Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  luglio 17 Sabato calendario

In morte di Libero De Rienzo


Romina Marceca per la Repubblica
ROMA — A terra, non lontano dalla porta d’ingresso. Così è stato trovato Libero De Rienzo, Picchio per tutti, da un amico che è entrato in casa sua. Forse stava tentando di chiedere aiuto quando ha compreso di stare male. Nell’appartamento i carabinieri hanno trovato tracce di una polvere bianca, sequestrata e che adesso è all’esame del Ris. La procura di Roma ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di "morte in conseguenza di altro reato". Un’iscrizione utile ai magistrati per eseguire diversi accertamenti. E, infatti, oltre all’autopsia la procuratrice aggiunta Nunzia D’Elia e il sostituto Francesco Minisci hanno disposto anche un esame tossicologico. La pista investigativa è quella della droga, la cautela impone l’attesa di tutti i risultati. La famiglia avrebbe ammesso agli inquirenti l’uso di stupefacenti in passato da parte di Libero ma ha anche ribadito, con forza, che ne era uscito da tempo.
Giovedì sera nel condominio di via Madonna del Riposo è stato il panico dopo un urlo che ha squarciato il silenzio all’ora di cena: «Picchio non c’è più, Picchio è morto». L’amico dell’attore e regista Libero De Rienzo ha pianto sulle scale della palazzina all’Aurelio. Era arrivato con le chiavi dell’appartamento in tasca per vedere se era tutto a posto. La moglie di Libero, Marcella Mosca, era in pensiero. Non lo sentiva al telefono dalla sera prima, lei e i due figli di 6 e 2 anni erano in vacanza a Napoli. E, come ha stabilito il medico legale, l’attore era morto per arresto cardiaco almeno da 24 ore. Qualche minuto dopo l’urlo disperato dell’amico è arrivata un’ambulanza e poi il padre Fiore, distrutto davanti ai carabinieri che adesso stanno cercando di ricostruire cosa è accaduto dentro la casa di Rienzo, che aveva 44 anni. C’è da capire, ad esempio, se fosse solo o meno quando si è sentito male. La porta non aveva mandate. Nel condominio, che conta tre palazzine di quattro piani, ieri c’erano volti mesti.
«In casa sua c’era sempre un viavai di amici. Intorno alle 21,15 ho sentito un urlo provenire dalle scale. Era una ragazza. Pochi minuti dopo un’altra voce di uomo che ripeteva che Picchio era morto - racconta un vicino - Sono sconvolto, lo avevo incontrato pochi giorni fa. Stava bene. Era riservato ma estremamente gentile». La dirimpettaia, un’anziana, ricorda: «Era venuto ad abitare qui a 18 anni. Quella casa col giardino è del padre. L’ho visto crescere e, purtroppo, anche andare via». Picchio lo conoscevano tutti nel quartiere: dal fioraio, al meccanico e fino alla pizzeria di asporto. «Era appena lunedì e giocava con mia figlia di 10 anni. Era buono Picchio e semplice. Aveva - ricorda la banconista della pizzeria - il suo bambino sulle spalle e scherzava. Poi ha fatto delle foto con la mia bambina ed è andato via sorridendo ».



Gloria Satta per il Messaggero
Andarsene a 44 anni in una notte d’estate mentre il cellulare squilla a vuoto da ore e i familiari allarmati si precipitano trovandoti senza vita. Libero De Rienzo è morto all’improvviso nella sua casa di Roma, in zona Madonna del Riposo. Era uno degli attori italiani più brillanti e anticonformisti della sua generazione, lanciato dal ruolo del cronista-eroe del Mattino Giancarlo Siani nel film Fortapàsc di Marco Risi (2009), un David di Donatello vinto nel 2002 per la commedia-cult Santa Maradona di Marco Ponti. Libero lascia la moglie scenografa Marcella Mosca e due bambini di 6 e 2 anni.
Era apparentemente in buona salute ma è stata disposta l’autopsia dalla Procura di Roma che ha aperto un fascicolo d’indagine per «morte come conseguenza di altro reato» (articolo 586 Codice Penale): gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, non vogliono escludere nessuna ipotesi. Unica certezza, per ora, lo choc che si è impadronito del mondo del cinema: sguardo trasparente, a volte malinconico, talento multiforme, spirito generoso, l’attore era amato e rispettato da tutti. E tutti lo chiamavano Picchio. 
IL DOLORE«Era energia pura, una luce che non si spegnerà», dice affranto il regista Nicolangelo Gelormini. L’anno scorso ha diretto Libero in Fortuna, il film sulla tragedia della bambina napoletana Fortuna Loffredo, scagliata giù da un palazzo dal pedofilo che l’aveva abusata. «Il film è stato presentato alla Festa di Roma ma Libero uscì a metà proiezione: legatissimo ai suoi figli, non se la sentiva di arrivare fino in fondo», rivela Gelormini. «Era un professionista incontaminato, Libero di nome e di fatto, artista fino al midollo, un amico vero», aggiunge piangendo Marco Bocci, due anni fa regista e partner dell’attore nel film A Tor Bella Monaca non piove mai. 
Di Rienzo era nato a Napoli il 24 febbraio 1977, ma viveva a Roma da anni tornando spesso nella sua città natale e passando molto tempo anche a Procida, l’amata isola in cui aveva organizzato anche un festival di cinema. Suo padre è il giornalista d’inchiesta Fiore De Rienzo, nome di punta della trasmissione Chi l’ha visto? e in passato aiuto-regista di Citto Maselli. La madre è scomparsa tempo fa ed proprio è accanto a lei, in Irpinia, che l’attore verrà inumato. 
Libero inizia a lavorare nel cinema negli Anni Novanta e presto si fa un nome nelle produzioni indipendenti: gira Asini di Antonello Grimaldi, Mia sorella di Catherine Breillat, Benzina di Monica Stambrini e poi il mitico Santa Maradona. Nel 2005 esordisce nella regia con Sangue-La morte non esiste, un film sperimentale incentrato sull’incesto tra due fratelli. Nel 2009 Marco Risi gli affida il personaggio di Siani, ucciso dalla camorra per il suo coraggio di giornalista. È la consacrazione, Libero inizia a girare un film dietro l’altro: Tutti al mare di Matteo Cerami, La Kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo, Miele di Valeria Golino, Chi ha ucciso Napoleone di Giorgia Farina, Smetto quando voglio di Sydney Sibilia a cui seguiranno gli altri due capitoli della saga, Smetto quando voglio-Masterclass e Smetto quando voglio-Ad Honorem. Due anni fa è nel cast internazionale di I due Papi di Fernando Meirelles su Ratzinger e Bergoglio: accanto a Jonathan Pryce e Anthony Hopkins interpreta Roberto, l’assistente laico di Benedetto XVI. 
LE REAZIONIIn Il caso Pantani di Domenico Ciolfi è Jumbo, l’amico del Pirata stroncato dalla droga nel 2004. Negli ultimi tempi Libero aveva girato due film ancora inediti: Una relazione di Stefano Sardo e Takeaway di Renzo Carbonera. «Siamo stati insieme sul set per due mesi al Terminillo», ricorda commosso il protagonista di Takeaway Paolo Calabresi, «Picchio era dotato di una vitalità che non può essere associata alla morte». Ma perché lo chiamavano Picchio? «Forse perché anche lui era rapido di testa e nel parlare... Con lui abbiamo riso tantissimo, era un talento naturale, uno a cui non serviva nulla». Piangono De Rienzo anche i politici: il ministro Dario Franceschini, Giorgia Meloni, Matteo Salvini. E sui social esplode l’omaggio: «Era bella la tua indolenza, e ora come si fa?», posta Roberto Saviano. Edoardo Leo: «Quanto mi hai fatto ridere, riposa in pace». Luisa Ranieri afferma che «le sue fragilità diventavano forza», per Anna Foglietta era «davvero libero», Claudio Santamaria parla di «grande dolore, grande rabbia». Michele Placido: «Che immenso dolore, sono amico di suo padre Fiore». E poi Ivan Cotroneo, Vanessa Incontrada, Geppi Cucciari, Stefano Accorsi, Pupi Avati, Gian Marco Tognazzi, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, la squadra del Napoli, Don Luigi Ciotti. Le Iene ricordano: «Ci aiutò a smascherare un furbetto che usando il suo nome adescava le ragazze». E Alessandro Gassman rievoca il carisma di Libero: «Non ci siamo mai incontrati ma mi emozionavi. Fai un viaggio bello». 


Giuseppe Matarazzo per Avvenire

Libero di nome e libero nei fatti, nella vita, come sul set. Un attore libero e talentuoso, interprete di personaggi puliti e coraggiosi. Come quando nel 2009 incontra Marco Risi e la storia del cronista napoletano Giancarlo Siani, vittima della camorra, e si butta a capofitto nell’avventura di Fortapàsc, scritto da Andrea Purgatori, regalando la sua interpretazione più bella e matura, rendendo il suo Giancarlo – occhi, voce e cuore – un autentico eroe del quotidiano, identificandosi con misura e passione in una figura a cui rende onore come per ricongiungersi con le sue radici napoletane. Libero De Rienzo quarantaquattro anni, se ne è andato giovedì sera, lasciando tutti increduli. È stato trovato senza vita intorno alle 20 in un appartamento a Roma, in zona Madonna del Riposo, stroncato da un malore, probabilmente un infarto. Ma per accertare pienamente le cause del decesso la procura di Roma ha aperto un fascicolo per “morte come conseguenza di altro” e disposto l’autopsia che si terrà al Policlinico Gemelli. A dare l’allarme è stato un amico, preoccupato del fatto che non rispondesse alle chiamate. Nato a Napoli nel 1977, padre di due figli, sposato con la costumista Marcella Mosca, Libero De Rienzo era era diventato noto al grande pubblico con la sua interpretazione di Bart Vanzetti nella commedia “generazionale” Santa Maradona di Marco Ponti, al fianco di Stefano Accorsi, Andrea nel film: due ragazzi che condividono un appartamento a Torino, nella monotonia di tutti i giorni («l’affitto è in nero, non lavoriamo, non siamo iscritti a nessuna lista di collocamento: tecnicamente non esistiamo»). Un’interpretazione che valse a De Rienzo il David di Donatello nel 2002 come miglior attore non protagonista. «Che dolore, Picchio, mi stringo alla tua famiglia», scrive proprio l’amico Accorsi. Picchio, così era chiamato da amici e colleghi Libero De Rienzo. Al David aveva corso anche nel 2010 per
Fortapàsc e nel 2014 per la saga di Smetto quando voglio, il film che gli ha dato la popolarità e la conferma definitiva di un talento luminoso, capace di passare dal drammatico al goliardico. «Quante risate Picchio. Quanto mi hai fatto ridere. Nel dolore voglio pensare solo a questo. Riposa in pace», è il messaggio di Edoardo Leo suo compagno sul set della trilogia di Sidney Sibilia che lo chiama a interpretare uno degli improbabili ricercatori universitari che tentano di uscire dall’impasse lavorativa ed esistenziale della precarietà, in maniera creativa: De Rienzo è Bartolomeo, economista che cerca di applicare al poker le sue abilità nel calcolo matematico.
Cresciuto nel quartiere di Chiaia, si era appassionato alla recitazione seguendo le orme del padre, Fiore De Rienzo, giornalista ma anche autore, attore e regista. L’esordio sullo schermo è del 1999, con La via degli angeli di Pupi Avati («Lo scelsi perché somigliava a mio
padre, aveva quella gioiosità, quella leggerezza e anche quella bellezza che mi ricordava tanto lui»), ma il successo arriva appunto con il primo film di Marco Ponti nel 2001 e prosegue con il secondo, A/R Andata + Ritorno del 2004 insieme a Vanessa Incontrada («Sono senza parole, senza fiato... cosa devo di- re? Niente, solo piango per te»). Nel 2009, Fortapàsc lo fa notare agli autori della nuova generazione: Ivan Cotroneo (per Kriptonite), Valeria Golino (per Miele), Giorgia Farina (per Ho ucciso Napoleone). E poi Sibilia. Oltre al cinema, diverse anche le interpretazioni per la televisione. È anche sceneggiatore, nonché regista e attore, nella pellicola
Sangue – La morte non esiste del 2005 con cui ottiene il Ciak d’oro. Fra i suoi film più recenti, nel 2019, A Tor Bella Monaca non piove mai di Marco Bocci sulla periferia romana, e l’ultimo, ancora inedito, Una relazione, opera prima da regista di Stefano Sardo.
Tanti i messaggi di saluto e cordoglio per un attore che colpiva per la sua umanità e libertà: ribelle a ogni forma di convenzione, in cerca di film e autori che si adattassero alla sua personalità prorompente. Se per il ministro della Cultura, Dario Franceschini, «perdiamo un giovane talento», sono tanti gli attori e i registi con cui ha lavorato a ricordarlo. «Ciao, Picchio. Mannaggia a te», scrive fra gli altri Andrea Purgatori. E Anna Foglietta: «Avevi qualcosa di geniale, eri davvero Libero. Sono senza parole». «Libero era l’attore più dolce che abbia mai conosciuto – scrive Luca Zingaretti –. La sua energia quella di un folletto geniale perché con dentro un pizzico di magia». Sebbene sia cresciuto a Roma, ha conservato uno strettissimo legame con la sua terra per la quale si è battuto, da cittadino e da intellettuale, a più riprese. Ed ecco il cordoglio del sindaco Luigi De Magistris («Conoscevo bene Libero per la sua umanità, la radicata cultura e un forte impegno sociale e civile») e del club di Aurelio De Laurentiis, ma anche dal sindaco di un’isola a cui era legato, Procida, Dino Ambrosino: «Memorabili i momenti in cui lui ci aiutò a ridare vita al Carcere, contribuendo a riempire di nuovo quel Palazzo di umanità. Oppure quando insieme a noi si batteva come un leone per difendere il nostro piccolo Pronto Soccorso». Episodi che danno il senso di un impegno. Libero. «Di nome e di fatto», lo ribadisce don Luigi Ciotti. Libero. Anche se ha smesso troppo presto. «E adesso – è Paolo Siani, il fratello di Giancarlo a parlare – chissà cosa si diranno lassù...».