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 2021  luglio 25 Domenica calendario

Cristina Di Belgiojoso, la nostra prima donna

Osservazioni sullo stato attuale dell’Italia e sul suo avvenire  - titolo quanto mai evocativo di un presente, come oggi allora, denso d’incognite – è tra le ultime opere di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, «Grande Dame» del Risorgimento o, volendo citare il celebre contemporaneo Carlo Cattaneo, «prima donna d’Italia». Quest’anno se ne commemora il 150° della morte (avvenne il 5 luglio 1871 a Milano), e, in consonanza con l’anniversario, su questa figura avvincente della storia non solo italiana dell’Ottocento esce la monografia  Cristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano 1808 – Milano 1871). Storiografia e politica nel Risorgimento, di Karoline Rörig, nella quale proprio la dedizione della protagonista per il passato, il presente e il futuro della patria emerge quale nucleo dell’indagine. 
Celebre per le avventure sentimentali – con la nascita della figlia fuori del matrimonio -, per episodi al limite dello scandalo di una vita libera oltre le convenzioni e per la caparbietà nel condursi, della vera Cristina Trivulzio scopriamo di sapere assai meno di quanto si reputi, specie dell’influsso culturale sulle idee e l’azione politica del tempo. Autentica, prima intellectual biography, questa pubblicazione esplora della Belgiojoso – donna straordinaria, la cui vita movimentata, emozionante come l’impegno incessante nel e per il movimento nazionale italiano affascinano – molto di quanto sinora tralasciato. Se il suo fascino intrigante ha in effetti troppo distratto dall’opera di una combattente instancabile, autrice nel corso della pur breve esistenza (muore a 63 anni) di un profluvio di libri, opuscoli, articoli destinati alla stampa italiana e internazionale, oggetto al tempo anche di accesi dibattiti e polemiche; ora nelle pagine di un libro di sostanza, Karoline Rörig mostra di averne rintracciato e analizzato in modo sistematico le opere e gli inediti, tenendo conto del contesto e superando la mera rievocazione, per cogliere i tratti più autentici e multiformi del suo pensiero e operato.
Cristina Trivulzio di Belgiojoso inizia gli studi e l’azione sull’Italia facilitata dalla prestigiosa cerchia di amici dell’esilio a Parigi, nella quale spiccano storici, politici, intellettuali influenti da Augustin Thierry a François Mignet e François Guizot, Victor Cousin o Victor Considérant. Ma poi, gradualmente, sa dirigerli da sé, in costante dialogo coi contemporanei e le condizioni politiche d’Europa, su ideali e programmi concreti, mirati a formare lo Stato nazionale italiano unitario. E se sinora pensiero e programma non sono stati colti a fondo, qui Karoline Rörig dà il maggior contributo, indagando passo passo le tappe e individuando il suo «modello a tre fasi», basato su educazione politica e riforme, inteso a coinvolgere le componenti tutte della società in un itinerario sì moderato, ma affatto escludendo, ultima ratio, un saldo impegno rivoluzionario. È in effetti non per caso nel 1848 che Belgiojoso agisce, guidando il corpo di volontari detto «Divisione Belgiojoso» da Napoli a Milano, dove fonda il giornale «Il Crociato» – un nome, un programma -, battendosi poi nella Repubblica romana del 1849 accanto a Mazzini e Garibaldi. Paladina dell’iniziativa «a tre fasi», autrice, pubblicista, fondatrice e direttrice di riviste e fogli, riformatrice, rivoluzionaria, Belgiojoso dalle pagine di Rörig esce donna concreta: non teorica astratta ma soggetto pragmatico, con vocazione a lanciare moniti validi per i contemporanei come pure per l’Italia d’oggi.
Non per nulla le citate Osservazioni sullo stato attuale dell’Italia, del 1868, come altri suoi scritti, trovano accenti di stupefacente attualità, specie nell’analisi della società e del carattere dei connazionali, nei quali bolla il «patriottismo di campanile, o municipalismo», male atavico distruttivo del senso civico basilare per la coesione della nazione. Con simili asserzioni non si fa, è evidente, solo amici, e di critici deve affrontarne, ma per periodi riesce a mobilitare un seguito attorno ai suoi giornali e alla Società dell’Unità d’Italia, da lei fondata nel 1848: degno di nota, questo «partito liberale moderato e pacifico», o «partito progressista», poiché nel Risorgimento tra le prime formazioni del genere, e, a quanto sostiene Karoline Rörig, primo avviato e guidato da una donna.
Inoltre, nel libro si profila con chiarezza lo stretto benché conflittuale rapporto con la Francia, Paese ospite per metà della vita, volta a volta promotore o spegnitore del movimento nazionale italiano, colta da Rörig nell’ambivalente giudizio di Belgiojoso in lettere e articoli per «La Democratie Pacifique» e «L’Italie»; sicché è una scelta convincente quella dell’autrice di introdurre scritti della protagonista nella lingua originale di redazione, avendo Belgiojoso steso circa metà delle sue opere in francese.
Coglie nel segno il libro nel presentarla storica, giornalista, attivista tramite i «fili rossi» di una vita all’insegna del fare, colmando le lacune degli studi solo prosopografici. Rörig stessa, peraltro, dalla nota introduttiva invita a ulteriori passi in questa direzione, il volume essendo la traduzione della versione tedesca del 2011, anno di chiusura del dottorato. Uscito ora da Scalpendi nell’ambito delle iniziative della milanese Fondazione Trivulzio in onore dell’illustre antenata, munito della prima genealogia affidabile e di dettagliata cronologia, ampia bibliografia, robusto regesto di fonti, in ogni caso dà voce alla «prima donna d’Italia» tanto da renderne percepibili i messaggi ancor validi alla nazione amata con passione. Nelle pagine di Karoline Rörig, non si potrà non udirli forti e chiari.