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 2021  luglio 30 Venerdì calendario

Intervista a Elena Sofia Ricci


Santa Margherita di Pula
La parola che le si addice di più è passione, ingrediente fisso di tutte le imprese che segnano la sua vita. Fare qualcosa in cui questo elemento non è presente significherebbe rinunciare a una parte fondamentale di se stessa e, per Elena Sofia Ricci, 59 anni, appena diventata testimonial di «L’Oreal», non esistono compromessi nè mezze misure. Anche a costo di andare controcorrente: «Ho esultato come tutti per la vittoria della nostra Nazionale – commenta – ma, vedere tutta quella gente ammassata e poi pensare ai teatri vuoti o chiusi, fa tanto male al cuore e, soprattutto, a un’intera categoria di lavoratori dello spettacolo». Il problema, dice l’attrice, reduce dall’esperienza di madrina della quarta edizione del «Filming Italy Sardegna Festival», è che «in Italia si fa un po’ fatica a far capire che il nostro è un mestiere, che quelle ore di divertimento offerte al pubblico comportano impegno e lavoro, per giorni e per mesi».
Da che cosa nasce, secondo lei, questa mancanza di attenzione?
«Bisogna ricollocare l’arte e la cultura al centro della società, un Paese che ignora i propri artisti è un Paese destinato al declino. Uno dei momenti più alti e più belli della nostra storia ha coinciso con il Rinascimento, penso ci sia bisogno di viverne uno nuovo».
Non è un’impresa facile, cosa pensa si possa fare per risvegliare le coscienze?
«Un anno fa, negli studi romani sulla via Tiburtina, abbiamo realizzato un’idea che ci era venuta in mente durante il primo lockdown, ci siamo messi insieme, prima in famiglia, io, mio marito che è musicista, mia sorella che è ballerina, e poi tanti altri, per creare un evento che esprimesse il nostro dolore attraverso le nostre diverse arti. Nessuno è stato pagato, l’adesione è stata spontanea, ognuno ha fatto la sua esibizione, c’era un rappresentante per ogni categoria professionale. Ne è nato un documentario di 53 minuti, il titolo è “Grido per un nuovo Rinascimento”. Speriamo di poterlo presentare in chiusura della prossima Festa del cinema di Roma, il 24 ottobre, una giornata che abbiamo chiesto venga dedicata ai lavoratori dello spettacolo».
Da dove viene la sua tenacia?
«Di sicuro c’entra mia madre, Elena Ricci Poccetto, che è scomparsa tre anni fa e che è stata la prima donna scenografa del cinema italiano. Ecco, io mi sento un po’ posseduta dalla mia mamma, lei era una combattente, ha fatto grandi battaglie. Andandosene mi ha lasciato questa sua eredità».
È testimonial dell’Oreal, come vive questo suo nuovo incarico?
«È stata una sorpresona, arrivata con una telefonata, prima che scoppiasse il Covid. Appena tutto è ricominciato, abbiamo girato lo spot, mi fa piacere essere madrina dell’Oreal perchè è un marchio speciale, che valorizza la donna, a iniziare dallo slogan “perché io valgo”. Se impariamo a valorizzare noi stesse, ad avere stima di noi, succederà molto più difficilmente che qualcuno provi a pestarci i piedi. Chi maltratta una donna lo fa perchè sente che quella donna non ha stima di sè».
Non capita a tutte diventare testimonial di bellezza alla sua età. Come si tiene in forma?
«Non ho molti meriti per questo, ho avuto un babbo e una mamma che mi hanno donato quello che ho. Posso dire che ho avuto cura di me stessa e che non mi sono snaturata. A 30 anni ho smesso di fumare perchè, di mattina, mi vedevo grigia, non bevo, non ho vizi, mangio bene, mi curo la pelle con le creme, mi alleno, faccio ginnastica. Ho cura del mio viso, perchè è lo strumento con cui lavoro».
Quali sono i suoi personaggi preferiti?
«Mi piace fare le donne vere, sono orgogliosa di aver interpretato Rita Levi Montalcini, una figura straordinaria, per diventare lei mi sono invecchiata di 20 anni, se mi fossi riempita la faccia con qualcosa, non avrei potuto sottopormi a una simile trasformazione. Il mio grande riferimento è sempre stato Anna Magnani, lei arrivava al pubblico così com’era, strabordante, potente. Non penso di essere come lei, ma, anche per me, la verità è la base di tutto».
È stata Veronica Lario in «Loro» di Paolo Sorrentino. Che cosa è cambiato, da allora, nella sua carriera?
«Niente. Ho vinto anche il David per quel ruolo, ma il mondo del cinema non ha cambiato atteggiamento nei miei confronti. Forse pago qualche prezzo per essere un’attrice libera e un po’ ribelle. Ho sempre pensato che, in questo mestiere, si debba fare tutto, anche sporcandosi le mani, da ragazza, per esempio, ho fatto anche i fotoromanzi, per pagarmi da vivere, e poi tanta televisione nazional-popolare».
Tornerà nella tonaca di Suor Angela in Che Dio ci aiuti?
«Con Suor Angela, almeno per adesso, basta».—