la Repubblica, 18 luglio 2021
Un sospetto: hanno tutti torto
Metti di essere presidente della Repubblica francese. Ti invitano a Lourdes, una delle capitali del turismo religioso internazionale. Ci vai, anche perché Lourdes è in Francia, e visitare le città della Francia è parte del tuo lavoro. Protesta vibratamente qualche laico tutto d’un pezzo (in Francia ce ne sono tanti): “Il Presidente a Lourdes è un tradimento della laicità!”. Quando poi arrivi lì, ti aggredisce un cattolico energumeno (in Francia ce ne sono tanti) al grido di “sei un ateo, vattene!”. Si tratta solo di minoranze rumorose? Forse. Ma i titoli dei giornali sono tutti per loro; e della visita di Macron a Lourdes, in sé poco più che una barbosa incombenza istituzionale, si parla solo in virtù delle polemiche tra rompiballe di opposte parrocchie, convergenti su un punto davvero insensato: un laico non deve permettersi di andare a Lourdes. Chissà perché. È come dire che un cattolico non può andare a Las Vegas. O un buddista a Gerusalemme. “Hanno tutti ragione” è il bel titolo di un romanzo di Paolo Sorrentino; ed è anche il titolo della rubrica di Stefano Cappellini sul sito di Repubblica. Ma sempre più spesso mi viene da pensare che invece hanno tutti torto. Una marea di persone si sente viva solo se ha modo di sgridare gli altri, biasimare le loro azioni e i loro comportamenti, censurare le loro parole. Non è la fame o la disperazione il loro movente, che renderebbe legittimo, o comunque spiegabile, tanto malanimo. È proprio malanimo in purezza, senza un vero movente che non sia il malanimo stesso. È il torto più condiviso della nostra epoca: maledire qualcuno, o qualcosa, come unico metodo conosciuto per sentirsi dalla parte della ragione.