il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2021
I destini paralleli di Carige e Mps
A 31 mesi dalla sospensione, oggi le azioni Carige tornano in Borsa. I problemi della banca però non sono risolti, come spiega un prospetto informativo che mette in fila i rischi che pendono sull’istituto ligure. Ma quella di Genova non è la sola banca in difficoltà.
L’arrivederci al listino di Carige era scattato il 2 gennaio 2019 con l’amministrazione straordinaria decisa dalla Bce dopo che il 22 dicembre 2018 l’assemblea non aveva approvato l’aumento di capitale. L’operazione fu poi varata il 20 settembre 2019 e il 20 dicembre furono raccolti 700 milioni, con il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) salito al 79,99% e Cassa Centrale Banca (Ccb) all’8,34%, Oggi sul listino torneranno le azioni ordinarie e i warrant 2020-22 assegnati a chi ha sottoscritto l’aumento. Ma dal prospetto emerge una situazione critica: serve un nuovo aumento da 400 milioni. Dal 2018 a fine 2020 il gruppo ha perso 1,4 miliardi, segnando un calo del 44% del margine di interesse, del 19% delle commissioni nette e del 4,8% del margine di intermediazione. Non mancano le liti: la famiglia Malacalza, ex azionista di riferimento, contesta l’assemblea del 20 settembre 2019 che approvò l’aumento e chiede 539 milioni di danni alla banca. La banca contrattacca chiedendo a Malacalza Investimenti danni per almeno 229 milioni per “condotte tenute precedentemente e nel corso” dell’amministrazione straordinaria.
Anche il piano industriale al 2021-23 di Carige parte in salita, con i target di quest’anno già non confermati per le difficoltà segnate sin dal primo trimestre, e si basa su ipotesi assai ardue, come la “ripresa commerciale incentrata sul risparmio gestito”. Nel 2023 sono attese commissioni nette per 308 milioni, con un tasso di crescita medio annuo nel triennio del 14,7%, addirittura sei volte la stima di crescita del settore (2,4%). Come riuscirci? Non a caso nella relazione sul consolidato 2020 i revisori di Ey hanno richiamato l’attenzione su “incertezze significative sulla continuità aziendale”. Sempre non a caso, Ccb il 17 marzo ha deciso di non acquistare dal Fitd il 79,99% di Carige per “l’aleatorietà della pandemia, la sua imprevedibile evoluzione e i rischi connessi a questo scenario”. In questa situazione non c’è certo la fila dei pretendenti per acquistare la banca. Ora il mercato è appeso alla semestrale, in arrivo il 5 agosto.
Ma Carige non è l’unica banca appesa a un filo. Ieri i sindacati hanno tenuto un presidio a Roma sotto il ministero dell’Economia per richiamare le difficoltà di Mps e dei suoi 21mila lavoratori. Per i sindacati “qualunque ipotesi sul futuro del gruppo” dovrà garantire “la totale salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali, il mantenimento dell’integrità del gruppo e l’attuale insediamento territoriale”. Da mesi il Monte cerca, sinora senza esito, un “cavaliere bianco” col quale aggregarsi. Intanto a Milano slitta a dopo l’estate la chiusura dell’inchiesta dei pm Roberto Fontana e Giovanna Cavalleri sui crediti deteriorati di Rocca Salimbeni, sorta dalla perizia chiesta dal Gip Guido Salvini che ha rilevato la ritardata contabilizzazione di 11,4 miliardi di perdite su crediti dal 2012 al 2015. La scorsa settimana la Procura di Milano ha inviato a Siena la Guardia di Finanza di Roma per acquisire documentazione. Non è escluso che l’inchiesta possa allargarsi ad altre persone oltre ad Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, per ora unici indagati per l’ipotesi di falso in bilancio. Le parti civili hanno chiesto di indagare anche per falso in prospetto e aggiotaggio e di chiamare in causa anche gli amministratori in carica nel 2016-17.