Corriere della Sera, 17 luglio 2021
Un altro reportage dalla Germania
colonia «Quando svuotiamo le cantine dall’acqua continuano ad affiorare vittime. Non so dire nulla sul numero di persone che ci ritroveremo. Ma questa è già una catastrofe». Le parole concise del ministro dell’Interno della Renania-Palatinato, il socialdemocratico Roger Lewentz, danno voce allo sgomento composto e incredulo con cui ieri si sono svegliati i tedeschi. Il suo Land è, con il Nord Reno-Vestfalia, il più colpito dall’alluvione che si è abbattuta sull’Ovest della Germania, una delle zone più ricche del Paese, dove tra mercoledì e giovedì sono caduti fino a 150 litri di pioggia per metro quadrato in 24 ore. Una massa d’acqua che ha gonfiato all’inverosimile i placidi corsi d’acqua che corrono tra le campagne della regione, meta turistica molto amata, famosa per le colline dell’Eifel e la produzione di vino, e ha trasformato le strade in rapide, trascinando con sé tutto quello che trovava.
L’acqua ha continuato a seminare devastazione anche ieri mattina, quando la collina su cui si trova la frazione di Blessem, a Erftstadt, una cittadina a 20 chilometri da Colonia, è venuta giù su un fronte di diverse centinaia di metri. Il fiume che dà nome al villaggio il giorno prima aveva rotto gli argini, più su, e l’acqua ha invaso la cava di ghiaia che si trova ai piedi dell’altura. Ha continuato a scorrere a grande velocità nella notte, consumandone i fianchi come una lima, finché il bordo della collina ha iniziato a sfaldarsi e crollare. Finora ha portato con sé tre case e parte del castello storico di Erftstadt-Blessem. Ma potrebbero esserci altri cedimenti. C’è almeno un morto, ma le vittime potrebbero essere di più. La zona è ancora difficilmente raggiungibile, e la situazione «poco chiara», ha detto l’amministratore del distretto Rhein-Erft, Frank Rock (Cdu), all’emittente tedesca N-tv. «Siamo riusciti a far uscire 50 persone dalle loro case la scorsa notte. Sappiamo di 15 persone che dovevano ancora essere salvate» ha aggiunto. «È una catastrofe come non ne abbiamo mai avute prima».
Ieri le strade di molti villaggi e città erano cumuli di fango e detriti, le auto accartocciate intrappolate negli angoli delle strade e quelli che prima erano cortili. A Singiz, un villaggio sulla sponda occidentale del Reno a 25 chilometri a sud di Bonn, l’ex capitale tedesca, l’acqua ha invaso una residenza assistita per disabili, uccidendo 12 persone. Un ospite della struttura è rimasto aggrappato per quattro ore alla finestra, mentre i vicini lo sentivano urlare senza poter fare niente, prima di venir tratto in salvo da soccorritori a bordo di una barca.
L’alluvione ha divelto tubature, interrotto i collegamenti elettrici e quelli di telefoni e cellulari. Nel distretto di Ahrweiler in Renania-Palatinato manca anche il gas. «Il gasdotto è completamente distrutto», ha detto il portavoce dell’azienda regionale di Coblenza Energienetze Mittelrhein. Diversi chilometri di condutture sono stati danneggiati in modo irreparabile e dovranno essere ricostruiti. «Ci vorranno settimane o mesi prima che ci sia di nuovo la fornitura di gas. Per i cittadini, questo significa: acqua fredda, e quando arriva la stagione del riscaldamento, anche appartamenti freddi». Almeno 100 mila persone ieri erano ancora senza corrente elettrica. Sulle radio delle stazioni regionali si susseguono le richieste di aiuto: si cercano generatori di elettricità, vestiti, un alloggio per chi ha perso la casa.
Il senso di impotenza è il sentimento che torna più spesso nei racconti dei sopravvissuti all’alluvione in questo angolo di Germania abituato al benessere, dove la gente non si aspettava di vivere in modo così drammatico e diretto le conseguenze del surriscaldamento globale, un tema che finora animava soltanto i dibattiti elettorali in tv. L’illusione a Schuld, 700 abitanti, è scomparsa in 15 minuti, il tempo necessario all’acqua per invadere le case. Il fiume Ahr, che di solito è alto un metro, è salito fino a otto. «Roulotte e automobili sono state spazzate via, gli alberi sono stati sradicati, le case sono state abbattute. Abbiamo vissuto qui a Schuld per più di 20 anni e non abbiamo mai visto nulla di simile» racconta all’agenzia Afp Hans-Dieter Vrancken, di 65 anni. Cornelia Schlösser, 50 anni, gestisce il forno di Schuld, aperto da oltre un secolo. «È completamente distrutto». Ora al posto della vetrina ci sono rottami, vetro, legno e cemento, un groviglio di rami che sporge. «Stiamo vagando qui intorno ma non possiamo fare nulla, le ultime 48 ore sono state un incubo». «È stato terribile non poter aiutare le persone», ha detto Frank Thel a Reuters. «Ci facevano segno dalle finestre. Le case stavano crollando a destra e a sinistra e nelle case in mezzo ci facevano segno con le mani. Siamo stati fortunati, siamo sopravvissuti».