Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  luglio 18 Domenica calendario

I bilanci dei partiti (i conti sprofondano)

Pochi contributi privati, tanti debiti. Da quando hanno dovuto dire addio al finanziamento statale, le forze politiche sono diventate più povere e maggiormente dipendenti dal mercato, ossia dalle donazioni private. Ed è qui che è arrivato il crollo. Negli anni, per alcuni movimenti, i contributi di persone fisiche e giuridiche sono fortemente diminuiti, sintomo questo che le persone e le aziende credono sempre meno nella politica. I numeri riportati in queste pagine danno conto dei bilanci dei principali partiti nazionali. Non sono dunque inclusi i contributi pubblici che ogni gruppo parlamentare riceve, né sono compresi i conti delle sezioni regionali e provinciali dei partiti, perché questi dati non vengono resi sempre pubblici. Analizzando i bilanci degli ultimi otto anni (dal 2013 in poi), si può avere, dunque, un’idea dello stato finanziario delle principali forze politiche. Pd e Forza Italia incassano sempre meno contributi privati. Va meglio a Fratelli d’Italia: finanze floride come il partito. E poi c’è la Lega, che tutto sommato ha tenuto botta rispetto a 8 anni fa, ma grazie a un’operazione di maquillage finanziario: nel vecchio Carroccio sono stati lasciati i debiti con lo Stato per la nota vicenda dei 49 milioni, mentre quasi tutti gli incassi sono appannaggio del nuovo partito, la Lega Salvini Premier.

Pd, crollo dei contributi Debiti su cassa integrazione
Partiamo dal Pd, che negli anni si è impoverito più di tutti. In 8 anni le entrate dei dem sono passate da 37,5 a 9,8 milioni di euro: diminuite di oltre due terzi. Il buco è stato in parte compensato dal 2×1000, ma non abbastanza per mantenere i conti in ordine, anche perché nel frattempo sono crollati pure i contributi dei privati, compresi quelli degli stessi parlamentari e delle imprese. Risultato? L’ultimo bilancio pubblicato, relativo al 2020, si è chiuso con un risultato positivo per 1,9 milioni di euro. Non male, se non fosse che i debiti continuano a crescere (oltre un terzo in più rispetto al 2013) e dal 2017 i dipendenti del partito sono stati in cassa integrazione. Scrive il tesoriere Walter Verini nell’ultima relazione al bilancio: “In relazione al personale dipendente per il quale permane il regime di cassa integrazione, nel 2021 sarà attivato il piano di incentivi per l’uscita non traumatica per la quale, in base alla disponibilità e agli impegni di spesa al 31.12.2020, è stata stanziata la somma di euro 800.000”. Lo stop al finanziamento pubblico alla fine lo stanno pagando soprattutto i 151 dipendenti del partito.

Lega. Salvini premier si salva 2 bilanci sono meglio di uno
Due partiti sono meglio di uno. Soprattutto se il primo, quello originale, è gravato da un debito monstre nei confronti dello Stato italiano. È la sintesi estrema della storia della Lega, nata 30 anni fa come Lega Nord e diventata oggi una bad company cui è rimasto in carico praticamente solo il fardello dei 49 milioni di euro (frattanto ridottisi a 18,2 milioni rateizzati in quasi 80 anni). Grazie alla nascita, nel 2017, di Lega Salvini Premier, il movimento guidato da Matteo Salvini se la passa meglio di tanti altri suoi concorrenti. Rispetto a otto anni fa, le entrate complessive si sono infatti ridotte solo di un quarto: da 12,4 a 9,9 milioni. Come è stato possibile? Gran parte dei fondi provenienti dal 2×1000 e dai contributi privati non passano sui conti di Lega Nord, ma su quelli di Lega Salvini Premier, che ha chiuso il bilancio 2020 in attivo per quasi mezzo milione di euro. Anche qui, come nel Pd, a perderci sono stati i dipendenti: nel 2012 erano 71, oggi (tra Lega Nord e Lega Salvini) se ne contano in tutto 15.

FdI in controtendenza, raddoppiate le entrate
Dei partiti che esistevano già sette anni fa, Fratelli d’Italia è l’unico ad aver migliorato il suo conto economico. Le entrate sono raddoppiate: dai 2,1 milioni del 2013 si è passati ai 4,2 milioni di euro del 2020. Una crescita maturata senza fare debiti, che anzi da allora si sono quasi azzerati. Non c’è trucco e non c’è inganno. Il successo finanziario del partito guidato da Giorgia Meloni, che i sondaggi oggi identificano come la prima forza della destra italiana, dipende da pochi fattori. Innanzitutto i finanziamenti pubblici. Fd’I non ha subito il taglio dei contributi statali deciso nel 2013 e andato a regime nel 2017, semplicemente perché già nel 2013 da quella voce di bilancio entravano spiccioli visto che il partito aveva pochissimi eletti. Nel frattempo sono arrivati i soldi del 2×1000, che fino al 2015 non c’erano e oggi valgono oltre 2 milioni di euro, le donazioni degli eletti (aumentati rispetto a 8 anni fa) e quelle delle aziende. Queste ultime, se la popolarità di Meloni e camerati continuerà a crescere, potrebbero dimostrarsi in futuro sempre più generose. Di certo ora Fd’I può sorridere: l’ultimo bilancio si è chiuso con un risultato positivo per 1,5 milioni di euro.

Forza Italia in caduta libera. Donazioni solo da 4 aziende
La crisi finanziaria non ha risparmiato Forza Italia che negli ultimi anni ha visto lievitare i propri debiti: dagli 86,9 milioni nel 2013 ai circa 100 milioni nel 2020. Nello stesso tempo diminuiscono vertiginosamente i contributi privati: nel 2013 le donazioni ammontavano ad oltre 15 milioni di euro, mentre nel 2020 il partito si è dovuto accontentare di poco più di 685mila euro: cifra dimezzata rispetto ai contributi incassati nel 2019 (1,1 milioni). I versamenti sono per lo più quelli dei parlamentari, mentre le imprese negli ultimi anni sono sempre meno generose, sintomo che le aziende non credono più nel partito simbolo delle partite Iva. Ovviamente non manca il sostegno di Fininvest, l’azienda di famiglia Berlusconi che versa 100mila euro l’anno. Per il partito, questa crisi è dovuta alla pandemia e all’addio di parlamentari e senatori. “A causa dell’emergenza sanitaria… nel corso del 2020 – è scritto nella relazione del rendiconto 2020 – non è stato possibile svolgere i Congressi programmati (…) che avrebbero consentito l’elezione di rappresentanti politici locali da parte di coloro iscritti al nostro Movimento… La campagna adesioni non ha avuto i risultati inizialmente previsti quanto limitata solo ai Quadri e agli Eletti. La riduzione dei versamenti provenienti dai parlamentari e dai consiglieri regionali… rappresenta la causa primaria del decremento dell’ammontare dei proventi; inoltre si segnalano numerose fuoriuscite di deputati e senatori”.
Nel 2020, oltre Fininvest, solo altre quattro aziende hanno finanziato Forza Italia. Tra queste la Seda Italy Spa, dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato (70 mila euro) e la Società delle scienze umane, controllata dal fondatore dell’università telematica Unicusano, Stefano Baldecchi (40 mila euro).

Italia viva: pochi voti, tanti euro incassi: nel 2019 per 1,2 mln
Quello di Matteo Renzi, nato nel 2019, è un partito che nei sondaggi supera di poco il 2 per cento. Stando al rendiconto del 2019, l’unico pubblicato finora, le entrate complessive sono state pari a 1,2 milioni di euro: di questi, circa 984mila euro sono contributi di persone fisiche e giuridiche. Il rendiconto del 2019 si è chiuso in utile, con un avanzo di 493mila euro. Nel 2020 tra contributi dei parlamentari e di privati, Italia Viva ha incassato invece oltre 1 milione di euro. Per avere un’idea completa delle donazioni raccolte dall’ex premier, a questa cifra bisognerebbe aggiungere i 428mila euro raccolti nel 2020 dal “Comitato Leopolda 9 e 10”, entità esterna al partito, chiusa a gennaio 2021, come già raccontato da Il Fatto. “È stato creato per lo svolgimento delle Leopolde 2018 e 2019. Ha raccolto i contributi tutti leciti e ha pagato i fornitori”, spiegavano fonti vicine ai renziani.

M5s, niente soldi dal 2xmille. Ora avrà anche una tesoreria
Da quest’anno anche il M5S avrà una tesoreria e pubblicherà un bilancio. A partire dal 2016, a ricevere i contributi privati (che sono per la quasi totalità soldi versati dagli eletti) è l’associazione Rousseau – ora in pieno divorzio dal Movimento – ma che nel 2020 ha ricevuto oltre 1 milione di euro (non ha mai incassato i fondi del 2 per mille in quanto il M5S ha deciso di rifiutare questa modalità di finanziamento). A parte l’associazione, in passato il Movimento si finanziava anche attraverso comitati che duravano il tempo delle tornate elettorali: qui venivano raccolte le donazioni dei cittadini e una parte delle erogazioni dei parlamentari. “Il denaro veniva usato per le spese legate alle varie campagne elettorali. Ciò che avanzava veniva restituito allo Stato”, assicurano dal Movimento. Ma da quest’anno la standardizzazione del M5S passa anche attraverso la creazione di una tesoreria.