Il Messaggero, 22 luglio 2021
Intervista a Petros Markaris
«L’intero sistema politico dell’UE si basa sul compromesso e intanto, la finanza detta le sue regole, creando un nuovo proletariato di laureati». Lucido, persino cinico per la sua capacità di parlare senza fronzoli ai potenti di turno, Petros Markaris è un autore molto apprezzato dal pubblico italiano. Classe ’37 – armeno naturalizzato greco, traduttore e drammaturgo in passato ha collaborato con Theo Angelopoulos alla stesura di diverse sceneggiature, compresa L’eternità e un giorno, premiato con la Palma d’Oro a Cannes nel ’98. Ma la sua notorietà è legata al personaggio del commissario Kostas Charitos, il Montalbano d’Atene, che ritroviamo insieme ai barboni Socrate, Platone e Pericle e i ristoratori Achmet e Stavros – nel suo nuovo libro, Quarantena (La Nave di Teseo traduzione di Andrea Di Gregorio), una raccolta di racconti ambientata nella Grecia odierna, «una nazione che pullula di mendicanti, funestata da un virus che sfrutta le manovre politiche dei No vax».
Markaris, un libro per reagire alla paura?
«Proprio così. Quarantena è la mia risposta al lockdown e al flusso quotidiano di cattive notizie. Brecht diceva che ci sono aspetti comici in ogni tragedia e io li ho mostrati con la lotta tecnologica di Charitos, un dinosauro analogico. Soprattutto, l’ho scritto perché ogni giorno i virologi che appaiono in tv continuano a terrorizzare la gente».
Sbagliano?
«Il terrore, sia esso politico o per motivi igienici, provoca una reazione di rabbia e resistenza. È il mezzo sbagliato per convincere le persone».
In Francia, Macron ha scelto la linea dura mentre in Italia c’è molta resistenza sul green pass. Cosa ne pensa?
«Davvero siamo preoccupati per la privacy? Ora, nell’era di Google, Facebook e Instagram? Il mondo si sta capovolgendo».
Perché?
«Chi dovrebbe vaccinarsi per proteggere sé stesso e gli altri, si rifiuta di farlo. E, intanto, tutti coloro che stanno sui social ogni giorno dicono di essere preoccupati per la privacy. Jean-Paul Sartre scrisse: L’inferno sono gli altri. Bene, è ciò che accade al mondo odierno, l’inferno sono sempre gli altri».
Nel racconto Mi chiamo Covid e uccido attacca i no-vax. Le fanno paura?
«I negazionisti esistono da sempre. La novità sono gli sforzi attuati in molti Paesi per dargli un impatto politico, inventando la teoria della cospirazione globale».
Cosa rischiamo?
«Il virus e la pandemia avranno gravi conseguenze finanziarie, in particolare per le classi medie e le giovani generazioni. Vede, nella mia giovinezza ho incontrato un proletariato i cui membri riuscivano a malapena a scrivere correttamente i loro nomi. Temo che a breve avremo un nuovo proletariato con una laurea magistrale in mano».
Scrive: I mendicanti sono il simbolo della Grecia. I mendicanti sono i monumenti della nazione. È la conseguenza dell’azione della Troika dopo la crisi economica?
«Non solo. Per tanto tempo la Grecia è stata povera, c’erano mendicanti in tutte le strade principali delle grandi città. Poi, a metà degli anni Ottanta, arrivò il periodo della ricchezza fittizia e i mendicanti scomparvero. È stato un miraggio amaro, conclusosi con la crisi finanziaria del 2010 ed ecco, i mendicanti sono riapparsi. Ma oggi nelle strade non ci sono soltanto i mendicanti greci, vi troviamo anche migranti e rifugiati, un’altra delle conseguenze finanziarie della pandemia».
Politicamente, cosa la spaventa maggiormente, la burocrazia dell’Ue o la finanza internazionale?
«Entrambe. L’intero sistema politico dell’Ue si basa sul compromesso. Da un lato ci vuole molto tempo prima che tutti gli Stati membri si accordino. Poi, quando il compromesso viene raggiunto è talmente privo di forza che difficilmente ottiene un impatto concreto e nulla cambia. Intanto, il sistema finanziario impone le sue regole a ogni singolo Paese, compresi gli Stati membri dell’Ue».
Cos’abbiamo barattato in cambio della finanza?
«Glielo dico con una parola: cultura. Prima che l’Ue nascesse, la forza che univa tutti i Paesi europei era proprio la cultura europea. Ora è solo un patrimonio e ciò che ci unisce è il sistema finanziario. Parliamo incessantemente dell’eredità culturale europea ma continuiamo a dimenticare che si accede all’eredità solo dopo la morte. Quindi, dobbiamo morire per poterci occupare della nostra cultura?».
Recentemente l’Ungheria ha approvato una legge anti-Lgbt e la Polonia ha legiferato contro l’aborto. Libertà e democrazia sono in pericolo?
«No, non farei una regola dell’eccezione. Non si tratta di democrazia, si tratta del sistema di voto unanime dell’Ue. I due Paesi che ha citato si sostengono a vicenda, bloccando ogni decisione. Ciò che dev’essere chiaro è che l’Ue ha bisogno di una serie di riforme radicali se vuole agire come un’unione di Stati con un impatto politico. Non può ricorrere sempre all’Alta Corte europea dei diritti dell’uomo come un giubbotto di salvataggio».
Ma il coronavirus le fa ancora paura?
«Certo, come chiunque altro dotato di buon senso».
Markaris, alla fine andrà tutto bene?
«Credo sia una vana speranza. Non è solo la pandemia. Guardi le conseguenze del cambiamento climatico. Crede che le persone colpite dall’alluvione in Germania, Belgio e Olanda, potranno tornare alla loro vita normale? Ricorda il film Prendi i soldi e scappa di Woody Allen? Ebbene, quelli che hanno tratto profitto dal cambiamento climatico hanno preso i soldi e noi corriamo, per salvarci la vita».