ItaliaOggi, 20 luglio 2021
Pericopio
Le superstiti ideologie? Girano anch’esse con la mascherina. Dino Basili. Studi cattolici.
Siamo il Paese in cui il pubblico ministero Fabio De Pasquale si occupava di Eni ai tempi del suicidio Cagliari, nel 1993, e se ne è occupato ininterrottamente per il trentennio successivo avendo nelle sue mani le sorti di un’azienda strategica come quella. Bruno Vespa. QN.
Kate Singleton, firma del Sunday Times e del Wall Street Journal, ha ribattezzato Sandro Boscaini da Marano di Valpolicella, Mister Amarone. È diventato il titolo di un libro autobiografico edito da Marsilio e poi in inglese da Mondadori. Stefano Lorenzetto. L’Arena.
Ha cominciato Chiara Ferragni: «Che schifo che fate, politici», post corredato dalla figurina di Matteo Renzi, il cattivone. Segue il dibattito, proprio nel giorno in cui i partiti avrebbero dovuto decidere quando votare in Senato il ddl Zan. Immaginiamo la spaccatura sul lodo Ferragni nel Pd, diviso fra lettiani, Base riformista, Giovani turchi e parecchi influencer. Neppure il tempo di una riunione ed ecco che a dettare la linea tocca alla corrente Faccio brutto (hit rap del 2013), leader Fedez: «Stai Sereno Matteo, oggi c’è la partita. C’è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendogli che è la pioggia». Spazzatura? Macché, politica (sigh). Davide Nitrosi. QN.
In Dimora parlo della frattura sociale creata dalla modernità. Riprendo un concetto di un saggio di David Goodhart. Il libro è The Road to Somewhere. Da una parte ci sono gli ovunque, generalmente benestanti, vivono in città, istruiti e educati per trarre il massimo vantaggio dalla globalizzazione. Non si identificano con nessun luogo in particolare. Si spostano spesso per lavoro e tempo libero e saranno a proprio agio con i propri simili in qualunque grande città della terra. Dall’altra parte ci sono i solo qui. Meno fortunati, meno istruiti, spesso vivono nelle periferie e nelle zone rurali, svolgono mestieri poco qualificati, quelli più facili da essere sostituiti con i robot. La loro sopravvivenza dipende da ecosistemi locali, dalla solidarietà familiare. Di fatto sono abbandonati. Li inquieta questo mondo mobile, guidato dal predominio assoluto degli ovunque. Ecco, Macron guarda solo a loro, agli ovunque. François-Xavier Bellamy, filosofo francese (Vittorio Macioce), il Giornale.
Sono una donna libera e non ho mai avuto buoni rapporti con la sinistra radical chic ipocrita e moralista che mi ha fatto una guerra oscena anche in certi programmi tv. Da quel mondo ho subito body shaming durissimi, sono stata vittima di cyberbullismo, io che sono portavoce dell’Osservatorio Nazionale sul bullismo. Perché se non sei dei loro e hai successo, dai fastidio. Paola Ferrari, telecronista sportiva (Massimo M. Veronese). Il Giornale.
L’immagine di Grey, e le altre di chi si gettò dalle torri di New York, e tutto il tema del come lo fecero, perché lo fecero, chi fossero, quanti fossero, diventò un tabù per l’informazione americana. «Ci fu chi vide in quelle immagini – spiega il “Post” in una bella rievocazione di quello scatto – una irrispettosa indiscrezione nei confronti di quel gesto estremo, obbligato, quasi un’umiliazione sommata alla morte. Ci furono i parenti dei morti che per anni hanno combattuto tra il desiderio di sapere come siano morti i loro cari e la speranza di non saperlo. Ci fu chi attribuì alla scelta di chi saltò un tratto di pavidità, quasi che le loro morti fossero meno eroiche di chi fu ucciso dal fuoco e dal crollo». Maurizio Pilotti, Libertà.
Il mio primo ricordo è la guerra: mio padre in divisa da ufficiale medico. Poi, nel 1946, una gita in carrozza a Castel del Monte. Partimmo da Molfetta, viaggiammo tutta la notte. All’alba il cocchiere Nicola aprì la tendina, e apparve quella corona di pietra. Rimasi stupefatto. Da allora sono ossessionato da Federico II, ho la casa piena di libri su di lui. Ho anche comprato un pezzetto di terra lì vicino, con qualche piccolo trullo, che chiamano casedde, dove a maggio tra gli ulivi fioriscono le orchidee selvatiche. Spero di passare in contemplazione del castello questi ultimi anni che mi restano. Riccardo Muti. (Aldo Cazzullo). Corsera.
Anni Novanta.
«Tutto quello che non potevo neanche immaginare si avvera. Sono seduta sullo sgabello di Galagoal a Telemontecarlo, un’intuizione di Ricardo Pereira, e da lì stravolgo la messa cantata del calcio maschile. Ho una gran faccia tosta, ostento una sicurezza che mette a disagio gli uomini, ma sono preparata, mi aiutano dalla redazione e studio tanto. Da quel momento tutti si accorgono di me, Rai, Mediaset, mi chiamano Berlusconi, Agnelli, vengono in trasmissione Maradona e Pelè, scrivono di me il New Yorker, Le Figaro.... Alba Parietti, (Elvira Serra). Corsera.
La poesia è stata la mia salvezza. Sono riuscita a trasformare in poesia quello che mi stringeva il cuore e che mi ha accompagnato per lunghi anni. Ricordo che nei lunghi giorni in cui ero in casa da sola, perché la mamma che mi ha adottato tornava tardi dal lavoro, spesso andavo al Musocco, al cimitero. Scrutavo le lapidi, cercavo parentele, legami, qualcosa che mi ricucisse. Non ho ancora perso l’abitudine di osservare attentamente i bambini di un’età vicina ai nove mesi, l’età in cui sono stata data in adozione. A quell’età non sono più neonati. Sentono le cose, eccome. Vivian Lamarque, poetessa. (Roberta Scorranese). Corriere della Sera.
Io so come si può manipolare l’altro, l’ho visto fare, per molto tempo ho anche desiderato farlo. Ma ho creato una famiglia che mi disinnesca, che mi prende in giro, e che mi fa sentire anche il ridicolo e il grottesco del mio passato. Mia figlia non fa che ripetermi che sono lagnosa, che dico sempre le stesse cose. Mi imita, mi dice che mio marito sa più di me (ed è vero), e che non si capacita di come io abbia potuto laurearmi. E tutto questo mi ridimensiona, mi diverte, mi salva. C’è un’altra cosa che mi tiene lontana dal fare del male agli altri: sono troppo vile anche per quello. Teresa Ciabatti (Simonetta Scandivasci), il Foglio.
La democrazia, sistema in cui il più grande cretino ha lo stesso diritto di voto e lo stesso peso di voto di un genio, è un follia. Thomas Bernhard.“Ungenach”. Adelphi.
Se non vuoi che la vita passi troppo in fretta, soffri. Roberto Gervaso, scrittore.