ItaliaOggi, 17 luglio 2021
La Borsa ha raccolto 12 euro per italiano
Non può sfuggire a Mario Draghi la circostanza che il mercato borsistico necessita di un intervento urgente. Questa la fotografia dell’asfittica situazione al 31 dicembre 2020: a) appena 377 società quotate, di cui ben 138 quotate all’AIM, un mercato, quest’ultimo, praticamente privo di scambi e con poche storie di successo; b) il 2020 segnato da 13 delisting, una tendenza che non si è arrestata nel 2021 con altre 8 uscite; c) risparmiatori italiani che rifuggono dalla Borsa, percepita (e non a torto) come il posto dove quando si guadagna, guadagnano gli altri e quando si perde, perdono i risparmiatori; d) percezione consolidata dal ricorso sempre più frequente al voto maggiorato e al “voto plurimo” ( ennesimo danno del Governo Conte 2), che rafforza la scelta dei risparmiatori di non voler più far parte di quel “parco buoi” già abbondantemente tosato nel passato; e) i numeri misurano oggettivamente il fenomeno: nel 2020 ( anno in cui gli italiani non hanno speso in consumi causa Covid, raddoppiando per converso la propensione al risparmio) il totale della raccolta di Borsa Italiana è stata pari ad appena 706 milioni di euro (con 22 IPO). Su 60 milioni di abitanti equivale ad investimento medio di 12 euro a persona: un fallimento.
In questo panorama si può accogliere con interesse l’idea del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che propone una diversificazione del trattamento fiscale tra investimenti “mordi e fuggi” e investimenti di lungo termine. Tuttavia, agire solo sul piano della agevolazione fiscale non è sufficiente, come dimostra il fallimento dei PIR (Piani Individuali di Risparmio): il risparmio, difatti, è attratto dai rendimenti e dalla trasparenza (il contrario del “voto plurimo”).
Al momento della predisposizione del Pnrr, avevo suggerito l’idea di promuovere l’istituzione di un mercato di preparazione alla quotazione, con l’obiettivo di portare in Borsa, nei prossimi cinque anni, 1000 eccellenze italiane, per ridurre la loro dipendenza dal credito bancario, migliorane la Governance e farle uscire dal nanismo che ne limita le potenzialità. Il progetto rimane una priorità: il ritorno per imprese e risparmiatori sarebbe di portata storica.