Corriere della Sera, 20 luglio 2021
Gli amori estivi di Donato Carrisi
Donato Carrisi. Scrittore e regista affermato, drammaturgo, premio Bancarella 2009, David di Donatello nel 2018. Se distribuissero il premio «innamorato d’estate» si candiderebbe?
«Altroché. Io mi innamoro sempre d’estate e questa cosa mi ha perseguitato negli anni. Quelli estivi sono gli amori destinati alla sofferenza, sai già che poi finisce».
Ma no! A volte resiste.
«Mah... resiste il tempo di mandarsi qualche cartolina e poi si esaurisce, roba struggente, dal sapore di sale. Sapesse quanti ne ho vissuti di amori così! Alcune di queste fanciulle le ho ritrovate, si sono palesate alla presentazione dei miei libri. Delle carrambate pazzesche. Molte non avrei voluto rivederle, mi hanno rovinato il ricordo».
Così è troppo generico. Entriamo in una storia singola?
«Va bene. Entriamo in una storia un po’ particolare vissuta nel 2009».
Nome?
«Niente nome, le farei un torto. Ma possiamo chiamarla Giulia. C’è stato un periodo in cui ero abbonato alle Giulie... Dunque: ero single ed ero a Campi Salentina, nella mia Puglia, con amici che mi avevano un po’ adottato ed erano tutti in coppia. Serata magnifica di stelle e aria calda, una corte con aranceto e io che pensavo: mi ubriaco da solo».
E invece...
«E invece arriva questa creatura meravigliosa. Bellissima, sola. Mi ha folgorato».
Siamo nel territorio del colpo di fulmine?
«Eccerto! Io faccio parte di quel campionario. Me li prendo tutti i colpi di fulmine».
Quindi che succede?
«Mi viene incontro questa donna meravigliosa e io penso: devo essere suo, perché non sono possessivo. Ho visto me stesso come un regalo. Pensa la megalomania...».
Beh si, in effetti...
«L’ho invitata a ballare. Deve sapere che io l’armamentario per la conquista lo utilizzo tutto. Sono un romanticone, mi esibisco in corteggiamenti all’antica, avanzo con prudenza, provo a scoprire i gusti di chi ho davanti, mi piace stupirla sul suo terreno».
Rose?
«Ma no! Le rose sono banali. Scarpe, piuttosto, le trovo molto più efficaci».
Insomma: la serata è finita da single o da coppia?
«È andata bene, ci siamo frequentati per un mesetto. Sembrava funzionare».
Ma...
«A un certo punto mi disse che voleva leggere il mio libro, Il suggeritore. Le regalai una delle copie millesimate della prima edizione, con la dedica ovviamente. E da un giorno all’altro sparì, non rispose più alle telefonate».
Che c’entra il libro?
«C’entra, c’entra. Lì per lì mi sono rassegnato e amen. Io non sono ossessivo. Quando una storia finisce finisce e tra l’altro, come tutti i maschi, ho sempre preferito essere lasciato che lasciare. È più comodo, anche perché a pensarci bene sarebbe finita comunque fra noi. Io sono stato fidanzato per 13 anni con una che mi ha lasciato».
Forse lì è stato meno «comodo». Avrà sofferto.
«Ho sofferto il giusto. Va bene così. Vuol dire essere vivo ed è esattamente quello che non sanno fare gli uomini: elaborare la sofferenza».
Stiamo divagando. Torniamo a quell’amore estivo del 2009 e al libro con dedica.
«Ci arrivo. Il libro c’entrava e l’ho scoperto anni dopo. Ho incontrato per caso una sua amica e finalmente ho saputo da lei perché era sparita. Aveva letto il libro e pensava che fossi uno psicopatico! Temeva di essere uccisa! Sono rimasto senza parole...».
Però anche lei... poteva dirle che tipo di libro era.
«Mi piace pensare che il libro è scritto così bene da convincere il lettore che sia realtà e non finzione. O così o non me la spiego».
L’ha più rivista o sentita?
«Mai più. E non l’ho mai cercata sui social. Preferisco preservare il ricordo, come ho sempre fatto con le donne che ho amato. Quando ho vinto il David le ho ringraziate tutte. Anche quella del treno».
Quella del treno?
«Ero sul treno e mancavano due fermate alla mia meta. Sale una ragazza magnifica e si siede di fronte a me. Ho pensato: se scendo non la rivedo mai più. E se è la donna della mia vita? Così ho scritto un messaggio sul Corriere della Sera che stavo leggendo e l’ho lasciato, assieme alla mail, sperando che lo leggesse».
Scritto cosa esattamente?
«Tipo: adesso scendo da questo treno e spero che tu legga, affido le mie parole al giornale come il naufrago alla bottiglia. Cose impegnative».
Le è mai arrivata risposta?
«Sì».
Ma dai...
«Mi ha scritto il suo fidanzato. Minacciandomi».