la Repubblica, 27 luglio 2021
Nella gara sui siti Unesco Italia batte Cina 57 a 56
PECHINO
Risultato finale: Italia 57, Repubblica popolare cinese 56. Il sorpasso, così come da settimane davano praticamente per scontato i media del Dragone, alla fine non c’è stato. Forse speravano di sfruttare il “fattore campo”, per usare una metafora calcistica. Sì, perché alla 44esima riunione del Comitato dell’Unesco che si sta svolgendo in questi giorni (fino a sabato) a Fuzhou, provincia del Fujian, Cina orientale, tra Pechino e Roma è andata in scena una vera e propria “gara” per il primato mondiale dei siti patrimonio dell’umanità. Gara, a dire la verità, più che altro ingaggiata dai cinesi vista la quantità di inchiostro usata dai giornali di Stato in questi ultimi giorni per «creare un ambiente di fiducia e di orgoglio nazionale».
Prima della riunione Italia e Cina si presentavano appaiate: primato mondiale con 55 siti patrimonio dell’umanità ciascuna. Grande motivo di vanto per la Cina: un primo posto, a pari merito, sbandierato a ogni occasione per rimarcare la narrazione della propria grandezza nazionale. «Le due superpotenze storico-culturali del Pianeta» è l’immancabile sottolineatura, infatti, durante gli incontri diplomatici tra Cina e Italia.
Dopo anni di tentativi (ci provavano dal 2018) in effetti in questi giorni il Dragone ha aumentato il suo bottino, arrivando a 56: a ottenere il bollino Unesco è stata l’antica città portuale di Quanzhou, “l’emporio del mondo” durante le dinastie Song (960-1279) e Yuan (1271-1368), il più grande porto commerciale cinese lungo la Via della Seta marittima che rivaleggiava con Alessandria d’Egitto. Peccato però che nel frattempo la doppietta italiana – gli affreschi della cappella degli Scrovegni, con gli altri trecenteschi di Padova, e le terme di Montecatini – abbia ribaltato la classifica finale.
«La Cina è il Paese più attivo nella richiesta di riconoscimenti da parte dell’Unesco nel campo naturale e culturale», affermava appena qualche giorno fa Zhang Yiwu, professore all’Università di Pechino, parlando al Global Times, il tabloid in lingua inglese affiliato al Partito comunista, sottolineando la fervente attività di lobbying di Pechino. Lo stesso professore si diceva, qualche riga più sotto nell’articolo, convinto del sorpasso cinese. Ora che il sorpasso c’è stato – ma al contrario – forse un pizzico di imbarazzo ce l’avrà proprio Roma visto che lo scorso anno fu il ministro Franceschini a dichiarare, nell’anno della cultura e del turismo tra Italia e Cina, che non ci sarebbe stata «nessuna competizione» sui siti Unesco. Fatto sta che, dopo le nuove assegnazioni, sui media cinesi non c’è più quasi nessun riferimento alla classifica: ci si limita a quel numero, 56, specificando frettolosamente di essere scesi al secondo posto. L’unico riferimento all’Italia ora è dedicato a Marco Polo, l’esploratore veneziano che definì proprio Quanzhou una «grandissima e nobile città».
Di certo, nei prossimi mesi e anni Pechino non starà a guardare e investirà ancora di più per ottenere l’agognato sorpasso. O, quantomeno, un altro pareggio.
l Sul mare Nella foto il porto di Quanzhou, la città della Cina orientale diventata di recente patrimonio dell’umanità dell’Unesco