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 2021  luglio 18 Domenica calendario

Passioni e debolezze di Vivaldi

I concerti delle Stagioni sono insegnati fin dalle scuole elementari, affollano pubblicità e segreterie telefoniche, fanno parte dell’universo sonoro di chiunque, ma chi era Antonio Vivaldi? Bambino fragilissimo e dai capelli di fuoco, considerato stravagante e troppo debole in una famiglia umile, dai molti figli. Eppure tenace e ambizioso, dotato di un talento straordinario per il ritmo, prima ancora di scoprire la musica. Sacerdote che non diceva messa perché perdeva il respiro sull’altare ma capace di dirigere l’orchestra con passione. Ossessivo e generoso, ambizioso e desideroso di piacere a tutti. Libero e ribelle eppure attento a corteggiare i potenti. Legato per anni a una sola donna: giovanissima allieva, poi cantante sorprendente e infine protagonista di tutte le sue opere. Famoso, invidiato, qualche volta deriso in vita, scivolato nella povertà. 
L’OPERACosì ci descrive uno dei più grandi geni della musica ne Il respiro degli angeli (Mondadori, 468 pagine) Emanuela Fontana, che prova a ricostruire una vita ancora frammentaria e mai affrontata prima d’ora in modo completo in un romanzo che coinvolge e trascina il lettore fino all’ultima pagina, affascinandolo con un bel passo letterario e un’ottima scrittura. Attraverso un montaggio musicale e molto visivo l’autrice ci porta nella Venezia settecentesca delle feste, nel freddo inverno di Vienna e poi tra la natura lacustre di Mantova, in un’alternanza di piani temporali che riecheggiano continuamente le stagioni e i loro ritmi. Scopriamo un percorso musicale e di vita eccezionale, una furia compositiva senza limiti, la genialità e le debolezze di un uomo che poteva scrivere movimenti di struggente dolcezza e al tempo stesso calcolare entrate e uscite del teatro, perché era spesso impresario delle sue opere, alla rincorsa spasmodica del successo.
L’aria, il bisogno di libertà nella musica e nella vita è il tema dominante del romanzo, quel respiro che il piccolo Toni, malato ai polmoni, sentiva nei suoni della città, e che trovava nel violino. Ma tutti gli elementi della natura: l’acqua di Venezia, il fuoco dello splendore, la terra dell’ambizione che diventa sfrenata scorrono lungo le pagine come a richiamare continuamente la ricerca di un’eternità nella musica. «Credo che Vivaldi volesse essere di tutti», dice l’autrice, giornalista e guida ambientale escursionistica. 
«Ho voluto mostrarlo nella sua tenerezza e nel suo furore per come l’ho sentito attraverso l’ascolto appassionato della sua musica, lo studio, i sopralluoghi nelle strade che percorreva. Ho cercato di rispettare il più possibile tutte le informazioni certe che abbiamo di lui attraverso l’eccezionale lavoro di ricerca svolto in meno di un secolo perché Vivaldi è stato riscoperto con grande ritardo – e ho riempito con il sentire i tanti punti incerti di una vita costellata di contraddizioni, in parte oscura. La cosa che più mi premeva mentre scrivevo era mantenere questo equilibrio, avanzare tra il sentiero sottile della verità e quello molto delicato del plausibile. Ma soprattutto volevo che nel mio romanzo si sentisse la musica, che si respirasse la natura e che si vedesse la luce».