la Repubblica, 25 luglio 2021
Nasim Eshqi, la prima climber iraniana
A chiederle cosa si senta, se un’eroina, un simbolo o che altro, Nasim Eshqi sorride: «Eroina suona come una droga, decisamente no. Simbolo non so di che cosa. Diciamo che sono una persona che ha aperto molte vie su roccia, ma non solo su roccia, mi piace aprire diversi modi di pensare». Doverosa precisazione, perché Nasim è una climber, in italiano si potrebbe tradurre arrampicatrice, ma la parola ha uno spiacevole retrogusto di opportunismo e rampantismo. Lei invece si arrampica sulle montagne, scala pareti anche verticali con chiodi, corda e trapano, arriva in cima e scavalca là dove sembrava impossibile. Ed è la più brava che c’è in Iran, anche perché nel suo Paese le alpiniste sono poche, anzi in generale sono pochi gli alpinisti. Tante di queste vie le ha aperte altrove, anche in Europa e in Italia. «Il mio meraviglioso Iran è pieno di montagne, sarebbe un paradiso per la gente come me, ma un paio di scarpe da arrampicata costano come un mese di stipendio, la gente se va in montagna preferisce fare passeggiate e godersi il paesaggio. Bellissimo, ma ci si perde parecchio se non si sale in quota».
Lei non si è voluta perdere niente, e da 23 anni dei 39 che ha ora ha seguito le proprie passioni fino a farne un lavoro. Prima il kickboxing, di cui da ragazzina è stata per anni campionessa nazionale: «Questo sport mi ha dato una preparazione mentale importante, la determinazione ad andare avanti senza mollare fino alla fine anche quando tutto sembra perduto. Ma alla fine ho cambiato perché ho capito che il kickboxing è solamente una sfida con un’altra persona, l’arrampicata è una sfida con te stessa, contro i tuoi limiti, qualcosa di molto più difficile e appagante». E poi appunto le montagne, raggiungendo risultati così importanti, sia in assoluto sia per il fatto di essere donna, da meritarsi l’attenzione di Francesca Borghetti, regista italiana, che su di lei ha realizzato il documentario Climbing Iran prodotto da Nanof, premiato al Festival di Trento, stasera in onda a Speciale TG1 sulla Rai e a settembre finalmente in giro nelle sale. «Me l’avevano proposto altri, ma volevano solo fare soldi, mostrare il fenomeno, Francesca ha voluto mostrare la persona». E quando, giovedì, le due l’hanno visto per la prima volta assieme in un cinema, a Sondrio, invitate dalla Fondazione Bombardieri del Cai, hanno chiuso con la pelle d’oca: «Abbiamo ripensato anche alle difficoltà, ci sono voluti quattro anni». Anche per motivi che spiegano molto. I soldi sono stati raccorti col crowdfunding, ma quando la piattaforma – americana – ha visto la parola Iran nel titolo ha bloccato tutto, «e abbiamo dovuto ricominciare da capo». E poi certo, il fatto di essere donna che segue i propri sogni in Iran non è facile: «Certamente ci sono difficoltà sul mio percorso, limitazioni da parte della società e della cultura dominante che riguardano le donne. In città rispetto le regole, ma in montagna dobbiamo ascoltare la natura per vestirci nella maniera corretta».
D’altronde lei stessa, checché ne dica, sa di essere anche un esempio: ora è insegnante e ha pure allieve a cui prova a inculcare la voglia di dare il massimo, superare le paure e le convenzioni. «Ma soprattutto la libertà fisica e mentale. Quando scalo una roccia, mi sento bene, mi diverto, respiro profondamente, assaporo il contatto con la natura. Arrampicare apre la mente E quando poi giro l’Europa e il mondo – assai poco, nel periodo, e non solamente per il Covid: pensi che stavolta l’Italia mi ha dato un visto solamente di 120 ore – i timori sull’Iran svaniscono. Anzi, alla fine tutti sono interessati a conoscere meglio il mio Paese. Tra l’altro, se ha notato, si parla di “catene” montuose. Le vette sono legate tra loro, la natura non conosce confini. Esattamente come dovrebbe essere tra gli uomini. E le donne, ovviamente. Perché poi sa quali sono le lezioni più importanti dell’alpinismo, in fondo? Sono due. Primo, devi superare i tuoi stessi limiti, osare, prenderti qualche rischio, che fa parte dell’avventura, ma senza azzardi sciocchi perché la vita è solamente una. Secondo, che tu sia italiano, inglese, iraniano o tedesco la forza di gravità ci schiaccia tutti a terra nello stesso modo».
E ride felice, coprendosi poi la bocca con le mani dove spicca lo smalto rosa: «Oh certo, lo uso ogni giorno, mattina e sera, anche prima e dopo aver scalato una parete. Ma sono una donna, no?».