La Stampa, 1 agosto 2021
Gli inglesi stanziano soldi per far studiare il latino
Il latino sta all’italiano come il Colosseo sta alla Nuvola di Fuksas. A che cosa serve il Colosseo? A niente. Perché milioni di persone arrivano da tutto il mondo per visitarlo? Perché è bello.Parte più o meno così da un po’ di anni la mia prima lezione di latino nelle classi del primo anno di scientifico. I ragazzi mi guardano scettici, occhieggiano tra loro, qualcuno sorride. Poi il più coraggioso o la più impertinente alzano la mano. Prof, dicono, il Colosseo non si visita solo perché è bello ma anche perché è un esempio di architettura del mondo antico che è resistito fino a oggi.A questo punto prendo l’assist al volo e faccio gol. Anche il latino è un esempio di architettura del mondo antico che è resistito fino a oggi. L’architettura del linguaggio. Approfitto del silenzio, abbozzo alla lavagna una mappa estremamente stilizzata del Mediterraneo e parto con un po’ di storia della lingua latina. Spazio e tempo: spiego per quanti secoli e dove si è parlato latino nel mondo e per quale motivo alcune parole si assomigliano in alcune delle lingue contemporanee. Concludo illustrando alcune etimologie, che sui ragazzi fanno sempre colpo, e sciorinando un po’ di termini latini che tutti usiamo quotidianamente senza saperlo: audio, video, media, gratis, super…Alla fine della lezione non è che sono convinti, ma sicuramente meno diffidenti. Mi daranno una possibilità, almeno.È quello che il governo britannico ha stabilito di offrire a molti studenti delle scuole pubbliche dagli 11 ai 16 anni: una possibilità. Il ministro dell’Istruzione Gavin Williamson ha infatti stanziato un fondo di 4 milioni di sterline per finanziare un progetto pilota di 4 anni che permetterà a 40 scuole inglesi di offrire lo studio del latino ai suoi iscritti. In questo modo, ha spiegato Williamson, l’apprendimento di questa disciplina non resterà appannaggio delle élite che frequentano le scuole private ma verrà esteso anche alla scuola pubblica. Come dire che per molti più studenti britannici sarà possibile “visitare il Colosseo” e sperimentare di persona che è bello e che è utile. Utile a che cosa, mi chiederebbero il solito alunno coraggioso o la solita alunna acuta. Prendo al volo la domanda come un poker servito e cerco di orientare la discussione sui “benefici” del latino. La logica, prima di tutto, perché tradurre dal latino è un gioco di incastro, un puzzle di segni e significati che può essere ricomposto solo in un modo, quello esatto. Il lessico, poi, perché conoscere molti termini latini è come fare stretching con il proprio vocabolario. La sintassi, anche, e la capacità di esporre un concetto in modo chiaro, ordinato e con il minimo numero di parole. E infine la lentezza, l’arte pigra del cesellatore che attraverso piccoli tocchi e progressive approssimazioni giunge infine alla scoperta del senso. La noia, perché no, oggi merce rarissima eppure catalizzatrice di invenzioni e soluzioni inesplorate. —