tribunale filippino di 7 capi d’imputazione per corruzione, per fatti che risalgono agli anni ’70, quando era ancora la potente first lady del Paese: l’accusa sostiene che abbia trasferito illegalmente circa 200 milioni di dollari nelle casse di fondazioni svizzere. Rischia fino a 77 anni di carcere. Marcos, che si dichiara innocente, ha fatto ricorso in appello, e attualmente […] è libera su cauzione» (Chiara Severgnini). Anche grazie all’assenso di Duterte, il 18 novembre 2016 i resti dell’ex presidente Marcos sono stati solennemente traslati nel Cimitero degli eroi di Manila, alla presenza della vedova e dei figli. «La […] reinvenzione, cancellazione, interpretazione e filtraggio dei fatti portata costantemente avanti dalla famiglia Marcos […] è il pilastro della loro inscalfibile resistenza nel tempo. […] Imelda Marcos è la Grande Matriarca delle Filippine che ficca i contanti nelle mani di un malato terminale in ospedale, espone i documenti della causa vinta contro gli Usa in una sorta di mausoleo personale della sua verità, si impegna a promuovere con immutato charme la candidatura politica del figlio Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr., probabilmente destinato a ereditare il potere dall’attuale presidente Rodrigo Duterte (fedele ammiratore del presidente Marcos). […] Imelda Marcos […] è ancora l’eminenza grigia delle Filippine. E non ha mai veramente pagato per ciò che ha fatto, né probabilmente pagherà mai: il lavoro di ingegnosa reinterpretazione dei fatti continua a proteggerla. L’unico accenno di “karma” è avvenuto ai festeggiamenti per il suo novantesimo compleanno, nel luglio 2019: rovinati da un’intossicazione alimentare dei suoi invitati. Non lei, ovviamente, avvezza a scansare tutto, persino i complotti» (Arianna Galati) • «La caccia all’incredibile, immenso tesoro di gioielli e opere d’arte accumulato da Imelda e Ferdinand E. Marcos […] non si è ancora conclusa. […] Mancano all’appello ancora molti capolavori» (Gabriele Biglia) • La sua vita e la sua personalità sono state oggetto, tra l’altro, di un documentario, The Kingmaker di Lauren Greenfield, presentato in anteprima alla LXXVI Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2019, e di un doppio album musicale frutto della collaborazione tra David Byrne e Fatboy Slim, Here Lies Love (2010), trasposto poi in commedia musicale, con lo stesso titolo (2013). «Le 22 canzoni di Here Lies Love (“Qui giace l’amore”, che è la frase che Imelda vuole incisa sulla propria lapide) nelle intenzioni di Byrne vogliono essere una riflessione sulla teatralità del potere, dove il personaggio Imelda racconta la propria vita dal suo punto di vista» (Zecchini). «Byrne sapeva della passione di Imelda per la disco. […] Il teatro è quindi trasformato in una discoteca: al posto delle poltrone un palcoscenico rotante, gli spettatori in piedi che ballano assieme agli attori su musica rock» (Angelo Curtolo). «Quando ha saputo del musical, pare abbia telefonato per chiedere all’autore di affidarle il ruolo della protagonista. Byrne nega di averla mai incontrata» (Dentice) • Quattro figli: tre – Maria Imelda Josefa «Imee» (1955), senatrice ed ex deputata delle Filippine ed ex governatore della provincia di Ilocos Norte (da sempre la roccaforte elettorale della famiglia Marcos), Ferdinand Jr. «Bongbong» (1957), ex senatore e deputato delle Filippine, prossimo alla conquista della vicepresidenza della Repubblica nel 2016 e anch’egli ex governatore della provincia di Ilocos Norte, e Maria Irene Celestina (1960), mai avvicinatasi alla politica attiva – avuti dal marito e una – Aimee (1979), batterista – adottata insieme al marito e generalmente ritenuta figlia della figlia di Vicente Romuáldez, fratello di Imelda, sebbene circoli da sempre il sospetto che sia stata in realtà partorita in segreto da Imee Marcos quando era ancora nubile • Fervente cattolica • «Quando, di fronte alle pressioni della piazza, siamo stati costretti ad andarcene in esilio, per screditarci definitivamente i nostri nemici ci hanno accusati di essere dei ladri. Ma poi, per quanto abbiano frugato negli armadi alla ricerca di scheletri nascosti, tutto quello che hanno trovato sono state le mie scarpe». «Le avevo collezionate con tanto amore, memore del detto confuciano “Sono le scarpe che determinano l’eleganza di una persona”» • «Dentro ogni donna sembra esserci un’Imelda Marcos che lotta per uscire» (Richard Newbury) • «La percezione è realtà, la verità no». «Vendicativa io? Sono troppo sensibile e vulnerabile di carattere per vendicarmi». «Sono allergica al brutto». «La bellezza non serve per sedurre, ma per nutrire, prendersi cura, essere materne». «Sono ancora un simbolo per i poveri della mia terra, ed è per loro che mi mantengo attraente: perché possano riconoscersi in un’immagine di bellezza, che è pura manifestazione della grandezza di Dio».