Corriere della Sera, 16 luglio 2021
Intervista a Vanessa Ferrari
Per riuscire a chiacchierare con Vanessa Ferrari, a 30 anni Nostra signora della ginnastica, atleta dell’Esercito, bisogna approfittare di quando si corica sul lettino, costretta a stare ferma, sottoposta alla consueta terapia. Il suo viaggio per Tokyo (sveglia oggi alle 4.30, allenamento dalle 5 alle 6, alle 8 rotta verso Linate: e l’odissea sarà ufficialmente partita) è – da sempre – anche un viaggio nel dolore. Per le limitazioni Covid dovrà lasciare a casa fidanzato Simone e parenti, ma gli acciacchi, quando non proprio il male, saliranno in aereo con lei. «Un ginnasta ci convive. È abituato, ma quando diventa troppo forte è dura. A volte me lo chiedo: perché devo soffrire così tanto?». E cosa si risponde? «Che ho degli obiettivi da raggiungere».
La quarta Olimpiade, unica ginnasta italiana a esserci riuscita, sembra un obiettivo all’altezza.
«Non volevo ritirarmi con il dubbio di non averci provato ancora una volta. Ma sembrava una cosa lontanissima: per reggere devi porti degli obiettivi più piccoli e più vicini. Essere qua adesso è già un traguardo dopo tutto quello che ho passato».
Lo ricordiamo?
«Mondiale di Montreal 2017: rottura del tendine. Cento giorni ferma, torno in Coppa del mondo e vinco, ma ho ancora male, secondo intervento. Poi problemi alla tiroide, l’asma, e comincio a soffrire anche all’altro tendine. Rinviano l’Olimpiade, mi annullano a metà la gara per qualificarmi ai Giochi e tengono buono il risultato «monco», arrivo a quella decisiva che devo vincere per forza. In mezzo, prendo il Covid».
Come ha gestito tutto? Si è aiutata con un mental coach?
«Ho provato in passato con qualche psicologo sportivo, ma non mi trovo bene. Certe cose se non fai ginnastica non le capisci. Io ho la fortuna di avere un allenatore che mi conosce da quando ho 8 anni, Enrico Casella».
La gara decisiva a Doha l’ha vinta battendo la compagna Lara Mori.
«Mi trovo molto bene con Lara e sono molto felice che, nonostante tutto, siamo rimaste unite. Questa è già una vittoria. Io mi ero preparata un piano B, avevo ricominciato ad allenarmi su tutti gli attrezzi per gareggiare con la squadra, ma volevo il mio pass. Per zittire tutti».
Chi c’è da zittire? Lei, a parte questa benedetta medaglia olimpica, ha vinto tutto.
«Gli haters sono tanti. Ci sono stati commenti spiacevoli e, ripeto, Lara non c’entra, è una ragazza fantastica. Chi non sa dovrebbe stare zitto però, non dire stro... Io sapevo che se facevo bene il mio esercizio, vincevo. E, nonostante la pressione e il male ai piedi, l’ho fatto bene. Quando l’ho finito, sapevo già tutto».
Il destino però ha sparigliato di nuovo le carte: Giorgia Villa si è distorta la caviglia all’ultimo e salterà i Giochi. Lei rientra in squadra e alla fine Lara verrà col pass da individualista.
«Mi dispiace tantissimo per Giorgia. Stavo guardando la sua gara e le ho scritto subito, speravo fosse una botta. A me andava benissimo fare solo il corpo libero, ora cercherò di dare il massimo per la squadra, senza sovraccaricarmi. Dovremo gestire la situazione».
Dopo «Bella ciao» agli Europei (eseguita il 25 aprile) per Tokyo ha scelto «Con te partirò» di Andrea Bocelli. Che le ha dedicato un bel video, assieme alla figlia Virginia, ginnasta in erba e sua fan.
«Li ringrazio tanto, è stato davvero emozionante. Non ci sarà il pubblico a Tokyo, “Con te partirò” vuole essere un modo per portare con me tutta l’Italia: che parta con me».
A proposito, l’assenza di pubblico influisce sulla gara di una ginnasta?
«Prima e durante cambia poco, ma quando atterri dall’ultimo salto ti manca tanto l’applauso».
La vittoria dell’Italia agli Europei è da stimolo anche agli atleti olimpici?
«Certo. Simone guardava tutte le partite dell’Italia: mi è spiaciuto per Spinazzola che si è rotto il tendine d’Achille, so cosa vuol dire, e anche per l’atteggiamento degli inglesi dopo la partita, la medaglia la terrei al collo. L’Italia è stata grandissima comunque: erano giovani, non erano favoriti, hanno dimostrato che non devi essere necessariamente il più forte ma il migliore in quel momento. Spero aiuti tutta la delegazione».
Lei che ha fatto di tutto per andare ai Giochi cosa pensa di un atleta, per esempio il tennista Sinner, che vi rinuncia?
«Che non va giudicato. Io ho fatto di tutto per andarci, ma che vuol dire? Lui avrà fatto una scelta ponderata, se per la sua crescita pensa sia meglio non dover andare non lo deve fare. Poi magari uno sbaglia, ma le scelte devono essere sempre sue, non quelle degli altri».
La medaglia è un’ossessione?
«Adesso non ci penso. Prima devo pensare a fare bene il mio esercizio e arrivare in finale, non posso focalizzarmi già sull’ultimo step. Volevo provarci un’altra volta, ho fatto di tutto e anche di più e sono qua. Ora vada come vada».