Il Sole 24 Ore, 16 luglio 2021
Cina in crescita (+7,9)
Com’era prevedibile, la crescita cinese torna con i piedi per terra dopo l’exploit a due cifre (+18,3%) del primo trimestre del 2021. Nel secondo scende a +7,9% con un incremento reale dell’1,3% sul trimestre precedente.
Queste cifre ben più realistiche dell’Ufficio nazionale di statistica arrivano proprio in concomitanza con il varo della prima manovra di stimolo decisa da un anno a questa parte dalle autorità cinesi, ovvero il taglio dello 0,5% dei ratios delle riserve del circuito interbancario attivo da ieri. La Cina, ovvero il Paese leader della crescita post-Covid entra ufficialmente nell’affollato club delle Nazioni che hanno adottato politiche di stimolo, proprio quelle tanto criticate per aver innescato in Cina l’inflazione più alta da 13 mesi a questa parte.
Il taglio delle riserve vale 150 miliardi di dollari nel lungo termine, e la mossa è in controtendenza rispetto alla politica monetaria prudente della Banca centrale. Consapevole delle insidie legate a questo tipo di politica il Governatore Yi Gang ha subito acceso un faro sulla situazione dei prestiti a medio termine, un lotto a un anno da 400 miliardi di yuan (61,81 miliardi di dollari) è giunto, infatti, in scadenza.
Sono i debiti da onorare, quindi, la vera ragione di una mossa che ha spiazzato i mercati, insieme alle preoccupazioni in cui versano soprattutto le medie imprese.
In questo contesto, da un lato la crescita cinese si stabilizza, dall’altro la Cina sembra costantemente in affanno sul fronte della liquidità, tanto da essere costretta ad allargare i cordoni della borsa, correndo forti rischi.
In generale, nonostante la frenata, gli indicatori reali restano positivi. Il Pil nella prima metà dell’anno è stato di 53,2 trilioni di yuan (8,2 trilioni di dollari), con un aumento annuo del 12,7%. La produzione industriale è aumentata dello 0,56% su base mensile e dell’8,3% sull’anno, a maggio era aumentata dell’8,8% annuo. Nel primo semestre la produzione industriale è cresciuta del 15,9% sull’anno. La produzione estrattiva nel primo semestre è aumentata del 6,2% e quella manifatturiera del 17,1%.
Gli investimenti in asset fissi, esclusi quelli in agricoltura, sono saliti dall’inizio dell’anno del 12,6% su base annua. Il dato è stato migliore del +12,1% atteso ma ha allentato il passo rispetto al precedente balzo del 15,4%.
A giugno il dato relativo alle vendite al dettaglio è cresciuto del 12,1% su base annua, più del rialzo dell’11% atteso. In particolare, le vendite di bevande sono volate del 29,1% su base annua.
Il tasso di disoccupazione a giugno è rimasto stabile al 5%, mentre la disoccupazione giovanile (senza lavoro di età compresa tra i 16 e i 24 anni) è salita al 15,4%, allo stesso livello del giugno del 2020.
Che la crescita sia reale è dimostrato dal fatto che a inizio settimana le Dogane hanno segnalato una bilancia commerciale in espansione, altro elemento positivo di consolidamento della ripresa.
Il commercio estero del Paese è aumentato del 27,1% su base annua a 18,07 trilioni di yuan (2,79 trilioni di dollari) nei primi sei mesi, un record storico, addirittura.
La bilancia commerciale segna un aumento del 22,8% anche rispetto al livello pre-epidemia nel 2019, grazie a una forte domanda globale di esportazione di prodotti cinesi.
Alcune piazze si sono rivelate più favorevoli di altre, è ancora una volta il Nord America a far da traino, deludenti, nell’area asiatica, Giappone e Corea e, in Europa, la Germania. Altre aree sono state penalizzate dalla pandemìa (Brasile, Sud Africa) mentre per Taiwan e Australia (e in parte Nuova Zelanda) il peso della politica è stato determinante.