Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  luglio 24 Sabato calendario

Atletica, scarpe magiche ma non per tutti

«Non è profondamente antisportivo che un atleta vada più forte di un altro o batta i miei record dei 100 e 200 metri a Tokyo perché indossa scarpe truccate? Perché la federazione di atletica non interviene? Non c’erano delle regole da rispettare?». Intervistato ieri dal Guardian, Usain Bolt è arrabbiatissimo: le recenti, miracolose prestazioni di velocisti e mezzofondisti dell’atletica leggera turbano il fenomeno giamaicano e vanno oltre i vantaggi degli ormai celebri «tacchi» sdoganati dai maratoneti keniani. 
Sotto accusa le (almeno) 25 misteriose «scarpe-cavia» da poco comparse sulle piste di cui conosciamo solo i nomi codice: LD4, Elmn Proto, FuellCell, CieloLd, JJ25, Rcelv. Di che si tratta? Ce lo racconta un azzurro di alto livello che chiede l’anonimato: «Già nei primi meeting mi sono accorto che alcuni top usavano scarpe fuori catalogo. La Regola 5 era chiara: tutti i modelli, oltre che approvati, devono essere in commercio per non creare disparità. Poi qualcuno l’ha cambiata». 
Zitta zitta, World Athletics, la federazione mondiale, ha appena modificato la Regola 5 con un codicillo che autorizza l’uso, per 12 mesi, di «prototipi non in commercio» (prima vietatissimi) destinati solo ad atleti «scelti dai produttori». Tra le 240 scarpe di nuova generazione, i prototipi sono appunto 25. Adidas, Brooks, Mizuno, New Balance non hanno l’obbligo di consegnarli alla federazione perché verifichi la misura del tacco (al massimo 25 mm per i modelli da pista) e la presenza di una sola lastra di carbonio nella suola. Chi li usa? Lo spagnolo Mohamed Katir quest’anno si è migliorato mostruosamente (8” nei 1500 metri, 17” nei 3000, 1’ sui 5000) spodestando keniani ed etiopi. Alle Asics di Katir (non in commercio, le prime senza chiodi sulla suola) vengono attribuite prestazioni mirabolanti. 
A 34 anni, la giamaicana Fraser-Price ha corso i 100 metri in 10”63, avvicinando lo spaziale record di Florence Griffith con i prototipi MaxFly di Nike approntati solo per lei e messi in commercio qualche settimana fa. Per regolamento ai Giochi olimpici (e ai Mondiali) i prototipi non possono essere usati a meno che non siano stati posti in vendita (anche solo sulla carta) poco tempo prima. 
La Federazione mondiale ha siglato con i produttori uno «schema etico di accessibilità» in base al quale anche gli atleti non sponsorizzati devono poter acquistare le scarpe speciali per competere ad armi pari con gli altri. «A me – spiega il nostro azzurro – tutti hanno risposto picche. E anche la nostra Fidal non ne sa nulla». La commissione federale che detta le regole vanta – curiosamente – 7 rappresentanti dei produttori su 12 membri. Tony Ardnt è tra i garanti: «I controlli sulla regolarità delle scarpe – spiega – li facevamo soprattutto in passato, anche tagliandole per vedere se qualcuno faceva il furbo inserendo più solette di carbonio. Oggi verifichiamo meno perché ci fidiamo delle aziende. Le scarpe non sono concesse a tutti? Immagino vengano fornite solo agli atleti di alto livello perché prodotte in serie limitata». Chi decide chi è un «atleta di alto livello»? Alla federazione abbiamo chiesto il famoso «schema di accessibilità» delle calzature Asics. Risposta: «L’azienda non è pronta a discuterne pubblicamente». Lasciare a un produttore la libertà di distribuire a piacimento modelli speciali è rischioso: potrebbe favorire questo o quell’atleta perché mediaticamente più interessante rispetto ad altri. 
E il favore è grosso: i vantaggi cronometrici dei nuovi modelli sono radicali. Stefano Tilli, ex campione dello sprint azzurro, non ha dubbi: «Basta rivedere il filmato del 10”63 della Fraser-Price: usa i piedi in modo completamente diverso dal passato perché sfrutta la potenza del rimbalzo. Parliamo di un guadagno di almeno 8/10 centesimi sui 100 metri: un’enormità». Due decimi sui 200 metri, 2” o 3” sui 1500 e 3”/km in maratona: tutti i record delle corse sono a rischio. Ma soprattutto è a rischio un principio carissimo al vecchio De Coubertin: dai blocchi di partenza di una gara, ricchi o poveri, celebri o sconosciuti, si parte tutti alla pari.