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 2021  luglio 18 Domenica calendario

La vita di Dostoevskij raccontata da Paolo Nori

Da parecchi anni Paolo Nori sta compiendo un’opera di straordinaria promozione della letteratura russa, come narratore, traduttore, saggista, docente, conferenziere e anche guida culturale e turistica. Un impulso e un insegnamento permanenti, dinamici e appassionati. Tra le traduzioni ricordo quelle di Puškin, Lermontov, Gogol’, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, Gon?arov, Leskov, ?echov, Chlebnikov, Bulgakov, Charms, Erofeev; tra i libri, La grande Russia portatile, Repertorio dei matti della letteratura russa e Baltica 9baedeker scanzonato dei Paesi Baltici e di San Pietroburgo, dei libri, degli ambienti e delle birre, vissuto e scritto con Daniele Benati.
Ora Nori propone il romanzo della vita di Dostoevskij, compito immane come è lo scrittore, tra i giganti della letteratura. Lo fa nel proprio stile disinvolto e affabile, ironico, di coinvolgente dialogo con il lettore, intrecciando la vita e le opere di Dostoevskij con la propria vita e letteratura, secondo il menzionato aforisma di Victor Šklovskij che «l’arte si occupa sempre soltanto della vita». La biografia di Dostoevskij diventa pertanto anche un modo per marcare pezzi della propria autobiografia, che è legata non solo a Dostoevskij ma a tutta la formidabile letteratura russa dell’Ottocento. Una letteratura tanto più sorprendente perché fino al Settecento non esisteva e in un solo secolo è esplosa divenendo un faro mondiale. 
Nella Grande Russia portatile Nori cita Giorgio Manganelli che affermava che «leggere i russi» non è un’esperienza letteraria come le altre ma è un desiderio inestinguibile e una malattia indispensabile e che non c’è possibilità «di liberarsi di Dostoevskij una volta che vi è entrato nel sangue. Ma non è solo lui; non esistono disintossicanti per Gogol’, ed è molto più facile dimenticare il numero del telefono del primo amore, che la prima lettura della Sonata a Kreutzer di Tolstoj, o della Steppa di ?echov».
Nori racconta e si racconta. Con testi e fonti di prima mano entra nel cuore della cultura russa, nella grandezza e nelle contraddizioni, e sfata i troppi luoghi comuni di tanta pubblicistica contemporanea anche sulla Russia odierna. Il racconto della biografia di Dostoevskij si fonda sulla coscienza di una ferita indelebile (che appunto «sanguina ancora»), segno di una sorgente inesauribile di vita e di ispirazione; quel sangue è ciò che dà nutrimento alla letteratura, che per Nori è inscindibile dalla sofferenza. Egli ripercorre l’esistenza e le opere di Dostoevsij, da quelle d’esordio, quando lo scrittore, benché di valore e di successo, poteva essere e restare uno dei tanti, a quelle che lo hanno reso indimenticabile, da Delitto e castigo I fratelli Karamazov. Nori esprime naturalmente anche le proprie preferenze, dalle perplessità su Il sosia alla centralità di Memorie del sottosuolo all’apice dell’Idiota
Momento cruciale della narrazione è l’episodio della condanna a morte di Dostoevskij e della grazia concessa all’ultimo momento, già davanti al patibolo. Nori illustra con dovizia di particolari le ragioni (e l’assurdità) della condanna, i circoli politici che ne sono il contesto, le persone e gli ideali che ne sono la causa. È incredibile quante cose faccia e subisca Dostoevskij, dalla condanna ai lavori forzati alle persecuzioni della censura, dalle vicende e vicissitudini famigliari al demonio della roulette, e quanto riesca a scrivere; e non solo riesca a scrivere ma a scrivere da Dostoevskij, e sempre meglio. Egli realizza pienamente l’arte, cioè rende «visibile il visibile». Al demonio del gioco per tutta la vita si affianca il demonio (o l’angelo) della letteratura, un’ossessione continua, con tutte le conseguenze che si trascina, comprese l’arrivismo, l’invidia, il rancore. Dostoevskij non era buono, sottolinea più volte Nori, non era il suo meraviglioso «idiota» principe Myškin, era un uomo del «sottosuolo» e uno scrittore inarrivabile. 
Nel libro di Nori si incrociano Puškin, Gogol’, Turgenev, Tolstoj e tanti altri maggiori e minori, in un concerto di presenze e di opere capitali della cultura moderna. Si incontrano ammiratori e denigratori (Nabokov), uomini della storia e figure di invenzione letteraria che sono poi divenuti modelli di vita. Si alternano uomini «superflui» che aspettano di vivere e che dicono «domani, domani» e altri, come i personaggi di Dostoevskij, che hanno deciso di vivere «oggi»: «pericolosi», «potenti», «memorabili».