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 2021  luglio 20 Martedì calendario

Intervista a Elsa Fornero

Esce dal salone interrato del Collegio Carlo Alberto di Torino, dove ha appena partecipato ad un dibattito sulla riforma del welfare con il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Mano a mano che sale le scale il cellulare comincia a trillare. Uno sciame di piccoli segnali che aumentano di intensità fino a raggiungere l’acme nell’atrio, dove il campo è finalmente tornato attivo.
Professoressa Fornero, che cosa succede?
«Non capisco. Dicono che sono entrata nel governo. Una sciocchezza».
Beh, è stata nominata in una commissione che lavora per il governo..
«Appunto. E’ una cosa diversa».
Non è strano che la notizia sia commentata, non trova?
«Mah, io sinceramente speravo che si fossero già sfogati con i due economisti liberisti, quelli crocefissi sui social».
Teme polemiche anche sulla sua nomina?
«Temo? Vedo già. Ecco qui. Legga questo sito, legga: "Gli italiani pensavano di essersi liberati della Fornero dopo le celeberrime lacrime di coccodrillo che accompagnarono la sua riforma delle pensioni..."».
Non è bello...
«Non è bello. Le farò una confessione: una volta al mese scelgo una persona e mi permetto il lusso di rivolgergli una parolaccia. So che non si deve fare ma una volta al mese si può. Ecco, l’ho fatto. Poi, insomma, oggi è il 19, ci avviciniamo alla fine di luglio. Magari ad agosto ci sarà qualcun altro».
Come ha saputo della nomina?
«La scorsa settimana mi ha telefonato Tabacci. Mi ha detto che gli avrebbe fatto molto piacere se fossi entrata nella commissione sulla programmazione economica».
E lei come ha reagito?
«Sono rimasta molto sorpresa».
Non è strano. Una docente di economia chiamata nella commissione di indirizzo sul programma economico del governo..
«Ho avuto ostracismo sa? Quando guidavo il ministero del welfare non potevo partecipare ai dibattiti pubblici. Non mi invitavano alle Feste dell’Unità perché, dicevano, c’erano problemi di sicurezza, erano preoccupati per me».
Le mancavano i dibattiti?
«Dialogare con le persone, confrontarmi sul merito delle questioni è la cosa che mi piace di più fare».
Certe volte non è facile però...
«Le persone possono non essere d’accordo con te ma se dialoghi lo fai a prescindere dagli schieramenti politici di questo o quel partito».
Com’è uscita dall’ostracismo?
«Tornando a dialogare in università, con i miei studenti. Giorno dopo giorno sono tornata finalmente al dialogo e al confronto»
Le hai preferenze politiche?
«A quelle non ho mai rinunciato. Ma quando vengo chiamata sono sempre indicata come tecnico».
E che effetto le fa?
«La prima volta sentivo che c’era un retrogusto negativo in quella definizione. Come se un tecnico fosse meno di un politico. Eppure prendevo decisioni politiche. Avevo la delega per le pari opportunità e andai a Bruxelles a firmare un documento importante contro la violenza sulle donne».
Tema ancora caldo oggi quello delle discriminazioni di genere. Qual è il suo giudizio sulla discussione di oggi?
«Penso che il dl Zan affronti un tema di estrema importanza e che sia un provvedimento necessario perché ancora oggi viviamo in una società in cui ci sono atteggiamenti di intolleranza e di vero abuso».
Quali suggerimenti darà alla commissione governativa?
«Non mi dovrò occupare di parità di genere ma di economia. E come sempre dirò la verità».
Qual è la verità professoressa?
«La verità è che abbiamo davanti sei anni per spendere bene molti soldi. Ma la verità è anche che se non li spenderemo bene quei soldi diventeranno debito e gli altri Paesi ce ne chiederanno conto, saranno sempre lì, pronti a saltarci addosso».
Che cosa significa in concreto spendere bene i soldi del Pnrr?
«Significa combattere la precarietà del lavoro. Solo se riusciremo ad allargare la base di coloro che hanno un lavoro sicuro potremo avere una crescita economica in grado di garantire il welfare. E questo si deve fare innanzitutto puntando sulla scuola e sulla formazione. Poi servirà il sostegno alle imprese e ci vorranno gli investimenti pubblici».
Ci riusciremo?
«Per la prima volta abbiamo un piano e una scadenza a sei anni per realizzarlo. Per la prima volta i governi che si succederanno nei prossimi anni (spero che non accada, per la verità) sanno che cosa devono fare in modo preciso».
In realtà è l’Europa che ce lo chiede...
«Sì. E’ così. Anche se qualcuno si arrabbia è così».
Torniamo alla questione dei tecnici. Anche oggi l’espresione ha un valore negativo?
«Ci sono dei momenti in cui la politica ci chiama».
Perché ammette di avere dei limiti?
«Forse perché sente che è venuto il momento di compiere scelte impopolari».
La politica non ama le scelte impopolari?
«Diciamo che preferisce in quei casi delegare ad altri».
Capita sempre così nei momenti difficili. Prima era stato il turno di Monti, ora tocca a Draghi..
«Monti, Monti. Ecco vede qui sul cellulare? Mi ha chiamato anche lui. Guardi qui. Chiamata non risposta: Monti(nuovo). Si vede che la storia di Fornero che entra nel governo è arrivata anche a lui».