Il Messaggero, 25 luglio 2021
Quando l’autismo favorisce il genio
Vostro figlio ha tre anni e ancora non parla? Passa le ore accanto alla lavatrice ipnotizzato dal ronzio del cestello? Accende e spegne di continuo l’interruttore della luce? Tutto assorto a osservare la realtà, a classificarne i segni e riprodurne gli schemi, non dà segni di empatia? Rifugge dai giochi di gruppo e dal contatto con gli altri? Sarà autistico? Leggete I geni della creatività. Come l’autismo guida l’invenzione umana (Raffaello Cortina, 270 pagine, 24 euro), troverete le risposte che cercate e una strada luminosa per affrontare il tema con insperato ottimismo. L’autore, Simon Baron-Cohen dirige il centro di ricerca sull’autismo all’Università di Cambridge, e oltre ad essere un bravo diagnosta è un umanista ispirato, come dimostra quest’ultimo suo saggio che si legge come un romanzo sull’evoluzione della specie, e che consigliamo non solo ai genitori di bambini autistici, ma ai ministri, ai pedagoghi, agli imprenditori lungimiranti e ai lettori desiderosi di liberarsi dal pregiudizio e migliorare il mondo.
CURIOSITÀ
L’autismo infatti non è una malattia, spiega Baron-Cohen, ma una competenza cognitiva diversa e preziosa, tipica dei grandi geni della creatività, cercatori di schemi nati dalla curiosità inesauribile come Thomas Alva Edison. L’inventore della lampadina, da piccolo, era ossessionato dal perché delle cose, divorava i libri, leggendoli sistematicamente nell’ordine in cui si trovavano sullo scaffale della biblioteca. Da grande inventò anche il dittafono, il ciclostile, la batteria, lavorando 18 ore al giorno per intere settimane e ignorando moglie e figli, tutto assorto con la sua mente super sistematizzante in un processo esplorativo ostinato. Certo, non tutti gli autisti sono geni creativi, ma secondo la nuova teoria della capacità di invenzione umana, professata dallo psichiatra inglese, i geni per la sistematizzazione, competenza cognitiva fondamentale per l’evoluzione della specie, si sovrappongono in parte ai geni per l’autismo. La sistematizzazione è il motore del cervello che cerca schemi fondati sul se e allora, requisito minimo per creare giustappunto un sistema. E la sistematizzazione è alla base dello straordinario salto evolutivo compiuto dagli ominidi tra 100.000 e 70.000 anni fa, quando l’Homo Sapiens soppiantò quello di Neanderthal, surclassando tutte le altre specie con la conquista della natura, l’invenzione della tecnologia, il dominio della scienza. Senza sistematizzazione, e cioè senza ipotesi mentali, sperimenti a ripetizioni fondati sul se, e, allora, niente scoperta dalle ruota, della semina, dell’agricoltura e dunque niente civiltà: saremo ancora all’età della pietra, costretti a mangiare carne cruda e aspettare l’alba rintanati in una caverna. «Quando sistematizziamo, cerchiamo sistemi (schemi se e allora) nel mondo per tenare di capirli quando guardiamo il mondo vediamo una miriade di sistemi naturali: il tempo che cambia al cadere dei fiocchi di neve, il movimento delle ali di una libellula, il moto delle onde della marea». Da qui la connessione con l’autismo, e la difesa dell’estremo schematizzatore che è la persona autistica, in nome di una neurodiversità da valorizzare per il bene comune.
PRAGMATISMO
Oltre la teoria, Baron-Cohen privilegia il pragmatismo sia quando riporta i risultati stupefacenti delle sue ricerche sulla genetica dell’autismo, condotte grazie ai dati sull’amniocentesi forniti dal Biobank di Copenhagen, e in particolare sulla correlazione tra l’alto tasso di testosterone prenatale cui è esposto un bambino e i maggiori tratti autistici del suo sviluppo; sia quando espone le altissime percentuali del quoziente autistico riscontrato in ambito Stem, fra le coppie della Silicon Valley e di Eindhoven predisposte alla super sistematizzazione. Alla fine, da progressista convinto, segnala le molte aziende e società di consulenza nate di recente per valorizzare le persone autistiche, offrendo loro opportunità di lavoro infinitamente più efficaci di qualsiasi trattamento medico.