il Fatto Quotidiano, 26 luglio 2021
Il lobbismo spiegato da Pier Luigi Petrillo
Spinge o respinge. Ogni lobby ha un suo interesse da promuovere o tutelare, ha competitori da da battere, e dunque ogni norma ha una sua manina che la spinge all’insù o la tiene ferma. Alcune volte la blocca, altre la devitalizza.
Con l’ausilio di Pier Luigi Petrillo, che studia e insegna la tecnica lobbistica, un breve excursus di tutte le manine e le manone che affondano o impongono una legge.
Iniziamo dalla rete di protezione delle lobbies. Dov’è che la spintarella, quella poco lecita, dall’alto scende a valle.
Da qualche tempo le leggi non entrano in vigore con la loro approvazione da parte del Parlamento ma solo in seguito all’emanazione dei cosiddetti decreti attuativi. La legge non sarà legge finché il direttore generale del ministero x o y non avrà illustrato i criteri attuativi di quella normativa. Si rovescia nell’imbuto e poi si filtra.
Dalla luce del Parlamento al buio della stanza dell’alto burocrate.
Meglio dirsi le cose in privato, no?
Perché i decreti attuativi non vengono speditamente redatti?
L’azione della lobby x può essere positiva o negativa. Può sollecitare la pubblicazione oppure, perché giudicata sfavorevole ai propri interessi, ritardarla. Circa il cinquanta per cento delle leggi approvate in questa legislatura non sono mai entrate in vigore.
Siamo nel campo della legge apparente.
Capisce anche un fesso che una norma approvata nel 2017 e dispersa nel cassetto di qualche ministero finisce nella sostanza con l’essere giudicata abortita.
La seconda rete di protezione per un lobbista perfetto qual è?
Il milleproroghe. Una legge omnibus approvata come di consueto nelle maratone notturne prenatalizie con lo scopo di fare della deroga la regola. In questo modo il provvisorio diviene definitivo.
Esempio?
Nel testo sulle semplificazioni è stata inserita la ulteriore deroga dall’obbligo per l’appaltatore individuato non in base a una gara ma per le peculiarità della sua azienda di subappaltare senza gara. La logica di quel divieto è piuttosto banale: se hai ottenuto l’appalto perché solo tu sai fare quell’opera come puoi subappaltarla e per di più senza gara? Il Parlamento aveva già concesso un anno di deroga dall’obbligo della gara. Adesso ne ha concesso un secondo. Tutto mi fa intuire che la deroga non finirà l’anno prossimo. Magari sarà iscritta nel milleproroghe e così la deroga diverrà la regola.
Con questa pandemia e con così tanti quattrini in circolo i lobbisti hanno fatto festa.
Una pacchia. Tutti, ma proprio tutti hanno goduto di un sostegno. Di diritto o di rovescio.
Un esempio di sostegno alcolico.
Aiuto ai birrai artigianali. Ogni litro di birra, 23 centesimi li mette lo Stato.
Sostegno mediatico.
Di 100 euro che l’editore paga per far giungere il giornale in un piccolo Comune, 30 euro sono a carico dello Stato.
Sostegno motoristico.
Fondo pubblico per rottamare un’auto usata comprando un’altra auto usata.
Sostegno immobiliare.
I proprietari di case definite dimore storiche, giudicate cioè bene culturale, hanno fatto bingo. Fondo pubblico per la manutenzione dei loro immobili e una norma che li include nel diritto di accedere poi alle provvidenze edilizie con lo sconto del 110 per cento.
Una lobby ambientalista, verde, vegana.
Provvidenze a favore dell’agricoltura biologica.
E i carnivori?
Provvidenze a favore degli allevamenti di bovini.
Per la Coldiretti un successone. E le grandi lobbies?
Qui la battaglia è sul nuovo regolamento europeo che deve definire i criteri per finanziare gli investimenti cosiddetti verdi. Gli italiani spingono per giudicare verdi i gasdotti, dunque il gas. I francesi invece chiedono che il nucleare sia considerato green.
Fare il lobbista di questi tempi è una vera fortuna.
Ci si dà parecchio da fare.