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 2021  luglio 16 Venerdì calendario

Il crollo delle prime dosi

Immaginate dieci italiani che entrano in un centro vaccinale anti-Covid. E ora considerate che per otto di loro non è la prima volta, ci sono già stati qualche settimana fa. Sono lì per ricevere la seconda dose, prenotata da tempo e non rinviabile. Solo due, quindi, si preparano alla prima iniezione, andando così a infoltire la platea dei vaccinati. Ormai la tendenza è questa, da quasi un mese: il sorpasso delle seconde dosi sulle prime è avvenuto il 21 giugno e da quel momento il divario si è allargato. L’altro ieri, su 552mila somministrazioni, solo 86mila erano “prime volte”. E ancora, lunedì scorso le prime dosi sono state 79mila (contro le 158mila dello stesso giorno della settimana precedente) su un totale di 551mila; domenica 11 luglio ne sono state somministrate solo 54mila (rispetto alle 158mila della domenica precedente), su un totale di 407mila. Secondo i dati elaborati dalla Fondazione Gimbe, siamo passati dai quasi 3 milioni di prime dosi della settimana 7-13 giugno (74% del totale delle iniezioni) alle poco più di 800mila della settimana 5-11 luglio (22% del totale), con un calo del 73%. E questa settimana sta andando allo stesso modo. Un mese fa avevamo 400mila nuovi vaccinati ogni giorno, ora sono stabilmente sotto quota 100mila. Ieri in Piemonte, solo per fare un esempio, su quasi 42 mila vaccini somministrati 37mila erano seconde dosi.
Le cause della flessione
Un crollo per certi versi fisiologico, legato all’inevitabile aumento dei richiami: in questi giorni, infatti, sono convocati per la seconda dose gli italiani vaccinati nella prima metà di giugno, quando la campagna ha avuto l’impennata delle oltre 600mila iniezioni quotidiane. Né si può imputare il calo delle prime dosi a un deficit operativo nelle somministrazioni, che restano regolarmente sopra il mezzo milione, come sottolineano dalla struttura commissariale. Una spiegazione prova a darla Marco Mosti, responsabile Dataroom di Gimbe: «Il crollo consegue sia alla necessità di completare i cicli vaccinali, sia alla riduzione delle consegne e all’uscita di scena dei vaccini a vettore virale, che ha imposto di fatto una frenata alle prenotazioni – sottolinea – sia all’esitazione vaccinale degli over 50, soprattutto nelle fasce 50-59 e 60-69, dove il numero delle prime dosi somministrate settimanalmente è in calo». Nonostante gli sforzi prodotti dalle Regioni, infatti, la percentuale di over 60 che hanno ricevuto almeno una dose è aumentata in maniera irrisoria (+0,4%) rispetto alla scorsa settimana. Non c’è dubbio che nel crollo abbia influito la ricomposizione delle agende vaccinali da parte di alcune Regioni, a causa di una riduzione del 5% rispetto a giugno delle forniture dei vaccini a mRNA, gli unici raccomandati per gli under 60, in particolare delle consegne di Pfizer, che è sempre più l’architrave su cui si regge la campagna. Del resto, la programmazione era stata impostata a giugno, quando ancora si pensava di poter contare sui vaccini di AstraZeneca e Johnson&Johnson: abbiamo 2 milioni e 700mila dosi “in frigo”, inutilizzate per mancanza di richiesta, anche da parte degli over 60 (2 milioni e 200mila quelli ancora del tutto scoperti, 2 milioni e mezzo solo con prima dose, “bucata” dalla variante Delta). Risultato, si conservano le dosi Pfizer per garantire i richiami e si posticipano le nuove prenotazioni. In Lombardia, ad esempio, erano sospese e ora sono stati aperti nuovi slot per vaccinare con Moderna, dai 18 anni in su, mentre per la fascia tra i 12 e i 18 anni, quindi per gli studenti di medie e superiori, il primo appuntamento utile con Pfizer è dal 23 agosto.
L’incognita vacanze
D’altra parte, l’effetto vacanze sulle prenotazioni è tangibile, soprattutto tra i più giovani, che preferiscono rimandare la puntura per non dover sottoporsi al richiamo in pieno agosto. In molte regioni viene segnalato un rallentamento evidente delle adesioni alla campagna nella fascia 20-40 anni. «Sicuramente, dopo il boom iniziale, tra i più giovani la flessione è netta nell’ultimo periodo», confermano dal Piemonte. «La gente decide di rinviare per non rovinarsi le ferie – spiegano dalla Campania – abbiamo poche adesioni anche in età scolastica». Dalla Asl Napoli 1 fanno sapere di aver fatto la prima dose al «95% di coloro che hanno aderito e quasi il 65% ha completato il ciclo. Poco più di 300mila napoletani non sono andati sulla piattaforma, dimostrando di non voler vaccinarsi». In tutto sono circa 19 milioni gli italiani sopra i 12 anni senza protezione, di cui 4 milioni e 800mila hanno più di 50 anni e, in teoria, dovrebbero essere vaccinati da tempo. Quanti di questi 19 milioni si sono già prenotati o hanno intenzione di farlo nelle prossime settimane? In altri termini, quanti sono rimasti finora fuori dalla campagna solo per carenza di dosi o voglia di vacanze, e quanti, invece, non hanno proprio intenzione di vaccinarsi, né oggi né tra due mesi? Dalla risposta a questa domanda dipende l’impatto che avrà la variante Delta nel nostro Paese e la ripresa (più o meno in presenza) della scuola a settembre. —