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 2021  luglio 23 Venerdì calendario

Merkel ultimo atto

Arriva con 5 minuti d’anticipo Angela Merkel per la sua 29 esima e ultima conferenza stampa da Cancelliera alla Bundespressehaus, dove per 16 anni ha incontrato i giornalisti della stampa tedesca e straniera. Rilassata e sorridente per un’ora e mezzo risponde alle domande ad ampio spettro su ambiente e cambiamento climatico, politica migratoria e femminismo, ma anche sui temi caldi di politica estera come il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 e i rapporti con Russia e Ucraina, il software israeliano di spionaggio Pegasus, e le tensioni tra Grecia e Turchia. Quello che emerge in filigrana è un bilancio personale di cosa ha o non ha funzionato nel corso dei 4 mandati in via di conclusione. Per chi la ascolta, al di là di temi e bilanci, rimangono pillole sparse da manuale di politica, una sorta di Bignami del «merkelismo», fatto di elogio del multilateralismo contrapposto alle scelte nazionali, perché «siamo parte di una comunità mondiale e non possiamo superare le sfide da soli», di apologia del compromesso come strumento di democrazia, «deve essere qualcosa di costitutivo di ogni democrazia e non bisogna connotarlo in modo negativo», e di difesa del dialogo ad ogni costo, come mezzo per costruire ponti con chi la pensa diversamente (vedi alla voce Putin). C’è infine il richiamo alla sua formazione scientifica che la porta a «non confondere i fatti con i sentimenti», «un fondamento dell’Illuminismo messo in discussione» dai social media.
Merkel esordisce con un appello su un tema che le è caro, la gestione della pandemia. Chiede ai cittadini di non abbassare la guardia rispetto al virus, «di nuovo in crescita esponenziale» e ricorda che l’unico strumento valido per superare la quarta ondata è il vaccino. Ma non accenna a obblighi o ritorsioni. Si affida alla responsabilità e all’intelligenza dei connazionali, invitando ciascun vaccinato a convincere un amico o parente perché «ogni singola vaccinazione conta ed è un passo verso la normalità» e «più persone saranno vaccinate, più saremo liberi».
Sull’ambiente la Bundeskanzlerin comincia con un’ammissione di fallimento rispetto agli obiettivi sul clima concordati a Parigi: «La mia vita politica è stata contrassegnata, già come ministra dell’Ambiente, dal lavoro contro il cambiamento climatico» ha detto Merkel, ricordando che «quando ho iniziato come cancelliera nel 2005 la quota di rinnovabile nell’energia elettrica era del 10%, ora siamo oltre il 40%» ma «rispetto all’obiettivo di rimanere sotto la crescita dei 2 o 1,5 gradi non è successo abbastanza» e per questo bisogna sbrigarsi. L’uscita dall’energia nucleare «la ritengo giusta» perché l’atomica «non è sostenibile» sul piano ambientale, risponde. Ma è ora di spingere l’acceleratore sull’energia a idrogeno, blu o grigia che sia, dice. Se il bilancio sull’ambiente è 50-50, quello sulla politica migratoria in Europa è meno soddisfacente. «Non si è raggiunta la condizione di avere una migrazione legale, cosa che mi sarei augurata», né si è arrivati a concordare su un diritto d’asilo unico in Europa. Di contro molti Paesi europei «hanno dato un grande contributo per garantire l’asilo a chi fuggiva da guerre e persecuzioni».
A chi le chiede cosa distingue le donne dagli uomini in politica, Merkel risponde strappando una risata all’uditorio: «Tendenzialmente in alcune donne c’è una certa nostalgia di efficienza». Certo, la politica delle quote in azienda, per esempio nei Consigli di sorveglianza, ha aiutato «perché mi sono accorta che altrimenti non accadeva nulla». L’uguaglianza non viene da sé, è il messaggio di Merkel ed «è inconcepibile senza il cambiamento degli uomini, con la divisione dei compiti nella vita familiare e professionale». Per questo si è cercato di «favorire il cambiamento», con leggi come quella sul congedo parentale per i padri. Le risposte di politica estera sono stringate ma non evasive. L’accordo raggiunto con gli Usa sul gasdotto del Baltico Nord Stream 2 Merkel lo definisce «un buon passo» che non elimina però le differenze, mentre sottolinea il suo personale impegno per garantire che l’Ucraina resti una terra di transito del gas russo. Su Grecia e Turchia nella questione cipriota invita a mantenere la calma e proseguire il dialogo, mentre sul software Pegasus esprime irritazione, «certi software non dovrebbero cadere in mani sbagliate».