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 2021  luglio 25 Domenica calendario

Gli Usa hanno ancora un problema con le elezioni

Una premessa. Negli Stati Uniti i partiti sono abitualmente due: il democratico (che noi definiremmo liberaldemocratico o socialdemocratico) e il repubblicano (che noi definiremmo conservatore). Nelle elezioni ciascuno dei due partiti ha il diritto di nominare scrutatori che hanno compiti simili a quelli delle elezioni di altri Paesi. 
Fra i suoi molti difetti, Donald Trump (repubblicano e predecessore di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti) ha avuto un merito involontario. Tale era la sua impopolarità che negli anni passati alla Casa Bianca non era difficile, per i rappresentanti del Partito repubblicano, ignorare i preferiti di Trump e scegliere, alla vigilia di una campagna elettorale, scrutatori scrupolosi e obiettivi anche tra le file dei democratici. Oggi la situazione è alquanto diversa. In un contesto in cui la prospettiva del ritorno di Trump alla Casa Bianca sembra evitata, molti elettori del Partito repubblicano accoglierebbero probabilmente con piacere una nuova legge che trasferisse la scelta degli scrutatori al Congresso (il Parlamento americano) dove i repubblicani hanno spesso la maggioranza. 
Ma è davvero così importante che gli scrutatori, nelle elezioni americane, appartengano a un partito piuttosto che a un altro? 
Per meglio comprendere queste usanze e regole elettorali americane, occorre fare un passo indietro nella storia del Paese e tener conto del modo in cui gli americani vanno tradizionalmente alle urne. Dopo la Guerra di secessione e la sconfitta del Sud i vincitori abolirono la schiavitù e dettero la cittadinanza ai neri, ma fu necessario attendere la presidenza di Eisenhower (1953-1961) perché il loro voto venisse liberamente praticato e generalmente rispettato. Oggi gli afroamericani sono più di 46 milioni, ma vi sono ancora casi in cui singoli Stati cercano di ridurre per quanto possibile il numero dei neri che votano; altri in cui, l’elettore nero, per votare, doveva dimostrare di conoscere la Costituzione o presentare documenti d’identità di cui i neri sono spesso privi. In molti seggi la registrazione, necessaria per votare, viene ancora resa difficile da misure che sembrano fatte espressamente per scoraggiare il voto degli afroamericani. 
Non è la prima volta. Anche dopo le grandi immigrazioni fra la metà del XIX secolo e la fine della Grande guerra, gli americani «di sangue» guardavano con dispetto e paura le grandi masse (tedeschi nel XIX secolo, italiani nel XX), che attraversavano l’Atlantico per trovare lavoro. Ma i pregiudizi razziali e i timori scomparivano quando gli americani al «cento per cento» si accorgevano che i nuovi arrivati, complessivamente bianchi, stavano dando un enorme contributo allo sviluppo e alla ricchezza del loro Paese. 
Il caso degli afroamericani è alquanto diverso. Fino al termine della Guerra di secessione erano schiavi ed esiste ancora nella società americana un partito non piccolo per cui quel tempo non è ancora finito e i neri non sono ancora pienamente cittadini.