La Stampa, 17 luglio 2021
Quote nere nella rosa azzurra e la regina chiamata Vittoria
L’Economist, la bibbia dei mercati (L’Economist, definitelo la bibbia dei mercati, suggerirebbe Flaubert se riscrivesse il suo dizionario dei luoghi comuni), sospetta che la vittoria della nazionale azzurra agli Europei di calcio sia un po’ la vittoria della destra xenofoba, poiché in rosa non c’era un solo giocatore di colore. Questione di punti di vista: non iscriverei Emerson Palmieri alla categoria dei suprematisti bianchi e, se non se ne fa una questione di quote nere, nonostante il nostro sia un paese di immigrazione recente e ancora contenuta, non sono così lontani i giorni in cui Mario Balotelli fece male agli inglesi: gol partita ai Mondiali del 2014 e rigore all’angolo agli Europei del 2012. Nell’uno e nell’altro caso, Leoni eliminati. Poi è vero, Salvini e Balotelli non hanno mai avuto un buon rapporto: con la raffinatezza di cui è corredato, parlando di ius soli e fuga dei cervelli, Salvini disse che a perdere tanti giovani laureati e a recuperare i Balotelli non c’era tanto da guadagnarci. Ma un’altra destra, quella finiana di Futuro e Libertà, fondò la sua breve e infelice vita anche in nome della “generazione Balotelli”. Insomma, la storia è un po’ più complessa di come la mette giù l’Economist, che quando gli capita di sconfinare dalla finanza non sempre è verità rivelata. Comunque, proprio nei minuti in cui Gigio Donnarumma parava i rigori inglesi, all’ospedale di Francavilla Fontana (Brindisi) è nata una bimba, figlia di africani arrivati un anno fa dalla Libia. Per motivi conseguenti, la bimba è stata chiamata Vittoria. Che più regina e più italiana di così non si può.