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 2021  agosto 01 Domenica calendario

La regina tedesca degli scacchi

Ha lo stesso nome della protagonista della serie Netflix, la regina degli scacchi tedesca: si chiama Elisabeth, Elisabeth Phaetz. Come la sua omonima, anche la 36enne di Erfurt, in Turingia, parla il russo e vanta un’infinta collezione di titoli. Il primo lo ha conquistato a 9 anni, dopo essere stata introdotta al gioco a 5 anni dal padre. È stata grande maestro in Germania, maestro internazionale femminile ed è tra le 20 migliori giocatrici al mondo. A differenza della Elisabeth dello schermo, quella in carne e ossa non è arrivata però a vincere il titolo mondiale. Si è fermata prima. E in polemica con la poca uguaglianza di genere nella federazione scacchistica tedesca, ha rovesciato il banco e ha lasciato la squadra nazionale nel 2019. «Perché il bonus degli uomini è due, tre volte maggiore di quello delle donne? Con quale argomento si spiega?» ha chiesto, prima di infilare la porta. In un’intervista a Faz, Spaetz racconta che solo dopo l’addio le sue critiche sono state prese sul serio ed è rientrata nella squadra tedesca, diventata ora «un modello di parità».Ma di sessimo nel mondo degli scacchi ne sa qualcosa e ha sviluppato delle proprie regole di comportamento nei tornei misti uomini-donne. Quando si gioca contro un uomo non bisogna vestirsi in modo troppo femminile. «Ho giocato una volta con un uomo – racconta Elisabeth – ci eravamo seduti, lui mi ha guardato negli occhi poi si è piegato sotto il tavolo per cercare di vedere cosa indossavo sotto». Le donne negli scacchi sono solo il 10% e questo aiuta a inquadrare la questione.Anche tra i giornalisti non è raro trovare chi, come le capitò dopo una vittoria importante, faccia domande tipo: «Il suo salto di prestazione è in qualche modo dovuto al fatto che gioca costantemente a scacchi a casa con suo marito, il maestro internazionale Iart Luca Shytaj?». Alla domanda sul perché le donne non vincano il titolo mondiale o se le donne giochino peggio degli uomini, la sua risposta è spiazzante: «Sì, giocano peggio. Conosci una ragazzina che dopo scuola torni a casa e si sieda sei ore davanti al computer? Io non l’ho mai incontrata, mentre di maschietti così ne ho visti tanti», dice Spaetz. «Non ha a che fare con l’intelligenza», ma con il fatto «che le donne non si vogliono concentrare su una cosa sola, atteggiamento che fa di loro delle scacchiste peggiori».