il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2021
Micciché si dimette
La vera partita sul controllo del Corriere della Sera è iniziata ieri con la mossa del cavallo di Gaetano Miccichè, dimessosi “per scelta personale” dal cda di Rcs Mediagroup. Venerdì è in programma il primo cda della società controllata da Urbano Cairo dopo la sconfitta, a metà maggio, nell’arbitrato contro Blackstone per l’acquisto nel 2013 (secondo Rcs a prezzi da usura) della sede del quotidiano in via Solferino a Milano: i consiglieri dovranno approvare il bilancio semestrale e magari discutere della ripartenza della causa che il Fondo Usa ha presentato a New York e in cui chiede 600 milioni di dollari di danni a una società che ne capitalizza 400 e spicci. Perché sono così rilevanti le dimissioni di Miccichè? Perché segnalano, per la prima volta pubblicamente, i rapporti ormai inesistenti tra Banca Intesa e Cairo, che pure è padrone di Rcs solo perché l’ultima “banca di sistema” finanziò la sua scalata nel 2016, accettando pure di incassare con grande calma i molti debiti della società. Miccichè fu al centro di quell’operazione, i cui risultati, a livello di conti, non sono malvagi: se i ricavi continuano a calare, i tagli hanno per ora riportato il gruppo in utile e abbassato i debiti. L’azzardo di Cairo è stato la causa a Blackstone, che ora rischia di togliergli il giocattolo. E qui torniamo a Miccichè, da vent’anni manager di Intesa e da un quindicennio a capo di Banca Imi, la boutique degli investimenti del gruppo. Un particolare non secondario perché fu proprio Imi, in vertiginoso conflitto di interessi con l’allora ruolo di Intesa in Rcs (creditore e azionista), a fare da advisor alla vendita di via Solferino a Blackstone: in sostanza, Miccichè tenne il sacco – secondo la tesi di Cairo – ai rapinatori della sua società. Con perfidia, il banchiere lascia il cda dopo che l’arbitrato ha sancito la bontà dell’affare immobiliare e prima che si discuta della causa per danni.
Com’è noto da tempo – Il Fatto lo ha scritto la prima volta a febbraio 2020 – Cairo ha deciso di non appostare soldi a copertura del rischio legale, scelta confermata anche nell’ultima trimestrale: il fatto nuovo è proprio l’arbitrato, difficile ora far finta di nulla. Venerdì l’assenza di Miccichè starà lì a ricordargli questo, come pure il fatto che la banca che gli aveva garantito fondi e credibilità nella scalata al CorSera s’è ora messa plasticamente all’opposizione: va detto che Cairo non ha alcuna intenzione di rinunciare a Rcs, chi lo vuole fuori da Via Solferino dovrà, dopo la mossa del cavallo, quantomeno metterlo in scacco.