il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2021
A Rimini 11 ministri ma non la Cartabia, l’unica ciellina
Del resto, i ciellini vanno fieri di essere stati i primi ad aver propiziato la formazione di questo governo con l’arrivo l’anno scorso a Rimini proprio dell’ex presidente della Bce. E così mezzo esecutivo si è messo in fila per partecipare ai dibattiti di questa nuova edizione dal tema “Il coraggio di dire io”, citazione dal Diario del filosofo danese Søren Kierkegaard. In tutto, i ministri saranno undici, come una squadra di calcio: Vittorio Colao, Innovazione tecnologica e Transizione digitale; la renziana Elena Bonetti, Pari opportunità; il democratico Andrea Orlando, Lavoro e Politiche sociali; Patrizio Bianchi, Istruzione; il leghista Massimo Garavaglia, Turismo; la forzista Mariastella Gelmini, Affari regionali; il demoprogressista Roberto Speranza, Salute; Maria Cristina Messa, Università e ricerca; Roberto Cingolani, Transizione ecologica; il leghista Giancarlo Giorgetti, Sviluppo economico; Enrico Giovannini, Infrastrutture. Non solo.
A inaugurare la kermesse di CL sarà il capo dello Stato Sergio Mattarella, in compagnia di Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting. Altri ospiti attesi saranno: il presidente dell’Europarlamento David Sassoli; il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni; il capo dei vescovi italiani, il cardinale Gualtiero Bassetti; il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. E non è finita. Senza dimenticare lo stuolo di governatori, manager e boiardi di Stato, uno dei momenti clou sarà quello che radunerà leader e rappresentanti dei partiti principali, coordinati da Giorgio Vittadini, a capo della Fondazione per la sussidiarietà: Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Ettore Rosato per Italia viva, Antonio Tajani. Unica incognita, la presenza di Giuseppe Conte per i 5S, cui l’invito è stato rivolto in queste ore dopo l’accordo con Beppe Grillo.
In questa imponente parata delle élite del Paese a Rimini (lo stesso Draghi potrebbe fare un blitz all’ultimo momento) spicca però un’assenza pesantissima. Quella dell’unica ciellina di governo, che vanta un passato di militanza nel movimento fondato da don Luigi Giussani. Cioè, la Guardasigilli Marta Cartabia. La versione accreditata in vari ambienti di Cl riferisce di un invito declinato strategicamente, tenendo presente che di solito i ministri della Giustizia sono ospiti fissi del Meeting. Come se la giurista volesse ancora una volta rimuovere i suoi trascorsi nella Fraternità, dove anche il marito ha occupato posti di responsabilità. È accaduto già con la sua ascesa a presidente della Consulta nel 2019.
Insomma, la ministra vuole costruirsi un’immagine super partes senza colori di parte, figlia nel tempo dei consigli di Sergio Mattarella e del suo predecessore Giorgio Napolitano. Per lei, l’accoglienza a Rimini non sarebbe neutra come per gli altri ministri. E vari ciellini leggono la mossa di rilanciare la sua clamorosa riforma penale in una sola direzione: “compiacere” la destra in vista della partita del Colle dell’anno prossimo, approfittando della crisi interna dei Cinque Stelle. Tutto studiato.