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 2021  luglio 21 Mercoledì calendario

Dal 3 agosto inizia il semestre bianco

Non c’è traccia di appuntamenti alla pagina di venerdì 23 luglio 2021, nell’agenda di Sergio Mattarella. Quella è la data del suo compleanno, l’ottantesimo, ed è naturale che il presidente voglia tenersi libero da udienze pubbliche, colloqui riservati, leggi da studiare, discorsi di cui scrivere una traccia. Per ventiquattr’ore si dedicherà solo alla famiglia, ai figli Laura, Bernardo e Francesco e ai numerosi nipoti che lo festeggeranno a pranzo. Certo, risponderà a qualche telefonata d’auguri, fra le tante che arriveranno al Quirinale. Ma niente di più.
E di auguri ha bisogno dato che, squadernando il calendario, una decina di giorni più in là, martedì 3 agosto, comincerà il semestre bianco. È il periodo che separa Mattarella dalla fine dei suoi sette anni sul Colle. Mesi durante i quali i capi dello Stato vedono venir meno il loro potere più penetrante: sciogliere le Camere.
La soppressione di questa prerogativa fu stabilita 75 anni fa nel secondo comma dell’articolo 88 della Carta costituzionale sulla base di un ipotetico scenario. Cioè che un presidente della Repubblica, nella speranza di essere rieletto, possa esercitare pressioni sulle Assemblee oppure tentare un’azione a sorpresa quando il settennato è all’epilogo, sbarazzandosi di un Parlamento a lui ostile e confidando che quello nuovo gli sia invece favorevole.
Timori eccessivi, da inguaribili malpensanti? Un’analisi della storia repubblicana dimostra che un simile rischio l’Italia non lo ha mai corso. Lo sa bene Mattarella. Il quale, in febbraio (già si parlava di confermarlo sul Colle), commemorando Antonio Segni ricordò la proposta del suo predecessore per abrogare quella norma. In un messaggio del 1963, Segni si diceva convinto che fosse «opportuno introdurre in Costituzione il principio della non immediata rieleggibilità del presidente della Repubblica», precisando che «sette anni sono sufficienti a garantire una continuità nell’azione dello Stato». Una riforma, aggiunse lo statista sardo, servirebbe anche per «eliminare qualunque, sia pur ingiusto, sospetto che qualche atto del capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione». Per cui, «una volta disposta la non rieleggibilità, si potrà abrogare la disposizione dell’articolo che toglie al presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del mandato».
L’unica eccezione a tale regola, con modifica costituzionale, scattò nel 1991, quando ci si rese conto che il settennato di Cossiga e la decima legislatura scadevano negli stessi giorni del luglio 1992, sovrapponendosi in un «ingorgo istituzionale». E si intervenne di conseguenza.
Acqua passata. Di fatto, tra un paio di settimane Mattarella avrà davanti a sé sei mesi nei quali si troverà le mani legate. Mentre i partiti si sentiranno più liberi di giocare duro e magari di contrapporsi fra loro con calcoli spericolati, specie le forze politiche che sostengono il governo Draghi. C’è chi comincia ad almanaccarci sopra, senza considerare che il Quirinale resta sempre e comunque la camera di compensazione di ogni crisi. Con un ruolo, se non neutralizzato, almeno di freno d’emergenza.
I pretesti per scatenare un conflitto e dissociarsi dalla maggioranza potrebbero essere i più vari. Dalla legge Zan alla riforma della giustizia, tema, quest’ultimo, su cui sono molto sensibili i 5 Stelle. Se, per esempio, un pezzo del Movimento si illudesse di lucrare un vantaggio politico portando il dissenso contro la legge Cartabia alle estreme conseguenze, rischierebbe di scoprirsi isolato anche rispetto al sentimento dell’opinione pubblica. E non ferirebbe più di tanto la tenuta del governo. Lo stesso vale per eventuali tentazioni a rompere della Lega.
Certo, qualsiasi intervento di Mattarella dipenderebbe dalle modalità con cui una crisi si aprisse. Nel senso che se Draghi contasse comunque su una maggioranza, avrebbe dal Quirinale un via libera per continuare il suo lavoro. Diciamo che dal 3 agosto si aprirà una fase che, proprio perché il capo dello Stato è in scadenza, richiede più che mai responsabilità. A tutti.