La Stampa, 26 luglio 2021
Intervista a Claudia Gerini
Con Claudia Gerini non c’è bisogno di rompere il ghiaccio. Sul dono di risultare semplice, diretta, spontanea, ha costruito una carriera iniziata trent’anni fa («Ho cominciato da bimbetta») che ora sta per arricchirsi di nuovi traguardi: «Sarò regista, interprete e produttrice, con la mia società, di un film intitolato Tapis roulant. Dopo tutto questo tempo, qualcosa di regia avrò pur imparato. Ho scelto di rischiare, i rischi fanno parte del mio percorso, non sono il tipo che si ferma alla “comfort zone"».Da tre anni presidente onorario di «Filming Italy Sardegna Festival» ideato da Tiziana Rocca perché «mi piace il concetto di una manifestazione che sostiene tante forme diverse di arte», Gerini ha un elenco lunghissimo di film in uscita, girati ovunque, da Roma al Nepal, di progetti da realizzare, di pensieri sulle cose del mondo. Da quelle cruciali, tipo il vaccino anti-Covid, a quelle piccole, ma non meno importanti, tipo il portarsi dietro la figlia più giovane ogni volta che può, magari accompagnata da un’amichetta «così non si annoia».L’Italia si sta spaccando sulla questione «Green pass», lei si è vaccinata?«Non ancora, ma la mia non è una posizione politica, prima di vaccinarmi devo fare tantissimi esami medici per escludere il pericolo di trombosi. Non sono contraria, ma molto timorosa sì, si tratta comunque di vaccini testati in emergenza perché non c’è ancora una vera cura contro il Covid, speriamo che la trovino. Devo ancora capire delle cose, sono spaventata. Se si stabilisce che per entrare in un posto chiuso bisogna avere per forza il “green pass” mi chiedo come faranno quelli che hanno problemi di salute come i miei. Comunque, mia figlia, quella che ha 17 anni, si è vaccinata, quindi non sono contraria, sto aspettando».Che cosa fa, nel frattempo, per proteggere sé stessa e gli altri?«Tamponi tutta la vita, mi piacciono anche, è un anno che ne faccio di continuo, è un metodo scientifico che serve a capire se sei contagioso oppure contagiato. Meglio quello, comunque non voglio influenzare nessuno».Nel nuovo film di Edoardo Leo «Lasciarsi un giorno a Roma» interpreta una moglie che è anche sindaca di Roma. Come si è trovata nei panni di una simil-Raggi?«Anche per finta è stato bello... scherzo, il film è riuscitissimo, mi ha toccato, Edoardo è molto cresciuto. Interpreto la moglie di Stefano Fresi, ma la nostra relazione, proprio per via dei miei tanti impegni, è in una fase di crisi».Si è ispirata alla sindaca di Roma?«No, non mi sono ispirata a nessuno, ho pensato solo a una donna molto occupata, che svolge il suo ruolo politico, ma anche quelli di madre e moglie, insomma tante cose insieme e quindi è comprensibile che non riesca a fare tutto al meglio».Da romana, come vede la situazione della sua città?«Sono preoccupata, mi chiedo se chi amministra Roma la conosca davvero, vada in giro per le strade a vedere come sta. Ma si rendono conto dei pericoli? Del fatto che al Colosseo, già il traffico normale, con tutte quelle scosse, quelle vibrazioni, non fa affatto bene? Non sono sicura che i nostri nipoti riusciranno a vedere il Colosseo ancora in piedi, come è adesso, potrebbe crollare, bisognerebbe stare molto più attenti».Secondo lei tra i possibili futuri sindaci ce n’è uno che conosce davvero i problemi della città?«Non so, mi sembra che Calenda sia uno che va in giro. Certo, Roma è una città difficile, ma potrebbe essere protetta e amministrata molto meglio».Un po’ di tempo fa aveva annunciato un progetto intitolato «Giraffe», un programma tv dedicato alle regine del varietà italiano. Avrà pensato a Raffaella Carrà, vi conoscevate?«Certo, l’ho conosciuta, sono stata sua ospite in un paio di programmi, la sua perdita mi ha colpito tantissimo. Ho parlato con Barbara Boncompagni che, ovviamente, sapeva della sua malattia. Raffaella è andata via così, all’improvviso, lasciandoci tutti orfani».Ha interpretato, in «Mancino naturale» di Salvatore Allocca, il ruolo della madre di una giovane promessa del calcio. Che cosa l’ha attratta della storia?«È un film cui tengo molto, sono una mamma vedova che, in un quartiere popolare di Latina, ha allevato suo figlio con tutte le forze, nella speranza di farlo entrare in una squadra di serie A. Un riscatto per lei, e per il ragazzo, un modo per andare via dalla borgata. Mi sono un po’ ispirata alla Magnani di Bellissima, so di dirla grossa, ma interpretare questa parte è stata una grande emozione».Ha iniziato giovanissima e adesso annuncia il grande salto dietro la macchina da presa. Guardandosi indietro, qual è il momento che, nella sua carriera, ha segnato la svolta?«Quando ho cominciato avevo 15 anni, a 21 ero Jessica in Viaggi di nozze. Mia figlia, che ancora ne sente parlare, mi chiede sempre “mamma, ma che è ‘sta cosa di Jessica?”, non riesce a spiegarsi perché quel personaggio sia così presente ancora adesso».