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 2021  luglio 23 Venerdì calendario

L’Olimpiade di Benedetta Pilato. Intervista

Batteria numero 4, corsia numero 5: sono coordinate di gran classe, posizioni di partenza destinate a chi si è fatto valere, a chi ha risultati pesanti da mettere in acqua eppure sono il primissimo assaggio olimpico di Benedetta Pilato che a 16 anni non ha mai visto i Giochi, neppure in tv e si presenta a Tokyo con un record del mondo. Lo ha firmato nei 50 rana e non sono nel programma, ma lei sì, eccome.
Quante volte ha riguardato il suo record prima di partire?
«Un bel po’, mi dà fiducia però più lo rivedo e meno sto lì a godermela, a ogni giro cerco di capire dove migliorare».
Quando lo ha nuotato si è sentita grande? Realizzata? Che cosa ha fatto scattare quel tempo?
«Sono uscita dall’acqua e non ci capivo molto, poi è comparso sullo schermo il mio cane, Gilda, io mi sono messa a saltellare. Del cronometro chi si ricordava più».
Come ha festeggiato?
«Una cena con gli amici del sabato, a Taranto, una semplice pizzata».
Adesso però siamo alle Olimpiadi. Come se le aspetta?
«Divertenti. Anche perché sono consapevole di affrontare una distanza che andrebbe allenata di più e io sono giovane, ho la scuola, fino alla maturità, tra due anni, non si aumentano i carichi».
Che fa, mette le mani avanti?
«Ma no, il contrario. Ci butto tutto e vediamo che cosa esce. Sto tranquilla. Ho questo giochino che faccio con il mio tecnico e gli amici che si allenano con me, loro mi raccontano la routine di tutti i giorni e mi tengono attaccata alla mia realtà».
La sua realtà è cambiata da quando vince così tanto?
«Non sono più tutti amici, c’è qualche invidiosetto, credo sia normale anche se a me, per esempio, fare il tifo per gli altri gasa. In nazionale non sono nemmeno la più giovane ma resto la più piccola perché ormai li conosco e sto in mezzo ai campioni».
Federica Pellegrini ha detto che lei alla sua età non era tanto matura.
«Un complimentone anche se io il confronto con lei non lo oso proprio, neanche la lei a 16 anni perché si è presa un argento ai Giochi e lo deve alla grinta che aveva già allora, io non credo di avere quell’approccio. Come lei ci si nasce».
Sta facendo la stessa strada.
«Sì, però a me all’inizio non piaceva nuotare, lo dovevo fare: sport sano e tutta la trafila. All’improvviso è scattato qualcosa, non saprei, non amore comunque, più un bel gioco».
Anche in Giappone dovrà fare a meno del suo allenatore Vito D’Onghia.
«È la terza volta, ci abbiamo sperato ma l’emergenza Covid rende tutto complicato. Sarebbe stato molto meglio averlo vicino, so bene che proprio qui tanti sono arrivati senza il tecnico di fiducia e siamo tutti uguali, inutile fissarsi. Certo qualche domanda sul futuro me la faccio, non so se lui vorrà mai fare l’allenatore a tempo pieno, lavora alla Asl. Soprattutto non so quanto potrò restare al Sud, ma non voglio pensare di separarmi da lui».
La sua amica pugliese, la delfinista Di Liddo si è presa delle critiche perché ha detto che non vuole trasferirsi.
«Lo so, ma noi fino a che possiamo restiamo attaccati e non è pigrizia, è appartenenza. Però io non escludo di spostarmi. Assurdo però dirci, dove siete nati manca l’alto livello, proviamo a portarcelo».
Dopo il record ha gareggiato agli eurojunior e poi le Olimpiadi. I salti nel tempo non la spiazzano?
«Sì, parecchio. Ogni tanto ho paura di perdere qualche pezzo per strada e poi a questo punto con i miei coetanei non mi trovo più sempre bene, mi sono abituata a stare con i più grandi».
Quanti anni si sente?
«Sedici, i miei. Portati bene, sono cresciuta in fretta, però con tutti i desideri di un’adolescente».
Tatuaggi in vista?
«Forse i classici Cinque cerchi anche se ho paura degli aghi. Quando ho fatto il piercing è stata una catastrofe, si è infettato: ho 16 anni, appunto».
Moda? Che stile preferisce?
«Non necessariamente con vestiti firmati, la mia generazione non sovrappone l’etichetta alla tendenza».
Segue consigli sui social?
«Sì, soprattutto Chiara Ferragni e Fedez perché ci trovi sia la stupidata sia tante lotte per i diritti. Mi piace come la vedono, aiutano un sacco di gente».
Ai suoi primi Giochi si nuota senza pubblico.
«Io nuoto a Taranto, di solito senza tutto. Manca pure la piscina quindi si figuri se faccio caso a quello che non c’è. È talmente una festa che pure muta va bene uguale. Sono cresciuta in una città abituata a resistere, qui siamo tosti per forza e ogni avventura la dedico sempre un po’ alla mia città che merita più di quello che ha e meriterebbe proprio di non essere solo l’Ilva e i suoi guai».