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 2021  luglio 17 Sabato calendario

Reportage nella Germania coperta dal fango

SCHULD (GERMANIA) — Il bersaglio per le freccette è rimasto appeso alla parete superstite, quasi a indicare una serenità sconvolta, poco al di sotto delle due antenne paraboliche appollaiate al secondo piano. Il resto della casa, la prima sull’ansa del fiume Ahr, è stato spazzato via per intero, muri e abitanti compresi. Venti metri più su, dove la protezione civile ha sbarrato la strada, sotto l’asfalto in bilico senza più sostegno per lo smottamento della collina, c’è un pianoforte coperto di fango. «Forse era di una famiglia che abitava sulla via centrale, l’acqua lo ha portato fin qui», dice Josef Weber, muratore in pensione che l’alluvione della Renania ha costretto a riprendere in mano la pala a 72 anni. «La piena si è fermata prima di raggiungere la mia casa, che è sulla collina. Non ho avuto danni. Ma che vuol dire? Tutti ci siamo rimboccati le maniche».Paradiso delle passeggiate, “Wanderparadies Schuld”, recita un cartello di metallo con le gambe spezzate, a pochi metri dall’acqua. Poco più sotto, con la base di legno semi sommersa, c’è il pannello che illustra ai turisti le bellezze naturali del distretto di Ahrweiler e dell’intera Renania-Palatinato. È l’orgoglio dei sentieri, delle arrampicate fino alle piazzole da picnic, nella terra del vino, uno degli angoli più ricchi della Repubblica federale. Ma adesso resta solo smarrimento. Il tronco finito nel parabrezza di una Mercedes color vino, fra i lastroni divelti dell’argine, sembra quasi un paradigma di una rivolta della natura contro gli abusi dell’umanità.Sopra il cartello contorto che pubblicizzava il grossista di bibite Zimmer, della vicina Adenau, un merlo zampetta tranquillo. Le onde dell’Ahr trasportano tronchi di abete e producono angoli di schiuma color cannella, al momento non fanno paura. «Ma l’altra notte il livello dell’acqua è salito fino a due metri e mezzo sopra il livello della strada», dice Weber. E i detriti nella facciata dell’hotel Zum Ahrtal confermano: l’onda di piena ha sommerso tutto, spazzando via almeno sei case sull’argine e uccidendo decine di persone.Poco più avanti, nel piccolo centro di Stirzing, l’alluvione ha investito un centro disabili, provocando almeno una dozzina di morti. Ogni conto è provvisorio, perché i dispersi, per questa zona, sono 1300. Molti abitanti di Schuld sono semplicemente difficili da rintracciare perché la rete dei telefoni cellulari non funziona. Ma è un’illusione credere che siano tutti in salvo. Il conto delle vittime finora è arrivato a 107, salirà senz’altro. Facendo i conti per tutta l’Europa, vanno aggiunte anche le venti del Belgio. Solo il rumore di un elicottero della Protezione civile ricorda che poteva andare molto peggio, visto che qualcuno è stato salvato con una fune e un cestello, dopo che l’onda di piena lo aveva costretto a scappare sul tetto.Poliziotti, vigili del fuoco, uomini del Servizio idrico e militari vanno e vengono, fermandosi solo un momento quando arriva una piccola delegazione guidata dalla ministra-presidente del Land, Malu Dreyer. La mobilitazione della Germania è massiccia, oltre quindicimila persone lavorano sugli interventi di soccorso: «Non so che cosa avremmo potuto fare senza tutti loro. Non posso e non voglio dire altro. Sono solo sconvolta», dice Isabella, 25 anni, indicando uomini e donne in uniforme. Poi si interrompe, perché un mezzo cingolato della Bundeswehr passa rumoreggiando. Per l’eccezionalità della situazione, la ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer ha dichiarato l’allarme militare per le catastrofi: di fatto è una scelta che passa alle autorità locali il coordinamento degli interventi, garantendo quindi maggiore rapidità e controllo decentrato, sulla base delle esigenze specifiche.All’angoscia degli abitanti si è affiancata quella di Angela Merkel: la cancelliera non ha nascosto l’apprensione per essere in Usa, lontana dal suo Paese, durante la catastrofe, e ha annunciato una visita nelle zone colpite “quanto prima”. Intanto, per tenersi aggiornata sulla catastrofe e garantire il sostegno, si è collegata in teleconferenza con l’unità di crisi della Renania-Palatinato.Nelle zone inondate anche l’approvvigionamento di energia è a rischio: l’alluvione ha tagliato la corrente a tutta la zona, oltre centomila persone sono rimaste senza elettricità. E sull’argine di Schuld la cabina elettrica bianca, che svetta quasi incongrua, cinquanta metri sopra uno scivolo per bambini di plastica rossa e gialla, quasi fosse stata risparmiata intenzionalmente dalla rabbia del fiume, sembra solo una beffa.La zona del paesino è quasi isolata: i collegamenti ferroviari per il distretto di Ahrweiler sono interrotti, la strada più diretta verso Schuld è inaccessibile, monopolizzata da camion e bulldozer impegnati a sgombrare i detriti. E anche a Insul, il paesino prima del blocco, le ruspe sono al lavoro per tenere sotto controllo l’Ahr. Il giro della montagna, attraverso i paesini di Honerath e Winnerath, è aperto, a patto di farsi da parte quando le ambulanze passano a sirene spiegate, sollevando pareti d’acqua dai ruscelli che scendono sull’asfalto dalle foreste di abeti dell’Eifel, tutto attorno.Ma la violenza del maltempo fuori stagione non si è fermata nel distretto di Ahrweiler. A Erftsadt- Blessem, 40 chilometri da Colonia, una frana ha spazzato via intere palazzine, e molti abitanti sono dispersi. La stampa locale segnala chiamate senza risposta dalle case colpite, sottolineando che molte persone in difficoltà ancora non ricevono aiuto. I collegamenti interrotti, dicono le autorità, rendono problematica se non impossibile l’evacuazione. E la fuga di gas da una conduttura rende il lavoro dei soccorsi ancora più difficile.L’allarme dighe è rientrato solo in parte: preoccupa la diga sul fiume Eifel-Rur, al confine con il Belgio, che gli esperti considerano a rischio cedimento. Si è fermato invece il livello dell’acqua allo sbarramento sul fiume Steinbach. I tecnici della diga lavorano a svuotare almeno in parte con le pompe l’invaso, che era stato definito “instabile”, con conseguente evacuazione dei villaggi a valle. Ieri si parlava di situazione “stabile” ma per ora gli abitanti non sono autorizzati a rientrare a casa. La rabbia della natura potrebbe non essere ancora sopita.