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 2021  agosto 01 Domenica calendario

L’argento olimpico di Mauro Nespoli

«Per la gara non ho pensato a niente, né alle medaglie, né agli avversari, né al tabellone. No. Volevo solo fare centro». Ovvio per un arciere, ma c’è di più. Mauro Nespoli indica il bersaglio e un piccolo buco, esattamente nel cuore del cerchio più interno, del 10: «Lì c’è una telecamera. Volevo centrarla, far esplodere lei e la freccia. E ci sono riuscito davvero». La medaglia, l’argento nell’individuale, è venuta così, con questa sfida a se stesso e alla tecnologia. Anche in un arco ce n’è tanta. Anni fa la Ferrari aveva fornito alla squadra azzurra un simulatore, una sorta di spara-frecce meccanico che tendeva l’arco e lanciava frecce verso il bersaglio, serviva a studiare traiettorie e parabole di tiro. Un arco è fatto di otto parti saldate insieme e si regola su un complicato sistema di pesi e contrappesi, ci vuole forza, destrezza e ognuno ha il proprio. Quello di Nespoli è tarato in modo da scagliare frecce a 220 chilometri all’ora, arrivano prima in fondo ai 70 metri e sono meno soggette ai cambi di vento, ai colpi della sorte. L’arco di Nespoli è rosso ed è del tutto simile a un altro che gli venne rubato e poi restituito nel febbraio 2020, nel centro sportivo di Voghera dove si allena. Lui disse attraverso i social: «Vi prego di restituirlo, non vi servirebbe a nulla». Il ladro, evidentemente non un arciere con velleità olimpiche e con dati antropometrici diversi da quelli di Nespoli, glielo fece trovare esattamente nel luogo in cui l’aveva preso, con una sola piccola scheggiatura.
Nella battaglia tutta mentale con il 22enne Mete Gazoz “The Nesp" ha perso di misura, con due otto nell’ultima serie di tiro, contro i due dieci finali del primo turco campione olimpico nella specialità. «Ma questo non è un oro perso, è un argento vinto», ed è la sua terza medaglia olimpica, dopo il 1° posto nel 2012 e il 2° nel 2008, sempre nella gara a squadre. La sua compagna, Vanessa Landi, è nel giro azzurro e ha dieci anni meno di lui: galeotto fu un ritiro a Cantalupa, nella Coverciano dell’arco, vicino a Pinerolo. Si appassionò durante una vacanza con i genitori, da piccolo, dietro il suo hotel c’era un campo di tiro. Sua madre odiava le armi, ma non se la sentì di dirgli di no. «Ventiquattro anni di arco su trentatré sono una vita, ma non voglio fermarmi, Brisbane 2032 non è lontana e in Australia non ci sono mai andato». È già oltre Parigi 2024 e Los Angeles 2028, in fondo è uno abituato a guardare lontano, a 70 metri e anche oltre. È interista e ferrarista («sono uno abituato a soffrire»), era affascinato da Robin Hood e ama cucinare riso, salsiccia e Bonarda dell’Oltrepò Pavese, il vino amato da Gianni Brera e Mario Soldati. Si definisce un ottimo uomo di casa, l’arciere di Voghera, arruolato nel gruppo sportivo dell’aeronautica militare. «E ora tutti al campo di tiro, lo sport di base deve ripartire e tornare ai numeri che aveva prima del Covid». In tribuna c’era anche Lucilla Boari, anche lei con la sua bella medaglia. Due nella stessa Olimpiade le frecce tricolori non le avevano mai vinte.