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 2021  luglio 27 Martedì calendario

I conti di Tokyo 2020 rovinati dal Covid

Più che dal motto ufficiale “United by emotion”, i Giochi di Tokyo dovrebbero essere rappresentati dallo slogan “United by money”. 
Per il Cio e il Comitato organizzatore giapponese, in un’edizione che definire infausta appare eufemistico, allo sforzo di far quadrare il conto economico di una manifestazione già di per sé imponente, si è aggiunto quello di assorbire prima il rinvio di un anno causato dalla pandemia di Covid-19 e poi il suo svolgimento tra restrizioni sempre più ingombranti, culminate con l’embargo per il pubblico straniero e la disputa delle gare a porte chiuse. 
Il deficit di consenso popolare e le polemiche per il rischio di aggravare l’emergenza sanitaria in un paese per tre quarti non ancora vaccinato sono state perciò derubricati per salvare i conti ed evitare un disastroso default.
A fronte di costi che per il paese del Sol levante hanno raggiunto ufficialmente quota 15,4 miliardi di dollari (circa 11 a carico dello Stato) – ma con lo spettro di un consuntivo a cui sommarne almeno altri 10 – l’imperativo del Cio e del Comitato organizzatore è stato quello di ridurre il più possibile il decremento di un giro d’affari che sulla carta era di 10 miliardi di dollari di dollari. 
Il fatturato diretto di un’Olimpiade si compone di diritti tv, sponsorizzazioni, ticketing e merchandising. In realtà, però, i ricavi attengono a due giurisdizioni distinte. Il Cio incamera le entrate derivanti dai diritti tv e dagli sponsor internazionali. Agli organizzatori locali spettano invece gli introiti degli sponsor domestici, la biglietteria e il merchandising. Il Comitato olimpico però riconosce un contributo per gli investimenti al paese che ospita i Giochi che nel caso di Tokyo 2020 è stato di circa 1,3 miliardi. 
I ricavi totali del Cio per l’evento nipponico sono stati pari a circa 5 miliardi di dollari. I diritti media per le Olimpiadi giapponesi hanno fruttato incassi record per oltre 4 miliardi di dollari, anche se è difficile una stima precisa, essendo gli accordi con i broadcaster pluriennali e differenziati territorialmente. 
In ogni caso, gli introiti tv pesano per il 70% del bilancio Cio. Tra gli accordi più elevati c’è quello siglato con Discovery che nel 2015 ha pagato 1,3 miliardi per i diritti di 4 edizioni dei Giochi dal 2018 al 2024 su tutte le piattaforme, inclusa la televisione free-to-air, la pay-tv, Internet e la telefonia mobile in tutte le lingue di 50 Paesi europei. Nbc controllata, da Comcast Nbc Universal, si era aggiudicata invece per 4,4 miliardi di dollari, i diritti tv per gli Usa di quattro Olimpiadi dal 2014 al 2020. Un buon investimento considerando che a giugno il network ha annunciato di aver venduto spot per 1,2 miliardi di dollari.
Gli sponsor internazionali, tra cui 14 Worldwide Olympic Partners (come Coca Cola, Toyota, Samsung, Visa, Intel, Alibaba) e 15 Olympic Gold Partner, molti dei quali vantano accordi pluriennali con il Cio, hanno garantito un altro quinto dei proventi (circa il 18%).
Per quanto riguarda i ricavi locali, il Comitato organizzatore di Tokyo 2020 ha dovuto fare a meno dei ricavi che sarebbero dovuti arrivare dalla biglietteria. Prima che scoppiasse la pandemia, si stimava la messa in vendita di 7,8 milioni di biglietti. Dopo la prima fase del processo di vendita che aveva fatto registrare delle richieste molto incoraggianti si era deciso di mettere a disposizione del pubblico 9 milioni di tagliandi, anche in questo caso stabilendo un record per i Giochi. Le entrate preventivate erano pari a 800 milioni di dollari. 
Dopo il divieto di accesso al pubblico straniero (che ha prosciugato tutto l’indotto turistico i cui proventi avrebbero potuto superare i 3 miliardi) e la chiusura al pubblico locale disposta a poche settimane dall’avvio delle gare per il nuovo incremento dei contagi, tuttavia dovranno essere rimborsati circa 4 milioni di biglietti già acquistati per un ammontare di oltre 650 milioni. 
L’assenza di pubblico peraltro ha ridotto i ricavi del merchandising per 200/300 milioni. 
Come se non bastasse, il clima negativo che circonda i Giochi e la consistente diminuzione degli spazi di visibilità sta mettendo in crisi anche l’altra fonte di incassi per gli organizzatori nipponici che da una settantina di sponsor nazionali avevano ottenuto 3,5 miliardi di dollari di ricavi. Molte di queste aziende come Canon, Tokio Marine & Nichido Fire Insurance e Ajinomoto hanno tagliato eventi e stand promozionali. E non è escluso che richiedano al Committee of the Olympic Games un adeguato sconto per essere indennizzati.