Fa una pausa, si porta una mano alla testa: «Mamma mia, agosto a Roma... ». In realtà l’attore, conduttore, cabarettista e doppiatore piemontese è grato di poter tornare a lavorare, specie dopo un anno e mezzo di stop forzato a causa della pandemia. «E del Covid, che ho avuto, perché non ci facciamo mancare niente».
Nei prossimi mesi la vedremo praticamente ovunque.
«Ho appena finito di Girare Cops 2 Una banda di poliziotti, per Sky.
Alla regia c’è Luca Miniero, con cui avevo già lavorato in Benvenuti al Sud . Sta montando i nuovi episodi che dovrebbero debuttare in autunno. La prima stagione era andata benissimo, ma visto che le storie gialle non erano molto a fuoco è stato ingaggiato come sceneggiatore Sandrone Dazieri. E la differenza si vede».
Un’altra novità è il ritorno a "Zelig", quest’anno cade il 25esimo della prima puntata del programma...
«E anche il 35esimo anniversario dalla nascita dello Zelig, inteso come cabaret. Faremo tre puntate, a novembre su Canale 5. Oltre a ospitare nuovi talenti ci piacerebbe invitare i grandi comici delle edizioni passate, anche solo per un saluto».
Sono trascorsi circa 10 anni dall’ultima volta. Emozionato?
«Molto, ma non ho mai smesso di occuparmi di comicità: frequento i locali milanesi, che in questi ultimi tempi si sono ripopolati, come La Santeria e Ghe Pensi Mi: luoghi il cui centro artistico è lo stand-up all’americana».
Com’è cambiata la comicità nell’ultimo decennio?
«Da quando ho smesso di fare Zelig ho notato un calo di interesse da parte del pubblico e una minore ricerca di novità. Forse avevo smesso di fare il programma anche per via di una certa stanchezza e ripetitività, ero stufo dei soliti tormentoni. Oggi vedo però una generazione di giovani che sta creando contenuti originali».
Qualche nome?
«Adoro Valerio Lundini. È di nicchia e non fa ridere tutti, ma a me sì».
Ci sono cose che oggi non ci divertono più?
«Credo che si possa ridere di qualunque cosa, non porrei freni di alcun tipo. Per questo, anche a coloro che non mi piacciono, riconosco la libertà di dire tutto. Io ho un’etica, una mia morale: ho 40 anni di attività alle spalle, sapete le cose che ho detto e quelle che non ho detto. Mi auguro che il pubblico sia aperto e non bacchettone».
Come lo scoprirà?
«A ottobre faremo dei laboratori in due locali, lo Zelig e l’Apollo di Milano. Oltre a fare casting proveremo a sperimentare un po’, magari con un pubblico pagante, per capire cosa piace o meno alla gente».
Checco Zalone, che è nato a Zelig, è sempre stato dissacrante.
«Andate a rivedervi i suoi sketch: io fingevo di riprenderlo, ma ero complice e felice che facesse quelle battute. Spero che quel tipo di commedia continui: il linguaggio deve essere sempre molto forte, anche se non so quanto sia adatto alla prima serata di Canale 5. Ma in ogni caso non sarebbe giusto edulcorare».
Da gennaio a marzo 2022 tornerà in teatro.
«Riprendo La mia vita raccontata male , uno spettacolo con musicisti in scena diretto da Giorgio Gallione e tratto dai romanzi di Francesco Piccolo. Il titolo è ispirato a una graphic novel di Gipi, La mia vita disegnata male . Non dite che abbiamo copiato!». (ride, ndr ) Non doveva debuttare lo scorso gennaio?
«Ho fatto le prove a dicembre: avevo quasi memorizzato tutto il testo, ma è stata una fatica inutile perché le restrizioni ci hanno fermati».
Il teatro è stato uno dei mondi più colpiti dal Covid.
«Qualche giorno fa sono andato a vedere lo spettacolo Nel guscio , tratto da Ian McEwan: una fila in platea era occupata e una no, mentre accanto a ogni persona seduta c’erano due posti vuoti.
Come mai, invece, in aereo stiamo tutti attaccati?».
È favorevole al Green Pass?
«Sì, do per scontato che chi è in contatto col pubblico e decide di non vaccinarsi resti a casa. Non volete il vaccino? Siete liberi di scegliere. Ciò significa però che non andrete a teatro, al cinema o in discoteca, o che lo farete solo con tampone negativo. È un fatto sociale: solo così potremo ricominciare a vivere».