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 2021  luglio 24 Sabato calendario

Intervista ad Alessandro Siani

Nel vocabolario degli ultimi due anni è stata la parola più evocata e meno applicata: libertà. Per questo Alessandro Siani ha deciso di costruirci sopra uno spettacolo che corre sul filo dell’ironia, senza sfuggire a riflessioni sull’oggi che viviamo. «Libertà Live Tour» debutta il 27 luglio all’interno del Summer Fest, nei giardini del Palazzo Reale di Napoli. Sei date in attesa del tour vero e proprio in giro per l’Italia. «Libertà è una parola che ha tante sfumature, tante nuance. Insieme a coprifuoco e lockdown è il termine che meglio esprime le nostre sensazioni» 
Il linguaggio è libero? 
«Mica tanto, ci sono vocaboli ormai vietati. Il dolce Testa di moro dovrà cambiare nome perché rischia di essere razzista. Poi toccherà al gruppo dei Negramaro, all’aperitivo Negroni. Non voglio nemmeno immaginare cosa succederà alle linguine alla puttanesca». 
Il politicamente corretto è una gabbia? 
«Ormai devi sapere che ci sono dei paletti. Ci sono linee comportamentali, etiche e civili che ci vengono imposte per alcune battaglie sacrosante. Ma la comicità deve giocare in territorio libero. Prima il comico era quello che poteva dire tutto quello che voleva e il pubblico si sorprendeva per l’irriverenza. Oggi il web dice molte più cose di te e ha pure la “patente” per farlo». 
C’è libertà di idee? 
«A volte anche troppa. Renzi che presumibilmente dovrebbe essere di sinistra va d’accordo con Salvini – che è di destra – sulla riforma della giustizia, sulle modifiche al ddl Zan, entrambi odiano Conte. Pd e 5 Stelle invece mi ricordano il titolo di un film: mio fratello è figlio unico». 
La convivenza forzata cosa le ha ispirato? 
«Mi vengono due riflessioni, una comica e una meno. Da un parte abbiamo avuto tanto tempo per riflettere su noi stessi in una continua introspezione, fatta di ansia, paura, angoscia per un futuro che vorremmo roseo e tranquillo. Dall’altra senza bisogno dei navigator abbiamo imparato due lavori: siamo tutti diventati parrucchieri e pizzaioli. Io ho trovato una via di mezzo e faccio la pizza al taglio». 
Il lavoro è una preoccupazione. 
«Anche il lavoro è cambiato. Nel presepe dell’anno scorso non c’erano i pastori, Maria e Giuseppe si chiedevano che fine avevano fatto, poi hanno capito che hanno preso il reddito di cittadinanza». 
Tanto lockdown e tante serie tv. 
«Come per i contagi, c’è stato anche l’apice delle serie tv. Prima ne avevamo bisogno, adesso le persone hanno voglia di girare la serie della propria vita: più che vedere la vita rappresentata dagli attori, le persone hanno voglia di essere protagoniste della propria vita. Mi auguro si torni ad andare al teatro, al cinema, perché l’Italia è stata colpita nel cuore dell’economia: c’è il rischio di passare dal green pass al bypass obbligatorio». 
La gente però ormai vive sui social. 
«Lo smartphone prenderà vita, andrà ai concerti e ci racconterà quello che succede. Ormai non abbiamo il dna, ma il dhl, per colpa di questa vita fatta di consegne e delivery. Finirà come con le automobili, che fanno tutto loro: il pilota automatico, i sensori per luci, pioggia e parcheggio, alla fine l’optional sei diventato tu. Pure questa è una restrizione della nostra libertà». 
Lei è un personaggio pubblico, si sente prigioniero del pubblico? 
«Applico una regola semplice: se ho giornate storte, sto a casa, perché essere del pubblico significa esserlo appena esco dalla porta di casa mia. Non mi posso lamentare se qualcuno mi chiede una fotografia o mi registra inaspettatamente con il telefonino». 
Ha dovuto sacrificare la libertà al successo? 
«Preferisco parlare di popolarità perché il successo è come la felicità, siamo sempre alla sua ricerca. Io ricordo la mia vita prima e dopo e non ho nessun prezzo da pagare, devo solo stabilire dei nuovi protocolli». 
Ci libereremo dai virologi? 
«Hanno sostituito i personaggi della tv, Burioni era subentrato a Fiorello, Ilaria Capua al posto di Milly Carlucci, Crisanti rappresentava Marzullo: si faccia una domanda e si dia una risposta. Se però, liberandoci di loro, ci liberiamo del Covid, è un prezzo che paghiamo volentieri».