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 2021  luglio 27 Martedì calendario

Mosca blocca il sito di Navalny e di altri 50 dissidenti

Mosca
Ignorato dalla tv russa, largamente controllata dal Cremlino, Alexey Navalny è diventato il rivale politico numero uno di Putin sfruttando sapientemente Internet per farsi conoscere. Ora però le autorità russe hanno messo nel mirino pure i siti legati al dissidente rinchiuso in carcere: ieri – riportano numerosi media – l’agenzia statale che controlla le telecomunicazioni ha bloccato il sito web Navalny.com e altri 48 indirizzi internet legati a organizzazioni di Navalny o a suoi alleati. Un duro colpo, l’ennesimo giro di vite del Cremlino contro il dissenso in vista del voto di settembre.
Il motivo ufficiale del blocco – secondo l’agenzia Interfax – è che queste «risorse online» sarebbero state «usate per la propaganda» di organizzazioni dell’oppositore definite «estremiste» in Russia. Si tratta in pratica degli uffici regionali di Navalny e della Fondazione Anticorruzione le cui inchieste online hanno messo tante volte in imbarazzo i potenti vicini a Putin: enti dichiarati «estremisti» con una mossa ritenuta di matrice politica. La sentenza di fatto ha reso illegali queste organizzazioni e ha impedito a molti alleati di Navalny di candidarsi alla Duma.
In questi mesi alcuni dissidenti hanno lasciato la Russia, altri stanno avendo grane con la giustizia. Navalny stesso è stato arrestato e poi incarcerato lo scorso inverno, non appena ha rimesso piede a Mosca di ritorno dalla Germania, dove era stato curato per un avvelenamento dietro il quale si sospettano i servizi segreti russi. Il direttore del Fondo Anticorruzione Ivan Zhdanov è stato inserito nella lista dei ricercati. La portavoce di Navalny, Kira Yarmish, è ai domiciliari con l’accusa di aver violato le norme anti-Covid per un corteo contro l’arresto dell’oppositore. L’ex deputato Dmitry Gudkov a giugno ha lasciato la Russia dopo essere stato arrestato e rilasciato per un caso che secondo lui è stato montato per impedirgli di candidarsi. Nel 2021 un giornale è stato definito «indesiderabile» e di fatto bandito e altri tre sono stati bollati con l’ etichetta di «agente straniero»: tra questi The Insider, che ha collaborato con Bellingcat a inchieste scomode per il Cremlino