Corriere della Sera, 24 luglio 2021
Il circolo vizioso delle leggi
Non è la prima volta che i presidenti della Repubblica e la Corte costituzionale lamentano l’abuso della legislazione. Questo abuso fa ormai parte di un circolo vizioso che tende a riprodursi. Troppi intralci, controlli preventivi, adempimenti eccessivi frenano o bloccano gli uffici amministrativi. Ogni minima esigenza, anche quella relativa ai treni storici, non trovando lo sbocco naturale in una accurata decisione amministrativa, affiora al livello parlamentare. Qui trova un corpo politico tanto incerto quanto desideroso di favorire questo e quello, e quindi, poroso. Anche la questione dei beni demaniali ad uso militare posti nei parchi diventa quindi oggetto di una legge. Una volta assunto rilievo legislativo, però, ogni piccolo mutamento richiede un altro intervento legislativo. La massa di leggi vigenti attira sempre nuove leggi. Di qui un circolo vizioso che si autoalimenta e che finisce per «dare alla testa» ai parlamentari, ai quali si chiede la tutela di grandi e piccoli interessi, alimentando così il clientelismo e distogliendo le assemblee dal loro vero compito, quello di stabilire i grandi indirizzi. Parallelamente, si incentivano scoramento e inerzia delle amministrazioni pubbliche, in perenne attesa di una legge.
Questo circolo vizioso, poi, si accentua quando il veicolo non è il normale disegno di legge, ma la conversione di un decreto legge, perché questo ha una corsia privilegiata e deve procedere molto più speditamente. Di qui l’appesantimento di commi nel corso dell’iter parlamentare (da 393 a 479, come ha rilevato il Presidente della Repubblica).
Le assemblee legislative hanno fior di esperti. Al loro interno opera un Comitato per la legislazione attentissimo a questa deriva che sta sovraccaricando la legislazione, rendendola incomprensibile e labirintica. Spetta a loro interrompere il circolo vizioso.