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 2021  agosto 01 Domenica calendario

Per entrare a San Francisco i ricchi pagano

La pandemia che, al di là dell’impatto sanitario, ha sconvolto l’economia di tutti i Paesi mettendo in ginocchio interi settori, dalla ristorazione al trasporto aereo, ha avuto anche aspetti positivi per qualcuno: ad esempio per i «colletti bianchi» che hanno scoperto la possibilità di lavorare in remoto con le comodità di casa risparmiando ore di spostamenti. Speculare la soddisfazione dei tecnici del traffico stradale nelle grandi aree metropolitane, soffocate dagli ingorghi. Coltivata inutilmente per anni, la speranza che il problema si risolvesse da solo con l’aumento del telelavoro è sembrata improvvisamente diventare realtà quando le torri di uffici si sono svuotate da New York a Los Angeles, da Chicago a San Francisco.
Ma la soddisfazione è stata di breve durata: i sensori di questi tecnici (i dati sul transito agli incroci o quelli sul tasso di occupazione dei parcheggi) dicono che in molte città all’inizio dell’estate il traffico era tornato all’85-90 per cento dei livelli pre-pandemia. Il motivo è semplice: il traffico cala se buona parte dei cittadini continua a usare treni suburbani, metropolitane e altri mezzi di trasporto collettivo. Ma se per paura dei contagi ci si sposta in massa verso l’auto privata le strade tornano a saturarsi. 
È quello che sta accadendo, ad esempio a San Francisco, dove le autorità municipali guardano con terrore a quanto potrà accadere dopo il Labor Day: la festività (6 settembre) che segna la fine dell’estate e che quest’anno ha assunto il valore di un giro di boa per il ritorno all’insegnamento in presenza in tutte le scuole e per la parallela riapertura di un gran numero di uffici. Spesso il ritorno in sede sarà parziale: si immagina che lunedì e venerdì diventeranno i giorni preferiti per il telelavoro mentre da martedì a giovedì gli uffici si riempiranno.
Nella città affacciata sul Pacifico pensano di combattere la congestione introducendo, come è stato fatto altrove, da Londra a New York passando per Milano, un pedaggio per l’ingresso nel centro della città. Ma, anziché adottare una tariffa fissa o graduata per livelli di inquinamento (gratis per auto elettriche, sconti per le ibride, tariffa piena per benzina e diesel), la sindaca progressista London Breed vorrebbe applicare anche alla mobilità urbana il criterio dell’imposizione progressiva: se hai dichiarato redditi elevati il sensore che identifica la tua vettura all’ingresso del centro ti farà pagare di più, mentre se sei povero entri gratis, anche se hai un’auto vecchia e la marmitta che sputa fumo. La norma ora all’esame del municipio prevede che chi guadagna più di 100 mila dollari l’anno ne paghi 6,50 ogni volta che entrerà in centro. Sconti per residenti e disabili. Ingresso gratuito per chi ha redditi inferiori ai 46 mila dollari.
Una reazione alle diseguaglianze estreme dell’America, particolarmente accentuate nella San Francisco capitale degli imperi digitali, ma anche una scelta poco ecologica e di dubbia efficacia. C’è già chi immagina corse a farsi prestare le vetture di amici al verde. O anche di amici ricchi ma che, giocolieri delle detrazioni, riescono ad azzerare il loro reddito imponibile: abbiamo appena scoperto, grazie a un’inchiesta di ProPublica, che in certi anni perfino Jeff Bezos non ha pagato imposte sul reddito.
L’obiettivo del pedaggio resta quello di spingere i cittadini verso l’elettrico e il car sharing. Ma i politici di San Francisco discutono di congestion pricing dal 2010 e non è detto che questa sia la volta buona: con gli uffici del distretto finanziario ancora in gran parte vuoti, molti temono che il pedaggio vanifichi i tentativi della città di far tornare in sede gli impiegati che ora lavorano in remoto e che davano lavoro a bar, ristoranti e ad altri. Parcheggi compresi.