La Stampa, 19 luglio 2021
L’estate da incubo sulle autostrade liguri
È passata la metà del pomeriggio e la fiumana di auto che cerca di riguadagnare la strada per il Piemonte e la Lombardia dopo una bella giornata al mare in Liguria si trasforma in una costellazione di doppie frecce lampeggianti. In coda già da Albisola, e prima già da Savona a Celle, per immettersi sull’A26 verso Ovada all’altezza di Voltri. Nello stesso orario un altro ingorgo assedia il casello di Genova Ovest, naturale capolinea dell’A7 e la coda si allunga a levante sull’A12, all’innesto per Milano.
Un rito delle domeniche, ma con la tensione che sale. Perché segue mesi in cui le autostrade liguri sono state assediate dai cantieri: quelli dei tunnel, dei viadotti, dei pannelli anti rumore. Hanno continuato a far scorrere il traffico come in una sorta di folle Playstation, tra scambi di carreggiata, restringimenti, deviazioni e conseguenti code l’una via l’altra. Stress, fatica, tensione. Sono aumentati anche gli incidenti: uno grave ogni tre giorni nei tratti dei lavori.
Una conclusione faticosa per un fine settimana che, già venerdì ma in senso opposto, aveva rallentato la discesa verso le spiagge.
«Tanto siamo sempre fermi qua. Bloccati anche oggi, quando i cantieri dovevano essere già stati smontati». La rabbia di Aidan Cela, l’autotrasportatore albanese partito appunto venerdì a mezzogiorno da Como in direzione del porto di Genova, è quella di tutti i conducenti bloccati in coda sull’A7 alle cinque del pomeriggio.
E poco ci manca che la tensione accumulata negli abitacoli delle auto e nelle cabine dei camion non sfoci un’altra volta nella clamorosa protesta del primo luglio, con gli autotrasportatori scesi dai mezzi sulla carreggiata per protestare contro l’ennesimo blocco.
Poi la situazione si risolve. Ma basta una serie di eventi che coincidono per mettere a nudo ancora una volta la fragilità delle autostrade della Liguria: un cantiere che chiude in ritardo per motivi tecnici, un Tir in panne proprio nello stesso tratto, l’esercito compatto dei vacanzieri che da Milano e dalla Lombardia ha iniziato a muovere vero il mare sin dalla mattina di venerdì, andando a schiacciarsi e a bloccarsi contro il restringimento all’altezza di Isola del Cantone: sei chilometri di coda.
Non è, ovviamente, solo la tratta da Milano ad andare in tilt in quest’altro fine settimana difficile per il traffico sulle autostrade liguri. E dire che Autostrade ha rispettato gli impegni, rimuovendo la grandissima parte delle deviazioni e degli scambi di carreggiata. Non basta. Anche chi arriva dal Piemonte si trova un’altra volta in affanno. Sull’A26 si frena all’altezza di Ovada e fino a Masone, ormai in vista di Voltri, è uno stop & go continuo che logora nervi e frizioni: colpa di un incidente, perché anche in questo tratto i cantieri sono stati rimossi. A rilento anche verso levante, ancora verso ponente e stavolta, come recita Isoradio diffusa contemporaneamente dalle migliaia di autoradio di chi cerca informazioni, è colpa del "traffico intenso".
La Liguria continua a essere difficilissima da raggiungere. Ma, per la fortuna di questa regione, sempre così ambita da valere comunque tanti sacrifici. Andrea Baronti, impiegato che arriva dall’Alessandrino: «Ogni volta dico che non ci casco più, che vado altrove. Invece alla fine il richiamo della Riviera è troppo forte». Ce lo rivela, quasi gridando, dai finestrini delle nostre auto bloccate e appaiate, in (lentissima) attesa di raggiungere finalmente la A10 del mare.
All’area di servizio la signora Anna, gattino in macchina nel trasportino, ammette: "Abito vicino a Torino, ho una casa vicino a Finale: non ci voglio rinunciare, anche se è dura". L’animale non miagola, sembra anche lui rassegnato.
L’indiscrezione è che Autostrade sarebbe disposta, già da oggi, a non riaprire i cantieri. Ci sarebbe l’intenzione di rispondere al pressing delle categorie, dei sindaci, della Regione, perché la stagione del turismo non venga massacrata dalle code continue e dall’immagine di una meta irraggiungibile. Tutto è però vincolato all’incontro che ci sarà oggi stesso tra Autostrade e il Ministero, proprio sul caso Liguria. Lì sarà deciso il calendario dei lavori delle prossime settimane e si sa: il team guidato dall’ispettore Placido Migliorino insiste perché i lavori vadano avanti, per garantire il massimo della sicurezza. E in ogni caso allungare i tempi vuol dire solo spostare l’emergenza alla fine dell’estate, quando il traffico commerciale tornerà a gravare sulla rete autostradale con numeri (in proiezione) più consistenti di prima dell’emergenza Covid.
Va da sé che una decisione in un senso o nell’altro cambierebbe completamente il destino dell’estate nelle Riviere. Gli ultimi giorni in autostrada sono state un supplizio, una replica del caos folle dell’inizio del mese, sfociato nel disastro del 6 luglio. Nella stessa giornata un Tir in fiamme, un’autocisterna ribaltata e un terzo incidente con un camion hanno reso impossibile il transito per chi viaggiava in A10. E dove non ci sono i cantieri, il destino inanella beffardamente ogni genere di disagio. Giovedì 11 chilometri tra Varazze e Savona, con un Tir ribaltato che ha bloccato tre corsie su tre. Altro mezzo pesante in panne mercoledì, tra Recco e Chiavari, altra maxi coda.
Bisogna ammetterlo: la debolezza idrogeologica della Liguria gioca una parte importante, se si somma alle storture della burocrazia. Un esempio? Ci sono voluti quasi tre anni (più di quelli per rifare il ponte Morandi con il Modello Genova) per far ripartire i lavori che strozzano l’Aurelia a Vesima, vicino a Voltri, e l’Aurelia potrebbe rappresentare un palliativo nei momenti di maggior caos nel Ponente.
Ma l’intrico di competenze tra Anas, Comune e Autorità portuale per rifare la massicciata a mare erosa dalla super mareggiata del 2018 ha fatto procedere l’intervento al rallentatore. E quando la situazione sembrava sbloccata, è arrivato un cedimento sull’Aurelia. Risultato: 4 semafori tra Voltri e Arenzano.
L’appello collettivo è: ci vogliono più treni. Una richiesta sensata che si scontra con molte difficoltà. L’offerta è già elevata: ogni giorno circolano in Liguria 350 collegamenti regionali, 30 intercity e 20 Frecce. La rete ferroviaria è quella che è, limitata soprattutto dal tratto tra Finale Ligure e Andora che è ancora a binario unico. Trenitalia spiega che nel fine settimana sono 602 mila i posti offerti sui regionali, più altri 220 mila nei collegamenti con il Piemonte (160 mila) e la Lombardia (60 mila). Si può fare comunque di più? Sicuramente sì, soprattutto nelle fasce non di punta. Trenitalia e Rete ferroviaria hanno dato la loro disponibilità ma il problema sono i soldi. La Regione ha finito il suo plafond da destinare ai trasporti. «La Liguria – spiega l’assessore Gianni Berrino – ha bisogno dell’intervento del governo e lo merita, per la situazione in cui si è venuta a trovare. Abbiamo già scritto al ministro il 2 luglio e poi c’è stato un sollecito la settimana scorsa. Aspettiamo una risposta».