La Stampa, 2 agosto 2021
Conte parla del nuovo corso del M5s
arebbe stato pronto a far cadere il governo, se non le avessero concesso le modifiche che chiedeva alla riforma del processo penale? Giuseppe Conte si prende qualche secondo prima di rispondere: «Mai pensato a causare una crisi di governo». Tra qualche giorno l’ex presidente del Consiglio sarà incoronato leader del M5S. Un nuovo ruolo, una nuova vita politica ancora tutta da scrivere e un obiettivo che fa trapelare dalle sue risposte a questa intervista: tornare al governo con le prossime elezioni. La giustizia è il primo test della sua leadership e lo affronta tra due fuochi: tra chi sospetta che abbia voluto far traballare l’esecutivo di Mario Draghi e chi dice che il compromesso sulla prescrizione sia comunque da bocciare.Sicuro di garantire la fiducia sulla riforma? Il M5S ha avuto 40 assenti, alcuni di peso, come la co-relatrice del testo Sarti. Un deputato voterà contro e ieri in assemblea altri due hanno definito quel testo “un abominio”.«Nel nuovo corso del M5S la presenza compatta sarà la cifra della nostra forza politica. Sulle assenze mi sono espresso ieri: non mi piacciono. Ma la fiducia è assicurata».Ma è più importante una buona riforma della giustizia o restare al governo?«Essere in questo governo ci ha permesso di apportare dei miglioramenti significativi per tutti gli italiani. Senza di noi non ci sarebbero stati. Con il presidente Draghi e con la ministra Marta Cartabia siamo stati chiari sin dall’inizio: il disegno originario della riforma, come evidenziato dai più autorevoli addetti ai lavori, avrebbe provocato un collasso della giustizia penale. E noi non potevamo permetterlo».Molti magistrati come Nicola Gratteri e non solo, l’Anm, il Csm continuano a sostenere che la riforma sia pessima.«Faccio presente che, di fronte a un blocco di forze politiche che ha fortemente contrastato i nostri interventi migliorativi, a partire dalla Lega che pubblicamente sostiene la lotta alla mafia e poi ha tentato di boicottarci in tutti i modi, abbiamo ottenuto importanti modifiche: un regime transitorio che introduce tempi più lunghi per i processi fino a fine 2024, un comitato tecnico-scientifico che monitora l’impatto delle norme e degli investimenti, da qui al 2024 e sollecita al ministro della Giustizia eventuali correttivi. Infine: la possibilità di portare al limite della durata massima tutti i processi su semplice iniziativa del collegio giudicante».Ai magistrati che si aspettavano di più dal M5S, anche sulla priorità dell’azione penale vincolata al Parlamento, cosa risponde?«Quella norma a noi non è piaciuta affatto ma abbiamo ottenuto il suo depotenziamento. Prometto a tutti i cittadini che, se alle prossime elezioni politiche ci daranno ampia fiducia col loro voto, il M5S si farà garante di ulteriori interventi migliorativi, se serviranno. Il principio di legalità, il contrasto alla mafia, alla corruzione e ai reati ambientali sono per noi valori assoluti».Ma così non è una mezza sconfitta per il M5S? Avete anche chiesto ai parlamentari di evitare manifestazioni critiche.«La valutazione andrebbe ribaltata. Grazie alle nostre osservazioni il governo ha ammesso pubblicamente che servivano importanti miglioramenti sul testo originario e si è predisposto ad attuarli».Un testo che il M5S aveva votato compatto in Cdm, salvo poi sconfessarlo.«Diciamo che in quel momento non c’era una leadership chiara e riconosciuta con cui il premier e gli altri partiti potevano interloquire. La nostra forza in questa trattativa è stata che non abbiamo fatto valere bandierine ideologiche ma l’interesse generale».Però della legge Bonafede, della cancellazione della prescrizione, rimane ben poco.«Guardi che è improprio parlare di riforma Cartabia. Perché per buoni due terzi resta la riforma di Bonafede che, contrariamente alle polemiche strumentali, ha sempre avuto l’obiettivo di rendere più efficiente la giustizia penale, assicurando tutte le tutele costituzionali agli imputati. Resta in piedi, infatti, il poderoso piano di assunzioni, mai concepito prima di Bonafede. Sono questi gli strumenti più efficaci per velocizzare i processi. Per il resto, come ho già detto, non è esattamente la riforma che avremmo fatto se fossimo stati da soli».Resterete comunque al governo anche se vi sfideranno sul Reddito di cittadinanza come annunciato da Renzi e Salvini?«Mettiamola così: sulla giustizia ci siamo fatti trovare forse un po’ impreparati, perché eravamo in piena transizione e non siamo riusciti a esprimere chiarezza di posizioni. Sul Reddito non ripeteremo lo stesso errore, perché non permetterò nemmeno che si arrivi a metterlo in discussione. Il Reddito di cittadinanza non si discute, al massimo si migliora».Ma perché restare al governo a ogni costo?«È evidente che il premier e le altre forze politiche devono comprendere che il primo partito in Parlamento risponde agli oltre dieci milioni di elettori che lo hanno votato nel 2018. Ma la responsabilità che ha assunto il M5S appoggiando Draghi non verrà meno in questa fase in cui l’emergenza sanitaria continua e si cominciano a vedere i frutti degli interventi pianificati nel periodo più acuto della pandemia».Sta dicendo che Pil oltre il 5 per cento è merito del suo governo? Per Renzi è grazie a Draghi se l’Italia ha svoltato.«Renzi è lesto di parola, ma duro di pensiero, soprattutto economico: la crescita attuale, che sono fiducioso potrà arrivare anche al 6%, in parte è dovuta al rimbalzo più forte per un Paese come il nostro che è stato colpito più duramente dalla pandemia, per il resto è merito delle politiche economiche e degli stimoli fiscali attuati lungo tutto il 2020: un totale di 100 miliardi di espansione, più 4 decreti Ristori e una manovra di bilancio da 40 miliardi».Sfida un economista come Draghi?«Non la mettete sul piano della sfida. Lavoriamo tutti per obiettivi comuni. In questi mesi Draghi si è dovuto concentrare sull’emergenza sanitaria e sul piano vaccini. L’unico decreto Sostegni adottato quest’anno deve ancora dispiegare i suoi effetti. Lavoreremo con lui e daremo il nostro contributo alle scelte in materia di fisco, concorrenza e pensioni, determinanti per far correre e tenere coeso il Paese».Il suo rapporto con Draghi? Ha cambiato molti suoi uomini ai vertici...«Io rispetto molto i ruoli ed è evidente che un premier deve esercitare tutte le prerogative che gli spettano. Di lui ho apprezzato il fatto che abbia dato ragione ai nostri dubbi sulla giustizia e si sia fatto promotore di un punto di mediazione più avanzato».Voterebbe per Draghi al Quirinale?«Candidare adesso Draghi al Quirinale può essere frainteso, risulterebbe un promoveatur ut amoveatur. Ogni cosa a suo tempo»E Luigi Di Maio sta con Draghi o con lei?«In quest’ultimo passaggio sulla giustizia abbiamo introdotto un nuovo metodo di lavoro che varrà anche in futuro. Il leader di turno non decide da solo, ma mette al tavolo tutti coloro che sullo specifico dossier hanno titolo per essere coinvolti. È dal confronto che scaturisce la sintesi finale, che ovviamente spetta al leader. Dopodiché tutti ma proprio tutti devono uniformarsi alla decisione e all’indirizzo assunti, altrimenti non avremo un movimento politico ma un condominio. La libertà di coscienza non va invocata a sproposito. Altrimenti maschera la libertà di incoscienza».Resta che Di Maio avrebbe votato il testo senza spingersi fino a minacciare l’astensione in Cdm.«Tutti i ministri e non solo Luigi hanno pienamente accolto questo nuovo metodo di lavoro collegiale. Se abbiamo ottenuto di correggere significativamente il testo originario sulla giustizia è stato solo grazie alla compattezza che abbiamo avuto tra vertice politico, commissioni competenti e delegazione governativa».Non c’è quindi un dualismo Conte-Di Maio, dopo quello con Grillo?«Il chiarimento con Grillo sta dando i suoi frutti. Nessun dualismo. Oggi parte la votazione per il nuovo statuto, se sarà approvato e se poi verrò indicato come leader agirò di conseguenza in una struttura con ruoli e funzioni. Ma chi è nel M5S deve comprendere che può far valere la propria opinione nell’ambito degli organi predisposti e delle assemblee, non mandando veline ai giornali per farsi notare».Lei ha vietato per statuto le correnti. Ma così non risolve l’assenza della democrazia interna, un vulnus del M5S.«Le correnti erano già vietate nel precedente statuto. A differenze delle altre forze politiche noi consentiamo agli iscritti di poter partecipare attivamente alla linea politica. Ieri poi abbiamo avuto un confronto con tutti i gruppi parlamentari in vista della fiducia. Il dibattito, anche acceso, non mancherà mai ma dobbiamo creare le premesse perché i luoghi di discussione poi diventino anche luoghi di sintesi politica. Dopo 19 mesi di transizione il M5S ha bisogno di una leadership chiara, di un indirizzo politico univoco».Una leadership non contendibile, però.«Ma come no: è pienamente contendibile. Primo: il leader può essere sfiduciato. Secondo: se perde un appuntamento elettorale significativo si dovrà dimettere. Terzo: è un ruolo che ha una precisa scadenza temporale».Non sono le premesse migliori per le prossime elezioni amministrative, dove il M5S parte già sconfitto.«Farò campagna elettorale ovunque ci sia un candidato M5s o sostenuto dal M5S. Ma è evidente che ci vuole tempo per sviluppare il nuovo progetto, e le nuove alleanze».Con il Pd non è andata bene ovunque.«Nei fatti il Pd di Enrico Letta si sta dimostrando la forza più attenta alla nostra agenda e più disponibile a costruire un percorso comune. Solo che un’alleanza non si improvvisa. Per il momento accontentiamoci di crearla in quelle città dove ci sono i presupposti, come a Napoli e a Bologna».Il M5S di Conte resterà una forza di centrosinistra?«Al centro del nostro progetto non ci sono vecchie appartenenze ma la sostenibilità ambientale, culturale e sociale. Ci metteremo alle spalle i no ideologici e i veti pregiudiziali, ma anche i toni aggressivi. Il M5S si farà portatore di una cultura ecologica che parlerà ai giovani. L’empowerment femminile sarà un obiettivo prioritario come lo sarà colmare il divario territoriale, anche dei tanti sud che si trovano a nord. Ma sia chiaro: resteremo intransigenti nella lotta alla corruzione, alla mafia, ai disastri ambientali. Come anche nel sostenere una legge sul conflitto di interessi e che regolamenti i rapporti tra politica e lobby. Legge che c’è in tutta Europa».Perché uno dovrebbe votare voi e non il Pd?«Diciamo che noi siamo disponibili a fare anche battaglie contro tutti. Come abbiamo fatto sulla giustizia. Saremo moderati nei toni ma intransigenti nei principi e radicali negli obiettivi. Vogliamo con noi tutta la parte sana del Paese».E le imprese? Con il Reddito il M5S se le è inimicate...«Le imprese troveranno un M5S con posizioni del tutto nuove. Lo dimostrerò presentando uno statuto fondativo dei diritti delle imprese, come lo fu per i lavoratori, che favorirà tutti i processi di semplificazione e di certezza dei tempi delle autorizzazioni. Sono pronto a raccontarlo agli imprenditori che incontrerò, partendo dal Nord».Al Nord il M5S è scomparso.«Comincerò lì la mia campagna in giro per l’Italia. Ma prima farò tappa a Palermo, come promesso, per ringraziare chi si è ribellato al pizzo».Cosa dovrebbe fare il governo sulla banca Mps?«I recenti stress test hanno segnalato serie criticità ma ci sono anche segnali positivi come l’utile del primo trimestre. Credo che il governo debba farsi valere sia con l’Europa per avere più tempo, sia con le negoziazioni in corso per avere maggiori garanzie sulla tutela dei posti di lavori e dei soldi dei contribuenti». —