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 2021  luglio 21 Mercoledì calendario

Colapesce Dimartino e un successo imspiegabile

I numeri non fanno altro che certificare il successo. E quelli di «Musica leggerissima» di Colapesce Dimartino sono 4 dischi di platino e il primo posto nella classifica del primo semestre. Certificano, ma non spiegano. Allora bisogna interpretare segni meno tangibili: i meme, le parodie e le cover, l’abuso dell’aggettivo «leggerissima» approdato persino nel nome di un festival con ospiti Patti Smith e Mannoia, mica una sagra di paese. Il sigillo naz-pop è arrivato quando qualcuno ha pensato di accostare i loro nomi, ovviamente senza autorizzazione, a una salsiccia con tanto di barba e baffi. «A parte questi estremi, la parola “leggerissima” è stata saccheggiata, è come se avesse avuto un’altra vita», sorride Dimartino. 
I due cantautori, in tour in tutta Italia (oggi a Milano) con uno dei pochi spettacoli di quest’estate che regala qualcosa più di un telo nero come scenografia, hanno dovuto gestire un’onda di popolarità inaspettata. «Siamo vecchi e a quest’età non perdi la testa. Abbiamo piena coscienza di chi siamo – dice Colapesce —. A 20 anni sarebbe stato diverso. C’è stata molta pressione, ma meglio così, meglio non avere buchi». Riproporre all’infinito quelle note non li ha nauseati. «Pensavo che dopo averla sentita ovunque mi avrebbe annoiato, invece sul palco me la godo ancora», dice Dimartino. Nel concerto «Musica leggerissima» si allunga addirittura a 7-8 minuti con una cavalcata strumentale sul finale che ricalca il remix di Giorgio Moroder. «A volte mi chiedo cosa sia arrivato al pubblico e forse è un bene non saperlo. Per noi resta tosta: parla di depressione e cantarla ha in parte esorcizzato il nostro buco nero», aggiunge Colapesce. «Toy Boy» è invece il loro segno elegante sull’estate, insieme a Ornella Vanoni. Canzone nata da uno scherzo a Propaganda Live su La7 che ha colto il loro lato ironico surreale e li ha voluti come cattivissimi consulenti musicali per stroncare i colleghi cantautori. Quando è arrivata ospite Ornella Vanoni le hanno dedicato un abbozzo di canzone in cui si dicevano pronti a sottomettersi a lei. In tutti i sensi. Quando Luca Guadagnino ha visto la gag si è messo in mezzo. «Ha organizzato una cena con Ornella e si è offerto di fare il video se mai fosse nato qualcosa – ricordano —. Partendo da quello scherzo abbiamo fatto “Toy Boy”. Lei non è solo interprete. La frase “il mio fuoco si è spento, non è più argomento” è sua, ed è perfetta». Una bossa nova, omaggio a quel disco iconico in cui Ornella cantava brani scritti per lei da Vinicius de Moraes e Toquinho. «Ci ha raccontato aneddoti incredibili – ride Colapesce —. “The girl from Ipanema” di Vinicius e Jobim sarebbe nata da una fuga precipitosa dallo studio a seguito di una puzzetta. In strada videro passare la ragazza che li ispirò». Non si sono lasciati irretire dal reggaeton e dalla corsa al tormentone. «Siamo i maggiori odiatori del genere – dicono —. Scherzi a parte, è un’estate anomala». Loro hanno penne nobili, senza essere snob. «Prima di salire sul palco abbiamo un rito: un balletto a ritmo di Lambada per scaricare la tensione. È un brano con una sensualità straordinaria». 
Cantautori in proprio, leader di gruppi indie, in coppia per anni dietro le quinte come autori, nel 2020 hanno pubblicato insieme «I mortali», album capolavoro ampliato dopo il Festival. Difficile adesso sciogliersi e tornare da soli? «Sanremo avrebbe dovuto essere la chiusura del progetto. Poi è successo tutto questo. È qualcosa che viviamo in libertà, senza vincoli contrattuali». «Paese che vai stronzi che trovi» cantano in «Cicale». «Non ci riferivamo a un momento particolare, volevamo essere universali come “Povera patria” di Battiato, che abbiamo portato a Sanremo e che abbiamo anche in scaletta», dice Colapesce. Rilancia il collega: «Se proprio vogliamo, in questo momento sono quelli che non si vaccinano». 
I numeri, la viralità, ma se qualcuno crede ai segni c’è anche il sigillo divino. «Al debutto del tour a Spoleto – raccontano – una colomba bianca è rimasta sul palco per tutto il concerto... tanto che ci hanno scritto chiedendo se fosse parte dello spettacolo».